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Il mercato ittico dell’UE

of Redazione


Produzione mondiale
Dal 2020 al 2021 la produzione mondiale totale1 da attività di cattura2 e di acquacoltura è aumentata del 2%. I volumi totali prodotti sono passati da quasi 213,8 milioni di tonnellate a quasi 218,2 milioni di tonnellate, raggiungendo un picco decennale. Tale aumento è stato influenzato soprattutto dalla crescita della produzione acquicola, che è salita del 3% raggiungendo 126 milioni di tonnellate, il volume più alto del decennio, ma sono cresciute dell’1% anche le catture, che hanno raggiunto i 92 milioni di tonnellate, invertendo il trend negativo che aveva caratterizzato sia il 2019 che il 2020.
Tutti i principali produttori acquicoli asiatici hanno registrato aumenti, ad eccezione dell’Indonesia, in cui la produzione ittica è calata del 2%, pari a 240.000 tonnellate. In Asia, gli aumenti più significativi si sono registrati in Cina, dove la produzione acquicola è cresciuta del 3%, ovvero 2,3 milioni di tonnellate, e in India, con un aumento del 9% o di 767.000 tonnellate. Per quanto riguarda la produzione della pesca, le crescite maggiori sono state registrate in Perù, con un aumento del 16% o di 900.000 tonnellate, e in Ecuador, con un aumento del 36% o di 228.000 tonnellate.
Nell’UE il volume della produzione acquicola è cresciuto del 4%, mentre le catture sono calate del 7%, raggiungendo il livello più basso degli ultimi dieci anni. Ciò nonostante, il contributo percentuale dell’UE alla produzione mondiale della pesca e dell’acquacoltura è rimasto lo stesso del 2020, ovvero rispettivamente del 4% e dell’1%. I dettagli sulla produzione per continente sono riportati di seguito e illustrati nel Grafico 1, con un’attenzione particolare ai principali Paesi produttori e al confronto di questi con la produzione dell’UE.
La quota dell’acquacoltura sul totale della produzione mondiale è in continua crescita dal 2000 e la sua produzione supera quella della pesca dal 2013. Tale tendenza è guidata dai Paesi asiatici, la cui produzione acquicola nel 2021 ha rappresentato quasi il 91% del totale mondiale. Sono asiatici i primi quattro Paesi produttori al mondo e in ciascuno di essi la maggior parte della produzione proviene dall’acquacoltura: nella fattispecie, l’acquacoltura rappresenta oltre l’85% della produzione in Cina, il 67% in Indonesia, il 65% in India e quasi il 60% in Vietnam. Al contrario, nelle Americhe, in Europa (ivi compresi i Paesi UE) e in Africa, l’acquacoltura rappresenta appena un quinto della produzione totale ittica. Ancora minore è la quota parte dell’acquacoltura sulla produzione totale ittica in Oceania.

Asia
L’Asia detiene il primo posto a livello globale non solo per l’acquacoltura ma anche per le catture. Nel 2021 la produzione acquicola asiatica ha raggiunto 115 milioni di tonnellate, con un aumento del 3% rispetto al 2020, mentre il volume delle catture ha seguito un trend negativo iniziato nel 2019, fermandosi a circa 47 milioni di tonnellate, ossia il 2% in meno rispetto al 2020 e il minimo degli ultimi 10 anni.
La maggior parte delle catture asiatiche era costituita da pesci ossei (Actinopterygii), che ne rappresentavano un quarto del totale. Tuttavia, gli aumenti maggiori dal 2020 al 2021 hanno riguardato le catture di calamaro (principalmente in Cina e Taiwan), sgombro (in Cina e Giappone) e sardine (in Cina e Indonesia). Allo stesso tempo, la Cina ha registrato un netto calo delle catture di pesci marini3, che ha costituito il maggior fattore del calo complessivo a livello continentale. Del resto, la Cina è il primo produttore asiatico sia per la pesca che per l’acquacoltura, e di conseguenza il maggior contributore alle tendenze generali a livello continentale: è infatti responsabile del 28% della pesca e del 64% della produzione acquicola dell’Asia.
La Cina è il maggior produttore nei settori della pesca e dell’acquacoltura anche a livello mondiale, seguita a distanza dall’Indonesia. Nel 2021, con una produzione acquicola di 72,8 milioni di tonnellate e catture per 13 milioni di tonnellate, la Cina da sola ha rappresentato il 58% dell’intera produzione acquicola mondiale e il 14% di quella asiatica.
Le specie più prodotte in Cina sono la carpa, che rappresenta il 25% della produzione, e le alghe, che ne rappresentano circa il 13%. Per quanto riguarda la carpa, il suo volume di produzione ha registrato un lieve aumento, passando da 18,2 milioni di tonnellate nel 2020 a 18,4 milioni di tonnellate nel 2021, mentre le alghe sono crollate di un impressionante 53%, scendendo da quasi 21 milioni di tonnellate nel 2020 a 9,8 milioni di tonnellate nel 2021. Rispetto al totale della produzione acquicola mondiale di queste due specie, la Cina copre quasi l’84% per quanto riguarda la carpa e il 45% per quanto riguarda le alghe. A titolo di confronto, nel 2021 nell’UE sono state allevate 77.511 tonnellate di carpa, ossia appena lo 0,4% della produzione acquicola mondiale di questa specie, e raccolte quasi 85.000 tonnellate di alghe.
Tuttavia, bisogna considerare che la produzione UE di alghe consiste in gran parte di prodotto raccolto per scopi non alimentari, il che limita la rilevanza di tale confronto con la produzione cinese.

Americhe
La produzione ittica nelle Americhe — intese come Nord, Centro e Sud America — è la seconda più importante tra i cinque continenti. La sua produzione del 2021, pari a 24,1 milioni di tonnellate, ha rappresentato il picco decennale per la produzione americana. Di questa, la stragrande maggioranza — quasi 20 milioni di tonnellate — proveniva da catture. La produzione selvatica nelle Americhe comprende principalmente catture peruviane di acciuga del pacifico (Engraulis ringens), destinate alla produzione di farina di pesce. Nel 2021, la produzione peruviana di acciuga del Pacifico ha raggiunto 5,3 milioni di tonnellate, pari al 90% di quella complessiva mondiale.
Anche le catture statunitensi di pollack d’Alaska hanno raggiunto volumi significativi nel 2021, rimanendo pressoché stabili con solo un minuscolo calo dello 0,1% rispetto al 2020 e chiudendo a quasi 1,5 milioni di tonnellate. Le catture peruviane di acciuga del Pacifico invece hanno continuato a crescere, registrando un aumento del 20% dal 2020. Il confronto con l’UE, anche in questo caso, non è pertinente poiché tutto il pollack d’Alaska consumato nell’UE è importato, mentre le catture di acciuga nell’UE, che nel 2021 hanno raggiunto le 104.881 tonnellate, comprendono solo la specie Engraulis encrasicolus, destinata al consumo umano.
La produzione acquicola americana nel 2021 ha raggiunto 4,5 milioni di tonnellate, comprendendo principalmente salmone allevato in Cile e gamberoni e mazzancolle allevati in Ecuador. La produzione cilena di salmone ha raggiunto 938.502 tonnellate, pari al 21% della produzione acquicola totale del continente, mentre quella ecuadoriana di gamberoni e mazzancolle, pari a 890.386 tonnellate, rappresenta il 20% della produzione acquicola totale nelle Americhe. A titolo di confronto, nel 2021 la produzione UE di salmone d’allevamento ha totalizzato 14.896 tonnellate, e quella di gamberoni e mazzancolle appena 342 tonnellate.

Europa
La produzione della pesca e dell’acquacoltura in Europa — intendendo sia quella dei Paesi dell’UE che quella dei Paesi extra-UE — è la terza al mondo. Nel 2021 ammontava in totale a 17,2 milioni di tonnellate, di cui 13,7 milioni provenienti da catture, che hanno registrato un lieve calo del 2% rispetto al 2020. I restanti 3,6 milioni di tonnellate sono prodotti allevati, che hanno mostrato un aumento del 9% rispetto al 2020. La produzione dell’UE di prodotti della pesca e dell’acquacoltura ha totalizzato 3,6 milioni di tonnellate, contribuendo a un quarto della produzione complessiva europea. Quote simili sono state osservate anche per le catture, nell’ambito delle quali l’UE ha contribuito per il 26% del totale europeo, e per l’acquacoltura, in cui il contributo dell’UE è stato del 31%. Cinque specie rappresentano più della metà del totale della produzione ittica europea. Queste sono: l’aringa con 1,8 milioni di tonnellate prodotte nel 2021 (-5% rispetto al 2020), il pollack d’Alaska con 1,7 milioni di tonnellate (-4%), il merluzzo nordico con 1,3 milioni di tonnellate (+6%) e melù (-18%) e sgombro (+2%), ciascuno con poco più di 1,2 milioni di tonnellate.
Le catture europee di pollack d’Alaska sono effettuate esclusivamente dalla flotta russa. Per quanto riguarda la produzione di altre specie principali da parte degli Stati membri dell’UE, nel 2021 la produzione di aringa, proveniente in prevalenza da Danimarca, Paesi Bassi e Svezia, è stata di circa 462.000 tonnellate (pari al 25% delle catture totali di aringa in Europa). Tali cifre sono comunque inferiori alla produzione di due Paesi extra-UE, vale a dire Norvegia e Federazione Russa: la sola Norvegia è responsabile di un terzo del volume totale delle catture europee di aringa, con 585.649 tonnellate, mentre la Federazione Russa, con 529.774 tonnellate, ne ha rappresentato quasi il 30%.
Per quanto riguarda il merluzzo nordico, la quasi totalità delle catture europee nel 2021 è stata effettuata da Russia (522.028 tonnellate), Norvegia (376.109 tonnellate) e Islanda (270.984 tonnellate). Le catture UE di sgombro nel 2021 hanno totalizzato 261.158 tonnellate, registrando un calo del 14% rispetto al 2020, mentre quelle di melù sono scese del 7%, arrivando a 277.220 tonnellate, e quelle di merluzzo nordico sono crollate del 21% fermandosi a 41.541 tonnellate.
Per quanto riguarda il melù, le catture dell’UE di 258.172 tonnellate si sono classificate al secondo posto dopo quelle delle Isole Faroe, che nel 2021 ne hanno prodotto 289.124 tonnellate. Segue la produzione norvegese, con 233.939 tonnellate, in calo del 34% rispetto al 2020, quando era seconda in classifica. Per quanto riguarda lo sgombro, l’UE si è classificata terza rispetto al volume totale di catture europee di questa specie, dietro la Russia con 271.551 tonnellate e la Norvegia con 270.658 tonnellate. Il calo della produzione dell’UE è dovuto principalmente alle diminuzioni registrate in Spagna e Germania.
La produzione acquicola in Europa è cresciuta del 6% dal 2020 al 2021, raggiungendo 3,6 milioni di tonnellate, di cui il 44% rappresentato dalla produzione di salmone norvegese allevato. Vale la pena di notare che la produzione acquicola di salmone in Norvegia ha costituito il 39% dei volumi di produzione totale di salmone selvatico e d’allevamento4 prodotti in tutto il mondo. Segue il salmone allevato in Cile, con una quota parte del 23%, quindi il salmone selvatico prodotto dalla Russia con il 13% e dagli Stati Uniti con il 9%, e il salmone d’allevamento del Regno Unito, pari al 5%.

Africa
La produzione della pesca e dell’acquacoltura in Africa è la quarta più alta al mondo. Nel 2021, ha raggiunto quasi 13 milioni di tonnellate, con un aumento del 5% rispetto al 2020. La produzione africana è costituita in prevalenza da catture, che nel 2021 sono aumentate del 6% rispetto al 2020 e hanno rappresentato oltre l’80% della produzione africana totale di prodotti della pesca e dell’acquacoltura, trainandone l’aumento complessivo.
Più specificamente, il principale motore di questa crescita è stato l’aumento delle catture di pesci marini5, di suro e di sgombro, che hanno rappresentato rispettivamente il 15%, il 5% e il 5% della produzione selvatica africana complessiva. La specie più prodotta in Africa rimane comunque la sardina, con catture per 2 milioni di tonnellate, pari al 20% della produzione totale della pesca nel continente. Il principale produttore è il Marocco, con un totale di catture pari a 789.737 nel 2021, seguito dalla Mauritania con 466.865 tonnellate. A titolo di confronto, le catture di sardine dell’intera UE sono state solo di 452.853 tonnellate.
La produzione acquicola in Africa riguarda in prevalenza la tilapia del Nilo, la cui produzione totale nel 2021 è aumentata del 7% raggiungendo 1,3 milioni di tonnellate. Viene allevata principalmente in Egitto, che nel 2021 ha contribuito al 75% del volume totale prodotto.

Oceania

L’Oceania è responsabile di appena l’1% della produzione mondiale della pesca e dell’acquacoltura. Nel 2021, la sua produzione ha raggiunto 1,74 milioni di tonnellate, l’85% delle quali costituito da catture. Va comunque notato che, anche se le sue catture stanno diminuendo, negli ultimi anni il ricorso all’acquacoltura è in aumento, anche se il divario rimane ampio.
La specie più prodotta in Oceania è di gran lunga il tonnetto striato, che costituisce oltre il 40% del totale, con 601.268 tonnellate di catture registrate nel 2021. Da notare che tale produzione supera di più di tre volte quella dell’UE. I più importanti produttori di tonnetto striato del continente sono Kiribati, Micronesia e Papua Nuova Guinea, mentre la Nuova Zelanda è leader nella produzione di granadiere con 105.250 tonnellate nel 2021. L’Oceania rappresenta quasi i due terzi delle catture mondiali totali di granadiere.





Import-Export 6

UE

Nel 2022 il commercio dell’UE di prodotti della pesca e dell’acquacoltura, ossia la somma delle sue importazioni ed esportazioni con Paesi Terzi, ha raggiunto 8,4 milioni di tonnellate per un valore totale vicino ai 40 miliardi di euro. Tale importo è secondo solo a quello della Cina, Paese che l’UE aveva superato nel 2020, anno di inizio della pandemia di Covid-19; la Cina ha poi riconquistato il primo posto nel 2021 e proseguito la sua crescita nel 2022, raggiungendo un volume di scambi di 11,5 milioni di tonnellate per un valore di 45 miliardi di euro.
Le importazioni dell’UE di prodotti della pesca e dell’acquacoltura nel 2022 hanno raggiunto 31,9 miliardi di euro e 6,1 milioni di tonnellate, con un aumento del 23% in valore, ma una flessione del 3% in volume rispetto al 2021. Analogamente, il valore delle esportazioni dell’UE è aumentato del 19%, raggiungendo 8,1 miliardi di euro, ma il loro volume ha seguito l’andamento negativo già osservato nel 2021, scendendo del 5% a 2,3 milioni di tonnellate.
I fattori che hanno influenzato i flussi commerciali dell’UE nel 2022 sono vari. Il principale è stato un’impennata dell’inflazione, in parte legata alla ripresa dal Covid-19, che ha portato a un aumento della domanda e, di conseguenza, dei prezzi. Ha avuto un impatto significativo anche l’aggressione russa in Ucraina, che ha aumentato i costi energetici e di produzione contribuendo a un’inflazione globale che si è ripercossa sui tassi di cambio delle valute. Inoltre, vincoli di approvvigionamento dovuti a diminuzioni delle quote e maggiore concorrenza per le materie prime hanno contribuito a un calo dei volumi che ha concorso a sua volta all’aumento dei prezzi. I paragrafi di seguito si concentrano sui flussi commerciali (importazioni ed esportazioni) dei primi cinque attori commerciali mondiali di prodotti della pesca e dell’acquacoltura non appartenenti all’UE: Cina, Stati Uniti, Norvegia, Giappone e Canada. Tali Paesi sono analizzati in ordine decrescente in base al valore totale dei loro flussi commerciali, comparati con quelli dell’UE.

Cina
I flussi di mercato della Cina nel 2022 hanno evidenziato una crescita positiva del 7% in volume e del 31% in valore. Il principale motore di tale crescita è stato il significativo aumento delle importazioni, che sono salite del 12% in volume e del 46% in valore, raggiungendo 6,6 milioni di tonnellate e 22,2 miliardi di euro. Ciò nonostante, il volume dei flussi commerciali cinesi non è ancora tornato ai livelli pre-pandemici: questo vale in particolare per le esportazioni, che nel 2022 sono ammontate a 4,9 milioni di tonnellate e 23 miliardi di euro, un valore che, pur relativamente stabile rispetto al 2021, è ancora inferiore del 10% rispetto al 2019.
Per quanto riguarda le principali destinazioni delle esportazioni cinesi, il 13% è andato all’UE, l’11% al Giappone e un 10% a Repubblica di Corea e Stati Uniti.
Dei volumi totali venduti all’UE, le maggiori quote sono rappresentate da prodotti non destinati all’uso alimentari (37%) e da filetti congelati di pollack d’Alaska (22%). Le principali esportazioni dalla Cina al Giappone sono di pesci marini congelati, preparati e sfilettati7, che hanno costituito il 37% del volume totale e al 26% del valore totale delle esportazioni al Giappone nel 2022.
Quanto alle importazioni, nel 2022 la Cina ha registrato aumenti sia in volume che in valore. Questo è stato dovuto all’aumento delle importazioni dalla Federazione russa, il maggior fornitore di prodotti della pesca e dell’acquacoltura alla Cina. Dopo la Russia, la Cina importa principalmente da Perù e Vietnam, seguite a breve distanza dall’Ecuador.
Il prodotto più importato in Cina dalla Federazione russa, il pollack d’Alaska intero congelato, ha rappresentato il 53% dei volumi totali di prodotti della pesca e dell’acquacoltura importati in Cina nel 2022. Una volta importato, questo prodotto viene lavorato e ri-esportato sotto forma di filetti/blocchi congelati.
Dal Perù e dal Vietnam, la Cina importa principalmente farina di pesce, un prodotto essenziale per la sua fiorente industria ittica. Nel 2022 la farina di pesce ha rappresentato l’87% del volume totale delle importazioni dal Perù e il 36% di quelle provenienti dal Vietnam. Il 94% delle importazioni cinesi dall’Ecuador era costituito da gamberi diversi, e il resto da farina di pesce.
L’UE figura solo al 10o posto tra i fornitori di prodotti della pesca e dell’acquacoltura alla Cina. Nel 2022, le importazioni cinesi di pesce dall’UE hanno raggiunto 166.069 tonnellate e un valore di 720 milioni di euro. Di questo volume totale, il 24% era costituito da halibut della Groenlandia intero congelato e il 20% da gamberi d’acqua fredda congelati, entrambi esportati in gran parte dalla Danimarca.

USA
Nel 2022, il volume totale dei flussi di prodotti della pesca e dell’acquacoltura (importazioni + esportazioni) statunitensi è sceso a 6,3 milioni di tonnellate, il 3% in meno rispetto al 2021. Il valore di questi flussi ha tuttavia raggiunto i 36,8 miliardi di euro, segnando un significativo aumento del 19% rispetto ai 30,8 miliardi di euro del 2021. Le esportazioni di prodotti della pesca e dell’acquacoltura dagli Stati Uniti al resto del mondo hanno raggiunto 2,5 milioni di tonnellate per un valore di 7,4 miliardi di euro, il che rappresenta un calo dell’8% in volume e un aumento del 19% in valore rispetto al 2021. D’altro canto, si è registrata un’impennata delle importazioni, che sono state il principale motore dell’aumento complessivo del valore degli scambi degli Stati Uniti. Esse sono cresciute del 19% in valore, con un lieve aumento dell’1% in volume, raggiungendo 3,8 milioni di tonnellate per un valore di 29 miliardi di euro. Di conseguenza, nel 2022 il disavanzo commerciale degli Stati Uniti è salito a 22 miliardi di euro, pari a un aumento del 20% rispetto al 2021.
Nel 2022, le prime tre destinazioni delle esportazioni dagli Stati Uniti in termini di valore sono state Canada, UE e Cina, che rappresentavano rispettivamente il 22%, 17% e 17% del valore totale delle esportazioni statunitensi di prodotti ittici.
Le esportazioni verso il Canada erano costituite principalmente da prodotti per uso non alimentare8, pari al 49% dei volumi totali, seguiti da salmone e aragosta che insieme ammontavano al 21% del totale. Le esportazioni verso l’UE erano principalmente costituite da filetti congelati di pollack d’Alaska, che hanno rappresentato il 23% del volume totale, seguiti da nasello e salmone, pari rispettivamente al 15% e al 10% del volume totale. Le esportazioni verso la Cina sono state principalmente di prodotti per uso non alimentare9, pari al 44% dei volumi totali importati dagli Stati Uniti, mentre il salmone congelato intero o eviscerato rappresentava il 14% del valore totale di tali esportazioni.
In termini di valore delle importazioni, l’UE si è classificata all’8° posto tra i fornitori degli USA dopo Canada, Cile, India, Indonesia, Vietnam, Cina ed Ecuador. La maggior parte del valore delle importazioni statunitensi dall’UE è rappresentata da pollack d’Alaska (36%), acciuga (22%) e melù (11%).

Norvegia
Nel 2022, i flussi commerciali totali della Norvegia hanno raggiunto 4,3 milioni di tonnellate e un valore di 17 miliardi di EUR, segnando un aumento di appena l’1% in volume, ma del 28% in valore. Il surplus commerciale è ammontato a 12,7 miliardi di EUR. Qui spiccano in particolare le esportazioni, classificatesi al secondo posto a livello mondiale dopo la Cina, in parte grazie alle esportazioni norvegesi di salmone, che nel 2022 hanno raggiunto 1,2 milioni di tonnellate per un valore di 10,4 miliardi di EUR, costituendo quasi il 70% del valore totale delle esportazioni norvegesi e il 40% del loro volume.
Le esportazioni totali sono ammontate a 15 milioni di EUR e 3,1 milioni di tonnellate, con un significativo aumento del 27% in valore ma un calo del 3% in volume. Rispetto al 2021, il prezzo unitario medio del salmone esportato è cresciuto del 34%, riflettendo il quadro generale di aumento dei prezzi. A questo, nel 2022 ha contribuito in modo cruciale l’aumento della domanda di salmone in combinazione con una minore offerta.
La principale destinazione delle esportazioni norvegesi è l’UE, che ne rappresenta il 57% del valore e il 53% del volume. Le altre principali destinazioni dei prodotti della pesca e dell’acquacoltura esportati dalla Norvegia sono, in termini di volume, Cina (5%), Regno Unito (4%) e Stati Uniti (4%).
Dal 2021 al 2022 le importazioni della Norvegia sono aumentate del 12% in volume e del 39% in valore, raggiungendo 1,2 milioni di tonnellate e 2,4 miliardi di euro.
Il principale fornitore di prodotti della pesca e dell’acquacoltura alla Norvegia è l’UE, da cui nel 2022 è provenuto il 20% delle importazioni totali di tali merci. Seguono Brasile, Regno Unito, Perù e Islanda. La maggior parte delle importazioni di prodotti della pesca e dell’acquacoltura in Norvegia era costituita da farina di pesce e olio di pesce utilizzati per l’allevamento di salmonidi nell’industria acquicola, settore caratterizzato da una domanda crescente di mangimi. Con oltre 1 milione di tonnellate per un valore di 1,83 miliardi di euro, nel 2022 questi hanno rappresentato oltre l’80% dei volumi delle importazioni norvegesi di prodotti della pesca e dell’acquacoltura, mentre la loro quota in termini di valore è stata del 76%.

Giappone
Dal 2021 al 2022, i flussi commerciali del Giappone sono cresciuti dell’1% in volume e del 20% in valore, raggiungendo 3 milioni di tonnellate e 17,4 miliardi di euro. Il disavanzo commerciale è stato leggermente superiore a 12 miliardi di euro, il 20% in più rispetto al 2021. Questo grazie al flusso delle importazioni, che ha avuto il peso più determinante nei flussi commerciali del Giappone ed è cresciuto dell’1% in volume e del 20% in valore, raggiungendo così 14,8 miliardi di euro e 2,4 milioni di tonnellate e coprendo l’85% del valore totale dei flussi commerciali del Giappone nel 2022. I principali prodotti importati dal Giappone sono stati i gamberi congelati, il salmone intero o eviscerato congelato, e le preparazioni e conserve di pesci marini9. Altri prodotti non destinati al consumo umano hanno rappresentato nel 2022 il 10% del volume totale, ma solo il 3% del valore totale. La maggior parte dei volumi dei prodotti della pesca e dell’acquacoltura importati in Giappone proveniva da Cina, Stati Uniti e Cile. Anche la Russia è un importante Paese di origine, classificatosi solo al 7° posto in termini di volume ma al 4° in termini di valore grazie alle sue forniture di salmone e caviale. L’UE si è classificata all’8o posto tra i fornitori del Giappone sia in termini di volume che di valore, esportando soprattutto tonno congelato da Malta, Spagna e Croazia.
Nel 2022, le esportazioni del Giappone hanno subito un lieve calo dell’1% in volume ma sono cresciute del 19% in valore, raggiungendo 650.689 tonnellate per un valore di 2,6 miliardi di euro. Le specie più commercializzate sono state le capesante e i piccoli pelagici9 esportati verso altri Paesi asiatici, in particolare Cina, Repubblica di Corea, Tailandia, Hong Kong, Vietnam e Taiwan. Un altro mercato importante in termini di valore per il Giappone sono gli Stati Uniti, soprattutto grazie alle esportazioni di filetti di pesci marini congelati9. L’UE, invece, rappresenta un mercato minore per le esportazioni giapponesi

Canada
Il Canada nel 2022 ha registrato un surplus commerciale di 2,5 miliardi di euro, segnando un calo del 15% rispetto al 2021. Con i suoi flussi totali pari a 1,5 milioni di tonnellate, per un valore di 10,5 miliardi di euro, il Canada si colloca al quarto posto a livello mondiale tra i principali esportatori di prodotti della pesca e dell’acquacoltura e al quinto tra i principali importatori. Nel 2022, le sue esportazioni sono cresciute del 4% in valore rispetto al 2021, raggiungendo i 6,5 miliardi di euro. In termini di volume, il totale di 721.033 tonnellate è stato inferiore di 45.910 tonnellate rispetto al 2021.
La principale destinazione delle esportazioni canadesi sono gli Stati Uniti, che ne ricevono il 65% del valore totale e il 59% del volume totale. In termini di valore le principali specie esportate includono granciporro, astice Homarus spp. e salmone, che insieme rappresentano il 67% del valore totale, rispettivamente con quote del 27%, 21% e 20%. I prodotti non alimentari rappresentano il 33% del volume totale, ma solo una porzione esigua del valore totale. La Cina, secondo Paese di destinazione delle esportazioni di pesce canadesi, importa principalmente astice Homarus spp., granciporro e gamberi d’acqua fredda, che insieme rappresentano il 78% del valore totale e il 65% del volume totale. Al terzo posto l’UE, che importa in prevalenza astice Homarus spp. e capasanta.
Il Canada nel 2022 ha importato 822.232 tonnellate di prodotti della pesca e dell’acquacoltura, per un valore di 4 miliardi di EUR. Rispetto al 2021 questo ha rappresentato una diminuzione del 2% in termini di volume, a fronte di un significativo aumento del 21% in valore. I principali fornitori del Canada sono di gran lunga gli Stati Uniti, seguiti a distanza da Cina e Vietnam. Quanto alle importazioni dall’UE, il Canada importa in prevalenza farina di pesce e altri prodotti non destinati al consumo umano.

Consumo
Secondo le previsioni dell’Agricultural Outlook OCSE-FAO10, nel 2022 l’UE si è classificata al 12o posto nel mondo per il suo consumo pro capite di pesce, che ammonta a meno della metà rispetto alle previsioni per i primi tre consumatori (ovvero Malesia, Corea e Norvegia). Tale consumo mostra tuttavia anche segni di una tendenza al rialzo e si prevede raggiungerà quasi i 25,6 kg pro capite entro il 2028. Per consumo totale, l’UE si classifica al 3o posto dopo Cina e Indonesia.



Fonte: EUMOFA
Direzione Generale degli Affari marittimi e della pesca, Bruxelles
www.eumofa.eu



Note

La fonte dei dati di produzione per i Paesi extra-UE è la FAO. Da notare che, conformemente a database della FAO, i dati russi inclusi nella produzione europea comprendono la produzione totale in Russia.
Le catture comprendono tutti i prodotti pescati dalla flotta di un Paese in qualsiasi area di pesca (sia in acque marine che in acque interne), indipendentemente dall’area di sbarco/vendita. Conformemente alle linee guida di Eurostat sulla produzione e diffusione di dati statistici da parte dei servizi della Commissione dopo il recesso del Regno Unito dall’UE, poiché il periodo di riferimento più recente è il 2021, il Regno Unito è escluso dalle aggregazioni UE dei singoli anni. Inoltre, i dati dell’UE includono la Croazia dal 2013, data di ingresso nell’UE di questo Paese.
Non sono disponibili dettagli in termini di specie. Le catture sono state registrate alla voce “Pesci marini n.s.a.”.
La specie di salmone di gran lunga più allevata è il salmone atlantico (Salmo salar).
Non sono disponibili dettagli in termini di specie. Le catture sono state registrate alla voce “Pesci marini n.s.a.”.
Le fonti utilizzate in questo capitolo sono Eurostat per l’UE (codice dataset DS-045409), StatBank Norway e Trade Data Monitor per gli altri Paesi extra-UE.
Non sono disponibili dettagli in termini di specie.
La categoria è composta da farine di pesce, che rappresentavano il 5% del totale; per il resto non sono disponibili dettagli in termini di specie.
La categoria è composta da farine di pesce, che rappresentavano il 9% del totale; per il resto non sono invece disponibili dettagli in termini di specie.
Al momento della stesura del documento non sono disponibili dati consolidati, pertanto la tendenza annuale è basata su previsioni. I dati analizzati in questo paragrafo sono stati raccolti dal sito web dell’OCSE.



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