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Interviste

Goro Pesca fa fronte al Granchio blu

of R. Zaccaroni C.


Goro Pesca nasce nel 1979 come azienda familiare, diventando in trent’anni una delle realtà più importanti nel commercio di vongole veraci e cozze e il punto di riferimento per GDO e Ho.re.ca. Una parabola ben riuscita grazie alla capacità dei soci — tra cui Angelo Ballerini, responsabile commerciale, che sto per incontrare — di adattare il prodotto commercializzato alle crescenti dimensioni aziendali e alle esigenze del mercato. Una dote essenziale nel momento critico che non solo Goro Pesca ma l’intera Sacca di Goro (con i suoi 1.700 pescatori) stanno affrontando a causa dell’incontenibile proliferazione e voracità del Granchio blu negli allevamenti lagunari del Centro Nord Italia.

L’adattabilità distingue da sempre Goro Pesca, una caratteristica che vi ha portati, dall’iniziale vendita di novellame, orate, branzini, cefali e anguille, alla trasformazione in CDM negli anno ‘90 e, quindi, al confezionamento di lupini, cozze, veraci e tutti i molluschi in genere. Come vi state muovendo oggi per far fronte alla devastazione prodotta dal Granchio blu in Sacca?
«Attualmente abbiamo molto lavoro e Goro Pesca non è ancora in difficoltà ma dobbiamo muoverci velocemente per trovare le soluzioni che ci permetteranno di mantenere gli stessi volumi nei primi sei mesi del 2024. Trasformare un’azienda strutturata come la nostra è molto difficile ma avendo le persone, le celle e i macchinari per gestire questa criticità ci siamo mossi subito e in fretta a luglio, quando sono arrivate le autorizzazioni alla pesca del granchio blu per la sua successiva commercializzazione. Tutto questo non sarà mai comparabile ai volumi realizzati dalla vendita di vongole veraci e cozze, ma ci ha comunque consentito di impiegare il personale e pagare una parte delle spese. Contemporaneamente, abbiamo iniziato ad individuare alcuni produttori esteri di molluschi per testarne l’importazione».

A quali mercati vi state riferendo?
«Ci stiamo concentrando sui Paesi UE e Extra-UE perché, differenziando i prodotti ed unendo ad un prodotto estero di qualità proveniente da più Paesi il nostro locale, pensiamo di riuscire a trovare la cosiddetta quadratura del cerchio per mantenere i contratti in essere. Il tutto in attesa che i vivaisti riescano a seminare e a produrre, magari con metodiche diverse, con un certo tipo di continuità».

Al Seafood Expo di Barcellona mi è capitato di assaggiare delle vongole veraci allevate in Marocco, molto buone e di dimensioni notevoli. Il mercato del Nord Africa può essere un bacino da cui attingere?

«Per le norme vigenti Turchia e Tunisia non possono commercializzare prodotti vivi ma solo congelati, quindi per Goro Pesca non è una strada percorribile. Per quanto riguarda il Marocco invece, ci sono degli allevamenti di vongole veraci molto interessanti che, grazie alla distribuzione francese, vengono commercializzate vive ma a costi molto alti — parliamo di un costo per noi di 25 e/kg — il che significa indirizzarle soltanto ad una nicchia di mercato, come può essere quella dei ristoranti stellati. Possibilità da escludere, essendo il nostro target la GDO e la ristorazione di fascia media».

Quando pensi si otterranno i primi risultati dalla pesca massiva del granchio?
«È una previsione difficile da fare a quattro mesi dall’inizio della campagna ma, stando all’esperienza di altri Paesi del Mediterraneo — prima di noi Spagna, Francia, Tunisia, Turchia e Grecia sono state devastate dall’invasione del Granchio blu — i primi veri risultati li dovremmo vedere la prossima primavera, mentre una soluzione abbastanza concreta al problema dovrebbe arrivare in un paio di anni circa: il che significa che sarà un processo che andrà via via migliorando. Pochi giorni fa ho avuto modo di parlare della situazione nel Parco Naturale del Delta dell’Ebro, in Spagna — dove con il Granchio blu si è creata la stessa situazione che oggi stiamo vivendo in Italia —, con Dionis Calvet Bertomeu: situazione che è stata contenuta, con un riscontro effettivo sulla diminuzione della specie, con la raccolta intensiva della specie a fronte di uno specifico piano di contenimento. In questo modo si è passati dalle 500 tonnellate di Granchio blu pescate all’anno tra il 2019 e il 2020, alle odierne 300 tonnellate annue, che hanno consentito un nuovo equilibrio nell’ecosistema».

Vedendo cosa stava accadendo negli altri Paesi del Mediterraneo perché non si è intervenuti con tempestività?
«È probabile che in Italia qualche biologo abbia fatto presente qual era il pericolo a cui stavamo andando incontro, ma è difficile farsi ascoltare quando il problema ancora non è tangibile e un prodotto rappresenta per alcune attività una risorsa: la pesca del Granchio blu veniva effettuata da pochissime aziende e in prevalenza da pochi pescatori che, conferendo il prodotto al mercato di Goro, avevano generato una buonissima economia. Un altro vantaggio apportato dal Granchio blu sull’ecosistema era l’aver eliminato il granchio verde da moleca, finora il principale predatore del seme delle veraci. E anche in termini di peso, il guadagno era molto più alto: di moleche se ne pescavano 20 kg, mentre di Granchio blu 2 quintali.
E così, il Granchio blu è stato una risorsa fino ai primi di maggio di quest’anno, quando sono arrivati i primi segnali di preoccupazione da parte di alcuni vivaisti, probabilmente posizionati in zone dove il granchio era presente in maniera più massiccia, ma di lì a poco tutti si sono resi conto della gravità del problema, riscontrando grosse perdite in tutte le zone della Sacca. Ad ogni modo, io penso che in Italia arriveremo al risultato ottenuto negli altri Paesi europei e nel Delta dell’Ebro con modalità molto simili alla nostra e cioè che, grazie alla continua pesca intensiva del granchio, si stia ristabilendo un equilibrio dove il prodotto sta rinascendo spontaneamente e il granchio ha iniziato a convivere con le altre specie ittiche senza prevaricarle».

Come prevedi saranno i prossimi mesi?
«Nel nostro settore è difficile fare delle previsioni a breve, medio e lungo termine: se mi avessi fatto questa domanda a marzo ti avrei detto che questa era un’annata stratosferica! Il prodotto c’era, i Granchi blu non mangiavano le vongole e non c’erano più neanche i granchi verdi, cosa che ci aveva permesso di seminare senza nemmeno utilizzare le reti protettive. Il 2023 era stato anche un anno di grande semina, con tantissimo seme naturale in mare, quindi si prevedeva non solo un’annata abbondante ma un 2024 strepitoso, con quantità abbondantissime e prezzi al ribasso. In una sola settimana lo scenario è cambiato completamente!
Sarebbe bello se questo cambiamento repentino funzionasse anche al contrario e si sistemasse tutto alla stessa velocità. Dal mio punto di vista in questo momento è di fondamentale importanza che Goro Pesca si adatti, ancor più velocemente che in passato, al cambiamento: avendo commercializzato per anni diversi prodotti ittici locali, ad esempio, non escludo che valorizzeremo quelli.
Il problema principale in Sacca di Goro oggi è la sussistenza delle migliaia di famiglie che vivono grazie alla pesca. È per questo fondamentale trovare una strategia che consenta alle aziende di mantenere i volumi e garantire l’occupazione. Con la speranza che i pescatori nel frattempo trovino una strategia per riprendere la semina e la produzione di sempre. Da parte nostra ci stiamo attivando per incrementare la commercializzazione del Granchio blu, mentre tutto il comparto si sta muovendo per salvare le vongole, i pescatori in solido con ingenti investimenti, autorità e aziende che si occupano di tecnologia. Insomma, una volta compresa la gravità della situazione abbiamo reagito nel modo giusto».

I lupini possono diventare il vostro prodotto di punta?
«Conosciamo molto bene i lupini perché, come prima scelta, nel 2000 abbiamo cominciato a lavorarli, poi però dopo 5 anni abbiamo convertito il nostro mercato orientandolo verso le vongole veraci. Che, oltre ad essere allevate qui in Sacca di Goro — col vantaggio che riuscivamo a pianificarne la produzione con facilità —, ci permettevano di ovviare alle problematiche legate al sottodimensionamento dei lupini pescati e, contemporaneamente, di aprirci alla vendita sia nazionale che in Europa, con particolare riferimento al vasto mercato spagnolo. È stato un passaggio questo, per noi di Goro Pesca, che è avvenuto in maniera naturale.
Probabilmente nei prossimi mesi in maniera altrettanto naturale e per compensare la mancanza di vongole veraci ci sarà una maggior richiesta di lupini e a quel ponto Goro Pesca sarà pronta per soddisfare queste esigenze».

Su quali mercati state vendendo il granchio blu?
«Al momento ci stiamo riferendo ai nostri clienti abituali, per quanto riguarda il canale horeca ci stiamo proponendo un prodotto vivo in reti da 3 o 5 kg e per quanto riguarda il canale GDO e pescherie abbiamo un prodotto già eviscerato o in casse di polistirolo o in vaschette confezionate in atmosfera protettiva».


Chiara R. Zaccaroni


Goro Pesca Srl
Via del Commercio 3
44020 Goro (FE)
Telefono: 0533 996478
E-mail:
info@goropesca.it
Web:
www.goropesca.it



A sinistra: vongole veraci e cozze commercializzate da Goro Pesca sono allevate nella Sacca di Goro e, una volta depurate e preparate per la distribuzione, raggiungono tutta Italia ed Europa. A destra: la depurazione di veraci e delle cozze viene controllata interamente attraverso un software che gestisce l’intera vita dei lotti, per garantirne la salubrità fi no al consumatore fi nale.



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