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Formaggio

Gli "stagionatissimi" formai de Tara

di Cantoni C.

Invano negli atlanti dei formaggi tipici italiani si cercherebbe la descrizione dei cosiddetti “formai de Tara”, che, per le loro peculiari caratteristiche, non sono considerati ufficialmente come formaggi. Sebbene in quantità alquanto ridotte, sono ancora prodotti in alcune località delle zone alpine. Infatti, formai de Tara si producono a San Giacomo di Teglio (SO), in Valcamonica (suddivisa tra le province di Brescia e Bergamo), a Magasa in Val Vestino (tra la Val Sabbia e il lago di Garda, BS), a Condino nel fondovalle della Valle del Chiese, che fa parte delle Valli Giudicarie (TN), nella Valle dei Mocheni o Val Fersina (TN), nella Valle Tramontina (PN).

I formai de Tara sono forme tondeggianti con peso maggiore a 1 kg, stagionate per periodi superiori ai tre anni (ma possono arrivare anche a nove anni).

Le caratteristiche particolari di questi formaggi riguardano l’aspetto, il tempo di stagionatura e l’odore. Sono forme tondeggianti con peso maggiore a 1 kg, stagionate per periodi superiori ai tre anni (ma possono arrivare anche a nove anni).

La stagionatura è condotta in vecchie cantine o in grotte naturali. Le forme emanano un odore molto intenso, penetrante, acuto.

La crosta dei formaggi è untuosa, umida, di colore che varia dal grigiastro al marrone intenso simile al terriccio (si vedano le immagini allegate). Considerate, quindi, le caratteristiche organolettiche anomale rispetto a quelle richieste per i formaggi usuali, è lecito chiedersi quale possa essere la loro origine e l’eventuale idoneità per il consumo.

I vari tipi di formai de Tara

Etimo

Il termine formai de Tara assume diversi significati: cacio guasto, infradiciato, bucato; fradiciume di cacio; cacio verminoso, cacio tarlato.

Tipo di formaggio

Stagionatissimo.

Luoghi di produzione

San Giacomo di Teglio (SO)

La frazione di San Giacomo appartiene al comune di Teglio (SO), da cui dista 3,6 km. Il formaggio originario è il “Latteria Valtellina”. È prodotto con latte scremato con lavorazione artigianale. Le forme hanno un diametro di 35-40 cm ed un peso oscillante fra i 2 ed i 5 kg. La stagionatura gli dona un sapore unico, molto intenso, con retrogusto piccante. Durante il prolungarsi della stagionatura la pasta si indurisce ed assume un colore sempre più intenso.

Valcamonica (Parco Regionale dell’Adamello, BS)

Qui il formai de Tara è il “Silter” stagionato. Il formaggio è caratterizzato da un processo di maturazione molto accentuato e da una progressiva modificazione causata da acari e muffe che attaccano il prodotto, generando la comparsa di un sapore forte, piccante, unito al rammollimento della parte superficiale ed alla comparsa di colorazione marrone violacea. Il cacio è apprezzato per il suo sapore molto forte. Il formai de Tara si consuma con patate lesse o polenta e vino rosso.

Magasa (BS)

Il territorio comunale di Magasa (BS) è situato a circa 1.000 m di altitudine nella Val Vestino, tra il lago di Garda e quello di Idro. Il formaggio usato per ottenere la stagionatura è il “Tombea” prodotto nella zona montana della provincia di Brescia. È realizzato con latte vaccino di razza Bruna alpina. Ha forma cilindrica, lo scalzo (bordo o spessore) di circa 10-12 cm leggermente convesso ed il diametro compreso tra 35 e 40 cm. La crosta è di un marrone intenso. Il “Tombea” prende il nome dal monte Tombea e viene prodotto negli alpeggi di malga Tombea, Bart e Corva.

Il formai de Tara.

Condino (TN)

È un tipico borgo trentino situato sul fondovalle del Chiese in cui scorre l’omonimo fiume. Con la Val Rendena, la busa di Tione e il Bleggio-Lomaso, la Valle del Chiese forma la Valle Giudicaria. In Val Rendena il formai de Tara deriva dallo “Spressa”. Lo “Spressa delle Giudicarie” è un formaggio magro da tavola. Infatti, la materia prima utilizzata è, appunto, latte di vacca parzialmente scremato per affioramento naturale. Ha forma cilindrica, a scalzo basso, leggermente convesso o piano, con facce piane o leggermente ondulate. La crosta è irregolare, elastica di color grigio, brunato o ocra scuro. È prodotto nel territorio delle Giudicarie, cioè: Chiese, Rendena e Ledro. In Valle Rendena il formai de Tara è venduto in tocchi di “Spressa” color marrone scuro, quasi polverizzati e con odore forte di cantina chiusa. I locali lo apprezzano molto, forse come eredità del pericolo di fame, quando potevano vendere solo le forme e le parti perfette.

Valle dei Mocheni (TN)

La Valle dei Mocheni (Bersutol, Fersental o Valle del Fersina) è una vallata in provincia di Trento percorsa dal torrente Fersina. Il formai de Tara deriva dal “Versena”, formaggio di latte crudo di vacca, con forma cilindrica a scalzo basso, leggermente convesso o piano, con facce piane o leggermente ondulate. Le forme hanno un diametro di 30-40 cm, l’altezza dello scalzo varia tra 9-12 cm. La crosta è irregolare, elastica, di color bruno grigio e ocra intenso alla fine della lunga stagionatura.

Valle Tramontina (PN)

La Tramontina è una vallata delle Prealpi Carniche. Si trova in provincia di Pordenone ed è attraversata dal fiume Meduna. Qui il prodotto tipico è il “formai tal cit”, un formaggio morbido che nacque dalla necessità di recuperare le forme stagionate non riuscite perché non ben amalgamate, chiamate comunemente formai de Tara.

Il formai de Tara prende origine quasi certamente dal formaggio Asìno, così denominato dalla zona di origine, il monte d’Asio, o dal “salato duro”, anch’esso prodotto nella stessa zona. Le forme sono cilindriche a scalzo dritto e facce piane, in origine alte 5-12 cm. Dal formai de Tara deriva quindi il “formai tal cit”. Per la sua preparazione si impiegano pezzettini del primo, unendoli a latte, panna ed aromi, omogeneizzandoli, ottenendo così una crema densa che vien posta nel “cit”, caratteristico vaso di pietra.

Caratteristiche generali

Il formai de Tara di San Giacomo di Teglio

Dati sulle caratteristiche organolettiche, nutrizionali ed igienico-sanitarie dei formai de Tara non sono disponibili a tutt’oggi. Per ottenere informazioni in proposito, si è preso in considerazione e sottoposto alle opportune analisi il formai de Tara di San Giacomo di Teglio (SO), in quanto è il solo cacio alpino del genere facilmente reperibile. I dati ottenuti sono estensibili a tutti i caci similari prima descritti. Il tempo di stagionatura dei campioni esaminati era di 8-9 anni.

Situazione batteriologica del prodotto esaminato

La popolazione batterica superficiale dei formaggi esaminati (Tabella 2) è risultata composta dai seguenti microrganismi:

  • Staphylococcus equorum;
  • Microbacterium oxidans;
  • Brachybacterium alimentarium;
  • Brevibacterium linens;
  • Brevibacterium permense;
  • Corynebacterium flavescens.
  • Si tratta di batteri contaminanti naturalmente i formaggi, gram positivi; tra loro, le Brevibacterium spp. sono responsabili, insieme con S. equorum, dell’odore intenso caratteristico emanato dalle forme stagionate. Oltre ai microrganismi citati sulla superficie delle forme si verifica la crescita di un lichene di colore arancio rosso con habitat nelle rocce delle zone alpine, la Xanthoria elegans.

    In alto: licheni (Xanthoria elegans). In basso: superficie di taglio.

    Ammine biogene presenti

    In Tabella 3 sono riportate le ammine biogene riscontrate. Come è noto si attribuiscono a tiramina e istamina delle sindromi specifiche (emicranie e istaminosi), provocate rare volte da certi tipi di formaggi a lunga stagionatura.

    La quantità delle ammine biogene è assai modesta ed assolutamente insufficiente per provocare alcun inconveniente al consumatore.

    Composti organici volatili responsabili dell’odore/aroma

    Come in precedenza sottolineato, questi latticini sottoposti a lunga stagionatura, altrimenti denominati “stagionatissimi”, emanano un intenso odore, in un primo momento anche sgradevole, dovuto alla liberazione di sostanze organiche volatili elaborata dai Brevibacterium, evidenziate con le analisi appropriate (mediante GC/massa) e riportate in Tabella 4.

    Dall’esame critico della tabella si evince come l’odore sia dovuto alla liberazione complessiva di tutti i composti evidenziati, tra i quali svolgono un ruolo di primaria importanza i composti solforati, specialmente il metantiolo e il dimetilsolfuro; l’odore sgradevole è mitigato dalle pirazine, dall’acido butanoico (butirrico) e dall’acido 3-metilbutanoico.

    Considerazioni conclusive

    È indubbio che questi “formaggi” siano reperti archeologici di un passato nel quale la fame era il principale problema esistenziale. Le lunghissime stagionature consentivano alle comunità di montagna l’approvvigionamento sicuro di proteine animali. Un’altra ragione può essere individuata nella impossibilità di vendita delle forme e delle parti perfette, per cui i montanari ben si guardavano dal distruggere conoscendo bene le loro capacità nutrienti e la loro idoneità al consumo.

    Tramontata questa situazione, il consumo di questi caci è ristretto ad un numero limitato di consumatori/intenditori, i quali gradiscono oltremodo tali latticini, rimanendo loro affezionati e pretendendo la continuità della loro produzione. Gli “stagionatissimi” possono essere consumati “in pasta” o, accentuato il processo d’essiccazione, possono venire grattugiati su primi piatti, fungendo quali insaporenti.

    Accanto all’odore, anche l’aspetto può riuscire poco gradevole o poco gradito, tanto è vero che questi latticini non possono essere denominati formaggi. In certe zone ne è permessa ancora la vendita; in altre è imposta la suddivisione in pezzetti, mentre in altre ancora la produzione è stata contestata fino alla sua cessazione.

    Dal punto di vista igienico-sanitario non ci sono obiezioni al loro consumo, in quanto non vi sono normalmente presenti elementi nocivi. Possiedono, inoltre, un elevato potere nutriente proteico e lipidico.

    Hanno un sapore gradevole. Di discutibile c’è solo l’aspetto ma, in proposito, ricordiamo che non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace.

    Carlo Cantoni

    DSTVSA via Celoria 10

    20133 Milano



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