Il caso delle mozzarelle blu, che sembrava in un primo momento un problema legato solo ad uno stabilimento di produzione tedesco, sta coinvolgendo produttori nazionali con il rischio di aumentare le preoccupazioni dei cittadini e danni alle imprese. Come già evidenziato fin dalle prime segnalazioni, le problematiche collegate alla presenza di Pseudomonas e di altri batteri e muffe, normalmente non in grado di causare malattia nell’uomo ma alterazioni nei formaggi o in altri alimenti, sono conosciute e temute dai produttori che cercano, mediante l’adozione di tutta una serie di misure, di limitarne la presenza e la crescita. Il periodo di caldo intenso appena trascorso e la presenza di articoli allarmanti sui media hanno aumentato il numero degli esposti inerenti alterazioni di alimenti. In molti casi è però emerso che i problemi non erano imputabili al prodotto in commercio ma molto probabilmente alle modalità di gestione da parte del consumatore. Pensiamo possa essere utile ai lettori il seguente approfondimento predisposto dal CeIRSA.
Quali sono i microrganismi che possiamo trovare negli alimenti freschi e deperibili?
L’ambiente in cui viviamo è popolato da microrganismi che non siamo in grado di vedere ma che sono ovunque: nell’aria, nell’acqua sulle superfici, sulla nostra cute, nel nostro intestino, ecc… Tutti gli alimenti, soprattutto quelli freschi o deperibili (non sottoposti a trattamenti di sterilizzazione), contengono dei microrganismi che possono schematicamente essere suddivisi in 3 categorie:
Quali sono le modalità mediante le quali i microrganismi contaminano gli alimenti?
Le contaminazioni microbiche possono avvenire in ogni fase della filiera produttiva, a partire dalle materie prime fino ad arrivare al prodotto finito e pertanto possono essere suddivise in:
Il Legislatore europeo, riconoscendo l’impossibilità di raggiungere livelli di sterilità, ha individuato degli indicatori di igiene da valutare nei processi produttivi. Ad esempio, per alcuni prodotti lattiero-caseari è consentita la presenza di Enterobatteriacee nel latte pastorizzato (sino a 5 unità formanti colonia in 2 unità campionarie su 5) o di Escherichia coli in formaggi a base di latte o siero di latte sottoposti a trattamento termico (sino a 1000 unità formanti colonia in 2 unità campionarie su 5). Si tratta di quei batteri recentemente citati da un articolo di stampa e inverosimilmente collegati, dalla giornalista, all’impiego di acqua di fogna nella produzione di mozzarelle.
Quali sono le misure che le imprese adottano per garantire la sicurezza degli alimenti?
A livello europeo esiste un quadro legislativo sulla sicurezza alimentare molto restrittivo che prevede controlli da parte degli operatori e da parte delle autorità pubbliche. La sicurezza e la qualità di un alimento dipendono in gran parte dalle misure che le imprese mettono in campo per ridurre i livelli di contaminazione dei propri prodotti alimentari ed evitare la presenza di microrganismi patogeni:
Si tratta di un mix di misure finalizzate, da un lato, a ridurre il livello di contaminazione da parte di batteri e, dall’altro, ad individuare e porre in atto una serie di ostacoli in grado di limitare la crescita dei microrganismi presenti nell’alimento e che non possono essere eliminati del tutto in alimenti non sottoposti a trattamenti di sterilizzazione. Dalla corretta individuazione ed attuazione di queste misure, scaturiscono la sicurezza del prodotto alimentare e la sua durata commerciale intesa come periodo in cui l’alimento posto in vendita è in grado di mantenere le sue caratteristiche originali. Ad esempio, nel caso delle mozzarelle, i fattori che consentono una corretta conservazione sono:
Il ruolo del consumatore
Il consumatore riceve, dal produttore, delle informazioni attraverso l’etichetta che sono finalizzate al miglior impiego dell’alimento e che devono essere rispettate per mantenere immutate le caratteristiche organolettiche e di sicurezza. Al momento dell’acquisto occorre verificare che il prodotto deperibile sia correttamente esposto in banco frigo e che la confezione sia fredda al tatto. Tenuto conto che in periodi molto caldi è difficile anche per le imprese mantenere la catena del freddo, è opportuno evitare di acquistare prodotti deperibili prossimi alla scadenza in quanto nel corso della vita commerciale alcuni batteri alteranti possono essersi sviluppati alterando il prodotto ad esempio acidificandolo. Dopo l’acquisto devono essere evitati o ridotti al minimo sbalzi termici durante il trasporto, utilizzando ad esempio una borsa frigo. Anche la conservazione presso il proprio domicilio deve evitare la permanenza del prodotto a temperatura ambiente riponendolo immediatamente in frigorifero. Occorre inoltre considerare che, per gli alimenti protetti, la confezione rappresenta un’importante barriera all’ingresso di microrganismi dall’esterno ma anche una protezione in grado di garantire le condizioni di ossigeno, acidità e flora microbica all’interno. Con l’apertura della stessa l’alimento è esposto agli agenti esterni e vengono meno gli altri ostacoli allo sviluppo di microrganismi alteranti che possono essere già presenti nell’alimento stesso. È pertanto opportuno per questi prodotti alimentari prevedere, soprattutto nei periodi più caldi, un immediato consumo.
Fonte: CeIRSA
Centro Interdipartimentale di Ricerca e Documentazione per la Sicurezza Alimentare
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