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Produzione

La filiera italo-francese del bovino da carne

di Credi M.


Nel corso degli ultimi anni l’attività di allevamento Italiano del Bovino da Carne si è fortemente integrata con l’attività di produzione del Broutard Francese. Sono state progettate filiere di Bovini controllati e certificati, sono stati fatti programmi di approvvigionamento sempre più importanti.

Oggi, Unipeg, come altre aziende delle filiera, si trova in una fase di cambiamento dello scenario economico e produttivo sul quale ha costruito la sua attività del periodo "post Bse".

Al fine di affrontare temi di assoluta importanza per il settore quali l’impatto della riforma Pac, l’andamento dei consumi, le nuove esigenze del consumatore e i costi di produzione del bovino da carne è stato organizzato un seminario nel quale sono state presentate e confrontate le esperienze italiane e francesi.

Intanto, facciamo un breve passo indietro, per spiegare come è nato il colosso della filiera bovina Unipeg, ripercorrendo le parole del presidente del gruppo Ildo Cigarini.


Ildo Cigarini, Presidente del colosso Unipeg.

Operativo da gennaio 2004 Unipeg Scarl è il nuovo Consorzio Cooperativo creato da Unicarni e Mclc Pegognaga, che continuano tuttora ad esistere come soggetti separati ed all’interno di esso hanno un rapporto paritetico. La neonata società ha condotto, come vedremo dai numeri, la cooperazione agroalimentare ai vertici del mercato delle carni bovine fresche.

Al momento della fusione Unicarni per fatturato, nel comparto delle carni fresche, si collocava al 2° posto, mentre Mclc Pegognaga era al terzo. Si tratta di due cooperative sane con ancora ottime prospettive di mercato, ma che si sono unite in un’ottica futura, che richiede sempre maggiori sinergie per affrontare il mercato globalizzato, così da essere giunte a rappresentare il primo gruppo in Italia.

Il nuovo soggetto, oltre a realizzare un più forte presidio del mercato, è stato ideato e reso possibile dalla ottimale omogeneità delle gestioni e delle politiche di acquisto e di vendita delle due cooperative di base: ora, Unipeg si configura come società consortile per la commercializzazione delle carni a partecipazione paritetica, e coinvolge la Progeo di Reggio Emilia per la filiera di allevamento dei prodotti avicunicoli.

In Unipeg confluiscono tutte le attività commerciali e di servizio della vendita di Unicarni e Mclc Pegognaga (lavorazione e confezionamento, laboratorio analisi, spedizioni, magazzini, approvvigionamento altre carni, distribuzione e vendite), mentre restano distinti i patrimoni delle due cooperative di base, i soci che conferiscono i capi e le attività di macellazione delle due aziende.

Come accennato, Unipeg, ponendosi da subito al vertice del comparto delle carni bovine fresche, rappresenta la risposta di Unicarni e Mclc Pegognaga alle dinamiche di un mercato caratterizzato, da un lato, da una bassa redditività e da una domanda ormai matura, dall’altro, da un peso via via crescente della Grande Distribuzione e da un concorrenza sempre più forte da parte delle carni estere.

Gli obiettivi principali di Unipeg vertono su 5 punti fondamentali:

1) ottimizzazione dell’attività logistico-distributiva con conseguente riduzione dei costi;

2) gestione unificata delle politiche commerciali, di sviluppo, di certificazione, di specializzazione produttiva;

3) diversificazione dell’offerta ad altre carni, e alle filiere di produzione controllate;

4) coordinamento delle politiche di acquisto e di conferimento, in un’ottica di valorizzazione delle produzioni dei soci;

5) gestione delle partecipazioni funzionali all’attività commerciale e pianificazione degli investimenti.

È, quindi, proprio su queste caratteristiche che il neonato consorzio incentrerà le proprie strategie — basando sulle garanzie fornite al consumatore, grazie ad un’offerta di qualità ed alla tracciabilità totale e diversificata — il fattore critico di successo per incontrare il consenso di consumatori e clienti, e per meglio valorizzare le produzioni dei soci allevatori delle due cooperative di base.

Infatti, in un mercato UE ad alta competizione — per fare un esempio in Francia e Germania saranno presenti 500 macelli in tutto, mentre solo in Italia ce ne sono 2000 (di cui 300 certificati) — in cui le macellazioni di carni bovine sono diminuite (_2% nel periodo gennaio-agosto 2003 rispetto allo stesso periodo del 2002) Unipeg, considerando la somma di Unicarni e Mclc Pegognaga, ha fatto segnare un +4,8%, dato in controtendenza, puntando sulla qualità e sicurezza del prodotto.

Vediamo alcuni numeri e dati del nuovo colosso Unipeg Scarl:

• unità produttive: 3 (Unicarni Reggio Emilia, Mclc Pegognaga, Villarotta);

• totale capacità produttiva: 421.000 capi macellati all’anno e 8.300 quintali di carni disossate alla settimana;

• numero soci delle due cooperative di base: 2000;

• numero medio dipendenti: 320 unità (in Unipeg sono confluiti 210 dipendenti dalle 2 cooperative di base, che ne hanno mantenuti 110);

• 300 posti di lavoro, creati dall’indotto;

• fatturato 2003: e 382.520.000 (sempre considerando la somma di Unicarni e Mclc Pegognaga);

• preventivo 2004: e 386.053.000;

• totale capi macellati nel 2003: 314.181;

• preventivo macellazioni 2004: 318.864 capi;

• vendite a volume 2003: 123.733 tonnellate;

• preventivo vendite 2004: 126.208 tonnellate.

Canalizzazione delle vendite

• 30% verso la G.D.

• 25% verso la D.O.

• 25% verso il Normal Trade.

• 10% verso la Grande Industria Alimentare.

• 10% export.

In conclusione, facciamo i nostri migliori auguri di buon lavoro ad Unipeg, nata da un’esperienza consortile vecchia di 100 anni, perché possa sfruttare appieno il know-how maturato, in modo da potere continuare a creare ricchezza per il nostro Paese.

Come si evince dai dati, presentati dal presidente Cigarini, la Grande distribuzione è arrivata ad avere un peso determinante nella commercializzazione delle carni e non si può più non tenerne conto. Oltre a ciò, mentre fino a poco fa la richiesta del mercato e del consumatore era incentrata sul binomio qualità-sicurezza, ora si richiede un terzo determinante fattore da accomunare ai primi due: prezzo.

In quest’ottica, il 7 settembre u.s. si è tenuto al Best Western Classic Hotel di Reggio Emilia un seminario trattante i problemi che sorgeranno con la nuova Pac nella filiera del bovino.

All’incontro, organizzato dalle Cooperative Unipeg (prima azienda di macellazione italiana di prodotto pregiato con oltre 300.000 capi e 350.000.000 di fatturato) e Deltagro (prima azienda cooperativa francese per esportazione di bovini charolais con oltre 100.000 capi), primo nel suo genere in Italia — oltre alla stampa nazionale ed estera, specialisti del settore e rappresentanti della Grande Distribuzione — hanno partecipato più di 250 tra allevatori italiani e francesi per confrontarsi sul tema "La filiera Italo-Francese del bovino da Carne" e i possibili sviluppi del settore dopo la nuova Pac.

L’attività di allevamento del bovino da carne si svolge parte in Francia e parte in Italia, poiché il vitello nasce dalle vacche "nutrici" che si trovano sui prati del Massiccio Centrale, della regione della Loira o del Rodano e una volta svezzati vengono trasferiti negli allevamenti "padani" dove viene sviluppata la così detta fase di "ingrasso". E in questa filiera, come si è ricordato al termine del dibattito, anche in modo scherzoso, considerato che le "bistecche non nascono in macelleria", ma dai bovini nati in Francia ed allevati in Italia, gli allevatori francesi e gli ingrassatori italiani sono fortemente interdipendenti; gli uni hanno bisogno degli altri e viceversa.

Questa forte integrazione tra la realtà produttiva francese ed italiana ha portato alla realizzazione di quelle che vengono definite "le filiere produttive della carne bovina". Le filiere regolano il rapporto tra gli allevatori francesi e italiani in termini economici ma soprattutto in termini di programmazione dell’attività’, qualità del prodotto, caratteristiche dei bovini e garanzie sanitarie.

Queste filiere per dare maggiore trasparenza e informazioni al consumatore finale sono state anche certificate. Oggi, il settore della zootecnia da carne europeo, si trova ad affrontare una fase di cambiamento dello scenario economico e produttivo.

L’aumento dell’offerta dei paesi Sud Americani, la riforma della Pac agricola, la flessione dell’economia e dei redditi dei paesi Comunitari, l’allargamento dell’Europa, le nuove esigenze del consumatore sono gli argomenti sui quali la zootecnia italiana e francese si sono confrontate. I relatori del convegno sono stati:

Ildo Cigarini, presidente Unipeg;

Philippe Dumas, presidente Sicarev;

Pierre Richard, direttore Deltagro;

Olivier Prothon, ambasciata Francese;

Kees de Roest, Crpa;

Paolo Falceri, Conazo;

Denis Sibille, presidente Deltagro;

Claudio Fabbri, vicepresidente Unipeg;

Jean Yves Besse, direttore della Produzione Sicarev.

Dal convegno e dalle varie relazioni degli oratori è emerso che, nonostante il dollaro debole e i problemi sorti con la nuova Pac, i Paesi sudamericani ed extra-Unione, in genere, hanno ancora parecchia strada da percorrere per raggiungere gli standard qualitativi della filiera franco-italiana, per cui i due soggetti in questione — gli allevatori francesi e gli ingrassatori italiani — è bene che si confrontino e cerchino una strategia comune per continuare ad offrire un prodotto di qualità, nell’interesse di tutti.

In linea con questo principio, Unipeg ha presentato agli allevatori francesi una proposta, denominata "progetto Taurus", che prevede di gestire i ristalli provenienti dalla Francia. Gli obiettivi del progetto "Taurus":

• integrare l’attività di allevamento italiano (ingrasso) con l’attività di allevamento e di produzione del broutard in Francia;

• intervenire direttamente sulla filiera bovina franco-italiana;

a) per gestire meglio la stagionalità degli approvvigionamenti (ora, in certi periodi c’è molta disponibilità di bestiame a basso prezzo, in altri c’è poca disponibilità ad alto prezzo);

b) per gestire meglio il peso e la qualità dei ristalli (è chiaro che un allevatore italiano non guadagna a comprare l’animale di 500 chili, come è altrettanto chiaro che quello francese non guadagna a venderlo di 300 chili; ragion per cui si cercherà una via ottimale soddisfacente per entrambi);

c) per sviluppare le politiche relative alla certificazione e controllo di filiera;

d) per soddisfare le esigenze/richieste della G.D. e G.D.O. (visto che ormai è l’interlocutore dal quale non si può prescindere);

• ridurre i costi aggiuntivi, rendendo il più diretto possibile il rapporto tra fornitore francese ed allevatore italiano;

• avere listini di acquisto trasparenti e stabili, fatti su base mensile o, meglio ancora, trimestrale (visto che la distribuzione ha l’esigenza di pianificare, bisogna cominciarlo a fare dalla base).

Oltre a Unipeg che viene a fungere da regista, aderirebbero al progetto altri soggetti, in modo tale da garantire alla cooperativa francese un numero importante di capi acquistati su base annua, così suddivisi:

• Unipeg capi 50.000;

• Scaligera capi 30.000;

• Azove capi 40.000;

• Ronca capi 11.000;

• Marchesina capi 4.000;

• Coop Aurora capi 6.000;

• Castellana capi 4.000.

In tale modo si andrebbero a gestire, su base annua, circa 120-130.000 capi.

Al termine del seminario sono state tratte alcune conclusioni, che si possono riassumere in 5 punti fondamentali:

1. Il progetto "Taurus" è molto importante sul piano strategico.

2. La sua realizzazione sarà sicuramente difficoltosa.

3. Le aspettative da parte di Unipeg sono alte.

4. Il progetto "Taurus" deve portare benefici sia alle aziende cooperative italiane (ed ai loro soci) che alle aziende cooperative francesi (e ai loro soci).

5. È importante che per giungere al fine comune vengano lasciati perdere gli individualismi, che spesso caratterizzano l’animo umano.

Quindi, nell’interesse comune di tutti, allevatori francesi e ingrassatori italiani è auspicabile che si trovino i punti comuni di contatto che possano soddisfare le esigenze di entrambe le parti, per non disperdere il nostro know-how.

Marco Credi



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