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Analisi di settore

Meat and Meat Companies Country Report: Spagna

La Spagna è una delle 24 monografie di Paesi presenti nelle ricerca di GIRA. Questa ricerca comprende anche più di 80 monografie di produttori di carne. La presente analisi riguarda i principali eventi che hanno coinvolto gli operatori e le aziende del settore della carne spagnole a partire dal 2003, con una specifica disamina e approfondimento delle caratteristiche dei tre principali settori della carne (bovina e di vitello, suina e avicola).

L’analisi prevede, dopo una breve introduzione riguardante il background demografico ed economico spagnolo, con una panoramica dei settori allevamento, macellazione e distribuzione, per ognuno dei tre settori (bovino, suino, avicolo) la descrizione della produzione “a monte” (struttura degli allevamenti e numero dei capi), macellazione e commercio (produzione, importazione, esportazione, prezzi), struttura del settore macellazione (acquisti), consumo (trend principali e canali distributivi). Le fonti provengono dal GIRA-MHREU Meat & Meat Companies Companies Yearbook, disponibile presso la ditta GIRA (contact@girafood.com o al +33 4 50 40 24 00) al prezzo di 990,00  con un Cd-Rom.

AVVENIMENTI CHIAVE

(a partire dall’1.1.2003)

Carne bovina e carne di vitello

Nel 2002 la Spagna si era già ripresa dalla crisi legata alla Bse, sia per quanto riguarda il livello di produzione che per quello dei consumi. Il settore della carne bovina sta diventando sempre più integrato verticalmente, consentendo un miglior controllo della tracciabilità.

Le aziende del settore sono orientate verso l’ottenimento della certificazione come garanzia della qualità. Aumenta via via l’offerta di prodotti a base di carne bovina a valore aggiunto (sviluppo di prodotti affettati, self-service e di prodotti lavorati e refrigerati). Nel 2003, in Spagna sono stati individuati 167 nuovi casi di Bse. Dall’inizio dell’epidemia, a novembre del 2000, sono stati acecrtati 378 casi in totale. Il Decreto ministeriale n. 3260/2003 del 21 novembre 2003 attribuisce agli allevatori e alle aziende della carne sovvenzioni allo scopo di facilitare l’applicazione dei nuovi standard riguardanti l’eliminazione degli scarti della macellazione e il materiale specifico a rischio Bse. L’ammontare complessivo degli aiuti finanziari sarà di 36,9 milioni di euro.

Carne suina

Il 2003 è stato un anno particolarmente difficile per gli allevatori suini, a causa dell’incremento dei costi di produzione (aumentato dei prezzi delle materie prime).

L’11 aprile 2003 è stato emessa l’ordinanza regia 427/2003 con l’obiettivo di sradicare totalmente la malattia di Aujesky.

Carne avicola

Il settore avicolo spagnolo si trova in una situazione finanziaria particolarmente difficile, con prezzi del mangime estremamente elevati nel primo trimestre del 2004, che hanno peggiorato il contesto generale, in cui l’offerta supera una domanda piuttosto in declino.

L’ondata di caldo nell’estate del 2003, assieme alla scarsa raccolta di cereali, ha determinato un forte incremento dei prezzi di carne.

BACKGROUND

Principali trend strutturali

Panoramica dei settori allevamento e macellazione

Nel 2000 l’area agricola complessiva in uso in Spagna era pari a 45.205.950 ettari. Secondo Eurostat, vi erano 1.287.420 aziende agricole nel 2000. Questo numero è diminuito in media del 2,1% l’anno tra il 1990 e il 2000.

Sempre nel 2000, la forza lavoro agricola regolare era costituita da 2.439.040 persone. La forza lavoro regolare è calata in media dell’1,5% all’anno tra il 1990 e il 2000. La forza lavoro agricola complessiva era di 1.077.730 ULA nel 2000 (un’Unità di Lavoro Agricolo equivale al lavoro di un dipendente a tempo pieno). Questo numero è diminuito in media dello 0,6% all’anno tra il 1990 e il 2000. In generale, le principali aziende di macellazione possiedono infrastrutture di buona qualità in termini di modernità degli impianti, anche se c’è ancora un certo numero di impianti più piccoli poco efficienti.

Panoramica del settore distribuzione

Nel 2001, il settore al dettaglio rappresentava il 73% della spesa alimentare totale, mentre il catering rappresentava il 27%. I negozi tradizionali ricoprano un importante ruolo nel settore della distribuzione, anche se la loro quota sta diminuendo a favore dei supermercati (piuttosto che degli ipermercati). Nel settore del catering, la ristorazione commerciale è ben sviluppata grazie alla tradizione di mangiare fuori e al turismo (una media di 75 milioni di turisti all’anno). Il settore del social catering, invece, è relativamente poco sviluppato. Il settore del modern retail è concentrato con i 5 principali operatori della GDO che coprano una quota di mercato del 49%.

CARNE BOVINA E CARNE DI VITELLO

Produzione “a monte”

Struttura degli allevamenti

Il numero degli allevamenti bovini sta diminuendo sta diversi anni: –5% all’anno tra il 1993 e il 1995, –6% all’anno tra il 1995 e il 1997, –1% all’anno tra il 1997 e il 1999, –3% nel 2000 e –1% nel 2001. La dimensione degli allevamenti è molto varia, con una media di 33 animali per allevamento. Tuttavia, esistono degli allevamenti dove vengono ingrassati oltre 1.000 animali all’anno e anche casi, rari, di oltre 10.000 animali.

Patrimonio bovino

Il patrimonio bovino è aumentato del 2,1% all’anno tra il 1998 e il 2002. Esso ha continuato a crescere nel 2002, raggiungendo i 6,55 milioni di capi a dicembre del 2003. Vi erano 3,14 milioni di vacche a dicembre del 2003.

La Spagna è una nazione caratterizzata da una continua espansione del patrimonio bovino. Le principali aree di allevamento sono Catalogna, Aragon, e Castilla-Leon. Nel 2002, è migliorata la situazione riguardante le malattie infettive: il 97,94% del bestiame controllato era esente da tubercolosi (contro il 97,58% nel 2001) e il 98,42% esente da brucellosi (contro il 98,63% nel 2001).

Macellazione e commercio

La Spagna è autosufficiente nella produzione di carne bovina e di vitello, perciò le importazioni e le esportazioni di tali carni sono relativamente bilanciate.

Produzione

La produzione netta di carne bovina e di vitello è aumentata solo dello 0,2% all’anno tra il 1998 e il 2002. Essa è salita ulteriormente nel 2003, raggiungendo le 704.000 t (peso carcassa). GIRA prevede un ulteriore aumento della produzione nel 2004 (dell’1,6% rispetto al 2003), dato l’incremento del numero di vacche da carne e della produzione di vitellame, parzialmente controbilanciato, però ,dalla ridotta macellazione di bovini d’importazione. L’autosufficienza ha raggiunto il 105% nel 2003.

Una minor produzione negli anni 2000 e 2001 era legata alla crisi per la Bse. A partire da questa data, la produzione di animali più giovani (spesso sotto i 12 mesi) e più leggeri è aumentata notevolmente.

Importazioni

Tra il 1998 e il 2002, le importazioni sono diminuite in media dell’1,5% all’anno. Esse si sono stabilizzate nel 2003, raggiungendo complessivamente circa 156.000 t (peso carcassa). Si prevede una crescita delle importazioni nel 2004 del 5,8% rispetto al 2003. Le importazioni hanno rappresentato il 24% del consumo interno nel 2002.

Nel 2002, l’80% delle importazioni proveniva dall’UE. La Francia ha esportato 52.200 t (peso carcassa) alla Spagna, seguita da Germania (18.700 t), Danimarca e da Olanda (16.500 t cad.) e Irlanda (9.100 t).

Nel 2002, il 65% (104.000 t peso carcassa) delle importazioni erano costituite da carne e il restante 35% da animali vivi (55.000 t peso carcassa). La Spagna non è un’importatrice netta di animali vivi magri (vitellini). Il principale fornitore di questi animali è la Francia, seguita da Irlanda, Germania e Polonia. La Spagna è, invece, un’esportatrice netta di carne bovina adulta, ma ne importa una modica quantità, soprattuto da Brasile (carne congelata), Germania, Danimarca e Olanda.

Esportazioni

Le esportazioni sono diminuite in media dell’1,8% all’anno tra il 1998 e il 2002, principalmente a causa del forte calo del 2001. Esse sono cresciute sensibilmente nel 2003, raggiungendo circa le 200.000 t (peso carcassa), dato il rilascio degli stock d’intervento e una domanda più forte proveniente da Italia e Portogallo. Si prevede che nel 2004 le esportazioni diminuiranno del 20% rispetto al 2003, poiché non ci sarà più disponibilità di carne bovina proveniente dagli stock d’intervento.

Nel 2002 le esportazioni hanno rappresentato il 22% della produzione; il 68% era diretto alla UE. La Spagna ha esportato 37.700 t (peso carcassa) al Portogallo, 27.700 t alla Francia e 23.200 t all’Italia.

Prezzi

A seguito della crisi Bse, l’obbligo della rimozione della colonna vertebrale dagli animali di oltre 12 mesi d’età ha determinato una differenza di prezzo (età dell’animale macellato). Per i bovini di oltre 12 mesi, il prezzo è minore (circa 0,20/kg peso/carcassa in meno) rispetto agli animali più giovani.

Struttura della macellazione

Il settore della macellazione è molto frammentato. Tra il 1999 e il 2002 i primi 5 macelli rappresentavano circa il 15% del settore. Il numero degli impianti per la macellazione di bovini è ancora molto elevato.

Nel 2002, la produzione complessiva dei primi 5 macelli bovini era di 99.950 t (peso carcassa), ossia il 15% della produzione nazionale. Sempre nel 2002 il fatturato complessivo delle prime 5 aziende di macellazione bovina (con l’esclusione di Mercabana, S.A.) era di 560,2 milioni di euro, comprese tutte le attività.

Consumo, trend principali

I consumi di carne bovina e di vitello sono diminuiti tra il 1998 e il 2002 in media dell’1,1% all’anno. Essi sono poi aumentati nel 2003, raggiungendo circa le 668.000 t (peso carcassa) ossia 16,1 kg/pro capite. Si prevede che i consumi saliranno ancora dell’1,5% grazie alla produzione crescente e alle importazioni nette più elevate.

La Spagna è uno dei minori consumatori di carne bovina nell’UE. La carne bovina è costosa e riservata alle occasioni speciali.  Inoltre, questa carne soffre di una “cattiva immagine” a causa di alcuni scandali concernente l’uso illegale di promotori della crescita.

Canali distributivi

La carne bovina viene lavorata relativamente poco. La distribuzione di carne bovina non trasformata è così suddivisa: il 44% attraverso le macellerie tradizionali, il 34% tramite la GDO e il 22% tramite il settore catering. I negozi tradizionali rappresentano ancora un’importante fetta del mercato, in particolar modo per la carne bovina e di vitello. Nel settore della GDO, la proporzione di self-service e servizio al banco è stimata tra il 55 e il 45%. La quota rappresentata dal servizio al banco rimane alta, se paragonata ad altri Paesi dell’Europa Occidentale, in modo particolare per la carne bovina e di vitello.

CARNE SUINA

Produzione “a monte”

Alcuni osservatori ritengono che la produzione e il consumo abbiano raggiunto il loro culmine nel 2003. Se è così, allora il settore spagnolo della carne suina sta entrando ora in una nuova fase di instabilità.

Struttura degli allevamenti

Il 35% circa dell’ingrasso viene svolto da aziende private integrate (prima fra tutte Vall Companys), mentre le cooperative rappresentano un ulteriore 35% e gli allevatori privati il rimanente 30%. I primi 5 produttori di suini rappresentano circa il 16% della produzione nazionale, mentre le prime 20 aziende rappresentano il 29%. Nel 1998 vi erano approssimativamente 250.000 allevamenti suini, ma solo 50-55.000 circa di essi avevano più di 10 suini. Recentemente, il numero di allevamenti suini è diminuito notevolmente, ma questo calo è stato determinato soprattutto dagli allevamenti con meno di 10 suini.

Patrimonio suino

Il patrimonio suino è aumentato del 4,4% all’anno tra il 1998 e il 2002. Alla fine del crisi della carne suina nel 2000, il patrimonio suino ha iniziato a risalire, raggiungendo i 24,06 milioni di capi a dicembre 2003. Il numero di scrofe aveva raggiunto i 2,62 milioni di capi a dicembre2002. Circa il 40% del patrimonio suino spagnolo è concentrato in due Regioni Autonome situate nel Nord Est della penisola, Catalogna e Aragon. Anche Castilla-Leon, Andalusia e la regione di Murcia sono importanti aree di produzione.

La Spagna è in ritardo rispetto alla maggior parte degli altri Paesi europei per quanto riguarda l’eliminazione della malattia di Aujeszky. Per questo motivo, il Decreto Reale 427/2003 dell’11 aprile 2003 è stato emanato allo scopo dell’eliminazione completa della malattia.

Macellazione e commercio

La Spagna è autosufficiente nella produzione di carne suina ed è diventata un importante esportatrice netta.

Produzione

La produzione netta di carne suina è aumentata del 2,6% all’anno tra il 1998 e il 2002. Ha continuato a salire nel 2003, raggiungendo i 3,19 milioni di tonnellate (peso carcassa). Nel 2004 è previsto un lieve calo della produzione (–1,9%), ma non ce ne è la certezza. Nel 2003 l’autosufficienza ha raggiunto il 119%.

Importazioni

Le importazioni sono salite dello 0,7% all’anno tra il 1998 e il 2002, per poi diminuire nel 2003, arrivando a circa 109.000 t (peso carcassa). Le importazioni dovrebbero poi calare del 4,6% nel 2004 rispetto al 2003. Nel 2002 esse rappresentavano il 5% del consumo interno.

Nel 2002, il 90% delle importazioni provenivano dall’UE. L’Olanda ha esportato 24.500 t (peso carcassa) verso la Spagna, mentre la Francia ne ha esportato 18.300 t, la Germania 15.500 t e l’Italia 11.900 t. La Spagna importa tagli (cosce, spalle), principalmente da Francia e Olanda, dipendendo dalle opportunità di mercato. Le cosce grasse provengono principalmente dall’Olanda. Vengono importate anche cosce di piccole dimensioni.

Esportazioni

Le esportazioni sono aumentate di ben 14,5% all’anno tra il 1998 e il 2002. Sono continuate a salire a passo spedito nel 2003, arrivando a 649.000 t (peso carcassa). Si prevede che nel 2004 le esportazioni saliranno del 5,9% rispetto al 2003. Infatti, la filiera è sempre più orientata verso i mercati esteri. Nel 2002 le esportazioni hanno rappresentato il 18% della produzione nel 2002; il 94% delle esportazioni era diretto all’UE. La Spagna ha esportato 160.000 t (peso carcassa) alla Francia, 141.600 t al Portogallo e 78.200 t alla Germania.

Prezzi

In Spagna, il mercato di riferimento per i suini è quello di MercoLleida, con base a Lérida (Catalogna). A causa della crisi della Bse, i prezzi di carne suina sono aumentati notevolmente nel 2001. È seguito un periodo di sovraproduzione, collegato al decremento dei prezzi nel 2002 e 2003.

Struttura della macellazione

Il settore della macellazione suina è molto frammentato: nel 1999, si contavano 373 macelli suini. Esistono grandi differenze tra i produttori, sia in termini di capacità che in termini di modernità delle attrezzature. In genere, il Paese è dotato di infrastrutture relativamente buone per quanto riguarda la modernità degli impianti e delle attrezzature. Il settore della macellazione suina è modestamente concentrato, anche se si sta sviluppando questa tendenza. In fatti, nel 2003, i primi 5 operatori rappresentavano ancora soltanto il 24% della produzione suina nazionale, contro il 19% nel 1999. Nel 2003, la produzione delle primi 5 aziende di macellazione suina ha raggiunto un totale di 751.740 t (peso carcassa), ossia il 24% della produzione interna. Il fatturato complessivo delle primi 5 aziende di macellazione suina,nel 2002, era di 983,2 milioni di euro, tutte le attività comprese.

Consumo, trend principali

I consumi sono aumentati dello 0,9% all’anno tra il 1998 e il 2002, stabilizzandosi poi nel 2003 a circa 2,67 milioni di t (peso carcassa), ossia 64,3 kg/pro capite. Si prevede che i consumi diminuiranno nel 2004 del 3,8% rispetto al 2003, mentre aumenteranno le esportazioni nette. La carne suina è la carne consumata maggiormente in Spagna, prima della carne avicola. La carne suina trasformata viene consumata tradizionalmente (soprattutto sotto forma di salumi).

Canali distributivi

La maggior parte (il 61%) della carne suina consumata viene lavorata ulteriormente. La distribuzione della carne suina non lavorata è suddivisa come segue: il 41% tramite macellerie tradizionali, il 41% nella GDO e il 18% nel settore catering. In genere, i negozi tradizionali rappresentano ancora una fetta importante del mercato in Spagna.

Nel canale della GDO, si stima che la proporzione self-service/servizio al banco sia del 60%/40%. In genere, la quota del servizio al banco rimane piuttosto alta in Spagna paragonata a molti Paesi dell’Europa occidentale.

CARNE AVICOLA

Produzione “a monte”

Struttura degli allevamenti

Il numero di allevamenti avicoli esistenti nel 1999 è indicato in tabella 8, divisi per specie di volatile.

Patrimonio avicolo

La tabella 8 indica anche il numero di volatili presenti nel 1999, l’anno dell’ultimo censimento ufficiale. Quasi un terzo della produzione di carne avicola è concentrato in Catalogna.

Macellazione e commercio

La Spagna è pressoché autosufficiente per quanto riguarda la carne di pollo ed è un’importatrice netta di carne di tacchino. È perciò un piccolo importatore netto di carne avicola.

Produzione

La produzione interna di carne avicola è aumentata dello 0,9% all’anno tra il 1998 e il 2002. Essa si è stabilizzata nel 2003, arrivando a 1,028 milioni di tonnellate (peso carcassa), con la stabilizzazione della produzione di polli da carne e con il leggero aumento nella produzione di tacchini.

Per il 2004 è prevista un’ulteriore stabilizzazione (+0,6%) nella produzione rispetto al 2003. Il livello di autosufficienza ha raggiunto il 96% nel 2002. Il forte incremento nella produzione registrato nel 2001 rispetto al 2000 (+4,6%) era legato alla crisi della B se e al successivo aumento della domanda di carne avicola. Nel 2003, la produzione interna lorda era così divisa: 85% polli da carne, 2% tacchini e 13% altri volatili.

Importazioni

Le importazioni sono aumentate in media del 2,0% all’anno tra il 1998 e il 2002, per poi stabilizzarsi nel 2003, arrivando a 119.000 t (peso carcassa). Si prevede che le importazioni aumenteranno del 3,4% nel 2004 rispetto al 2003. Nel 2002, le importazioni hanno rappresentato l’11% dei consumi. Nel 2002 il 75% delle importazioni provenivano dall’UE, prima fra tutte la Francia con 55.900 t (peso carcassa), seguita da Regno Unito (12.000 t) e Olanda (7.500 t).

Anche il Brasile ha un ruolo importante, rappresentando circa il 24% delle importazioni spagnole (soprattutto tagli di carne di pollo surgelato). Per quanto riguarda il tacchino, i principali Paesi fornitori sono la Francia e l’Italia. Nel 2000, il 58% delle importazioni di carne avicola era costituita da carne di pollo, il 38% da carne di tacchino e il 4% da carne di anatra.

Esportazioni

Le esportazioni sono aumentate in media del 10,9% all’anno tra il 1998 e il 2002. Esse sono salite vertiginosamente nel 2003, raggiungendo le 85.000 t (peso carcassa) a causa della crescente domanda nei mercati esteri (soprattutto Paesi terzi).

È prevista una diminuzione delle esportazioni nel 2004 del 5,1%. Nel 2002 esse rappresentavano il 7% della produzione. Sempre nel 2002, il 64% delle esportazioni era diretto all’UE. La Spagna ha esportato 14.900 t (peso carcassa) alla Francia, 13.800 t al Portogallo e 6.800 t al Regno Unito.

Prezzi

I prezzi hanno subito un forte rialzo durante l’estate del 2003 a causa dell’offerta limitata e della domanda crescente dei mercati esteri. Anche l’ondata di caldo e la scarsa raccolta di cereali hanno determinato un sensibile aumento dei prezzi dei mangimi (+30% tra la fine di luglio e la fine di novembre del 2003 a Barcellona).

I prezzi all’ingrosso relativi ai polli da carne erano lievitati a seguito della crisi dell’influenza aviaria nel 2000, che ha determinato un rialzo delle esportazioni verso l’Italia. Nel 2001, l’incremento del prezzo era dovuto alla crisi della Bse che ha generato una più forte domanda di carne avicola.

Struttura del settore macellazione

Il settore della macellazione avicola spagnola è piuttosto concentrato, con una quota di produzione — nel 2003 — del 48% (498.270 t peso carcassa) per le prime 5 aziende. Il numero di macelli sta diminuendo lentamente (in media del –2% l’anno tra il 1999 e il 2003).

Nel frattempo, sta salendo il numero medio di abbattimenti per macello (in media +3% l’anno tra il 1999 e il 2003). Il fatturato complessivo delle prime 5 aziende di macellazione avicola era 1.507,6 milioni di euro nel 2002, tutte le attività comprese.

Consumo, trend principali

I consumi sono aumentati in media dello 0,5% l’anno tra il 1998 e il 2002. Essi sono diminuiti nel 2003, arrivando a 1,06 milioni di tonnellate (peso carcassa), ossia 25,6 kg/pro capite, probabilmente a causa dei prezzi più elevati. Si prevede una ripresa dei consumi nel 2004, con un aumento dell’1,4%. La carne avicola viene acquistata dai consumatori soprattutto refrigerata. La carne congelata è diretta al settore catering e all’industria della lavorazione. La trasformazione della carne di tacchino è un settore in sviluppo. A causa della crisi della Bse, i consumi di carne avicola sono saliti sensibilmente nel 2001.

Canali distributivi

La carne avicola che viene acquistata dai consumatori generalmente non è lavorata, anche se la trasformazione della carne avicola (in particolare la carne di tacchino) si è sviluppata notevolmente negli ultimi anni.

La distribuzione di carne avicola non lavorata è suddivisa come segue: il 36% tramite negozi tradizionali, il 48% nella GDO e il 16% nel settore catering. Fra le tre carni analizzate in questo studio, la carne avicola è quella meno venduta nei negozi tradizionali, anche se questa quota rimane alta.

Nella GDO, la proporzione del self-service rispetto al servizio al banco è stimata al 67%/33%. La carne avicola ha una quota più alta nel self-service rispetto ad altre carni.



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