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Commercializzazione

Commercial analysis of the sturgeon farming

of Monticini P.

Introduzione

La bibliografia riguardante le specie di Teleostei appartenenti all’ordine degli Acipenseriformi (Paddlefishes) risulta essere particolarmente esau-stiva sia per quanto riguarda la bio-logia, sia per quanto riguarda lo sfruttamento e il commercio di caviale o di carne di pesce. Negli ultimi anni, infatti, sono stati pubblicati numerosi lavori da parte di organizzazioni internazionali quali la FAO, Traffic Report e IUCN. Tutte le pubblicazioni trattano principalmente una determinata area geografica, quella del Mar Caspio e dei paesi frontalieri: Iran, Rus-sia, Kazakistan, Azerbaijan, Turk-menistan, maggiori produttori di caviale a livello mondiale, le cui acque interne sono habitat naturale di diverse specie di storioni. La bibliografia nazionale è limitata al Tortonese (anno 1970) e a qualche pubblicazione successiva, come il vo-lume pubblicato da Uniprom, 2001.

Il presente articolo è quindi incentrato sull’analisi delle tre specie autoctone di storione presenti in Italia (o che erano presenti a partire dall’inizio del 1900), alla rassegna delle specie introdotte successivamente e infine alla ricerca, se disponibile, di dati statistici relativi al commercio di caviale e prodotti derivati.

Sistematica

Le specie presenti in Europa appar-tengono a due generi distinti: Acipenser e Huso (Tortonese, 1970). Storicamente, quindi, fino all’inizio dello sviluppo industriale italiano, erano presenti sulla penisola italiana, in particolare sul lato adriatico, tre specie autoctone di storione:

– Acipenser sturio (Linnaeus, 1758): storione europeo. Diffusione: principalmente alto Adriatico, bacino del Po, Adige, Piave e Tagliamento; più raro sul versante tirrenico, fiume Arno e Tevere;

– Acipenser naccarii (Bonaparte, 1836): storione cobice. Diffusione: in sovrapposizione all’habitat di Acipenser sturio, esclusivamente alto Adriatico;

– Huso huso (Linnaeus, 1758): sto-rione ladano. Diffusione: la sua presenza era stata rilevata esclusivamente sul fiume Po.

Nota: i dati sulla diffusione degli storioni autoctoni sono relativi a rilevazioni effettuate molti anni fa; oggi le tre specie sono fortemente minacciate e praticamente scomparse dalle acque interne. Successivamente sono stati inseriti in allevamento, a fini di sfruttamento commerciale, esemplari appartenenti a specie alloctone di storione e loro ibridi tra cui:

– Acipenser transmontanus (Richardson, 1836): storione ameri-cano;

– Acipenser baerii (Brandt, 1869): storione siberiano.

Sistematica essenziale Huso huso (Linnaeus, 1758)

Fonte: FAO Fish-Guide

• Classe: Actinopterygii

• Ordine: Acipenseriformes

• Famiglia: Acipenseridae

• Genere: Acipenser

• Specie: Acipenser sturio (Linnaeus, 1758); Acipenser naccarii (Bonaparte, 1836); Huso huso (Lin-naeus, 1758); Acipenser trans-montanus (Richardson, 1836); Acipenser baerii (Brandt, 1869).

Descrizione

Pesci di grossa taglia dal corpo tipicamente squaliforme con caratteristiche primitive, coda di tipo eterocerca, mancanza di scaglie, presenza di grosse placche ossee lungo l’asse longitudinale; la bocca in posizione infera è priva di denti, lo scheletro è in gran parte formato da cartilagine. Trattasi di pesci eurialini migratori obbligati, cioè che trascorrono obbligatoriamente una fase del loro ciclo biologico in mare e l’altra in acque interne con salinità molto più bassa. Nel caso specifico, gli storioni sono pesci anadromi, cioè svolgono la fase di crescita in mare e si riproducono in acqua dolce (Zerunian, 2002). La fase riproduttiva del ciclo (uguale in tutte le specie) viene portata a termine dopo una migrazione di durata non sempre ben determinabile da acque salate. La maturazione degli organi sessuali (differente da specie a specie) avviene in età molto avanzata. Il genere ha caratteristiche di notevole longevità. Le uova di grosse dimensioni sono adesive. L’alimentazione è basata su microinvertebrati del Benthos e da pesci di piccola taglia attraverso l’ausilio di bocca retrattile e bargigli.

Riproduzione in ambiente controllato

Da una ricerca bibliografica (non sempre recente) risulta che gli storioni nel loro ambiente naturale non si riproducono ogni anno, ma comunque completano il loro ciclo biologico numerose volte durante la loro vita. I maschi raggiungono la maturità sessuale più precocemente rispetto alle femmine. La maturità sessuale varia da specie a specie e viene raggiunta dopo molti anni. La stagione riproduttiva inizia in primavera e si protrae in estate, le variabili anche in questo caso risultano essere l’area geografica interessata, la specie presa in esame e la temperatura, che può oscillare da 8°C a 20°C circa.

Le uova demersali, di grosse dimensioni (di diametro variabile a seconda delle differenti specie), sono adesive e vengono deposte su fondali a una profondità tra i 5 e i 10 metri, con scarsa corrente e con un fondale prevalentemente di tipo sassoso. Le larve sono dotate di grosso sacco vitellino. I giovanili di storione migrano in mare entro i tre anni e vi rimangono fino al raggiungimento della maturità sessuale.

Gli storioni allevati in cattività non raggiungono spontaneamente la maturazione degli organi sessuali. Le tecniche utilizzate per l’induzione alla riproduzione consistono nell’utilizzo di sostanze ormonali sia naturali che di sintesi: Sturgeon pituitary powder (SPP) in soluzione salina, Carp pituitary extract (CPE), Gonadotropin releasing hormone (GnRH), somministrati tramite iniezioni intramuscolari (Barnabé, 1989; Carolsfeld, 1993). Spesso, per aumentare l’efficacia del trattamento d’induzione alla maturazione dei gameti, in bibliografia viene riportato l’utilizzo combinato di analoghi di sintesi LH-RH (GnRH) e di antagonisti della dopamina quali il pimozide (Barnabé, 1989).

Legislazione di riferimento

Dal punto di vista legislativo gli storioni sono animali fortemente minacciati a causa del loro lungo ciclo biologico, della bassa resilienza, del notevole impatto antropico sugli habitat naturali (inquinamento, sbarramenti nei percorsi di risalita, cambiamento nella conformazione dei corsi d’acqua) e del cambiamento climatico (variazione della portata dei fiumi, variazione nelle precipitazioni piovose che determinano il livello dei fiumi). Lo sfruttamento indiscriminato a fini commerciali e la pesca di frodo in particolare dei paesi costieri del Mar Caspio sono stati causa di una presa di coscienza a livello internazionale che ha portato a norme legislative molto restrittive ma condivise.

Le normative di riferimento a livello europeo sono: la Direttiva Habitat (Dir. 92/43/CEE), relativa alla conservazione degli habitat na-turali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche, e il Regolamento n. 338/1997/CE del 9 dicembre 1996 – Protezione delle specie di flo-ra e fauna selvatiche mediante il controllo del loro commercio qua-le implementazione a livello comunitario della Convenzione di Washington (CITES). Degna di nota la risoluzione CITES (Conf. 10-12 giugno 1997) sugli Acipenseriformi, firmata in occasione della X Conferenza delle Parti di Harare – CoP. 10 (Zimbawe). Rispetto alle specie oggetto di questo articolo:

• Acipenser sturio: è stato inserito nella CITES Appendix II nel 1975, e successivamente spostato in Appendix I nel 1983. Nel 1996 è stato dichiarato Critically endangered dalla IUCN;

• Acipenser naccarii: questa spe-cie è stata inserita in CITES Ap-pendix II nel 1998. È inoltre in Allegato 2 della Direttiva 92/43/CEE del 21 maggio 1992. Dichiarato Critically endangered dalla IUCN nel 2010:

• Huso huso: inserito nell’Appendix II della CITES nel 01-04-1998 Rev. CoP. 14, 1996. Dichiarato endangered nel 1996 dalla IUCN;

• Acipenser transmontanus: risulta nell’Appendix II della CITES. Rispetto alla IUCN risulta last concern;

• Acipenser baerii: risulta nell’Appendix II della CITES. Rispetto alla IUCN risulta endangered.

Rilevazioni statistiche

Sono state indagate le seguenti basi di dati: FAO FISHSTAT Plus, lo United Nations Commodity Trade Statistic Data Base (UNData) e lo United Nations Commodity Trade Statistic Database (COMTRADE). Il database di UNData non fornisce informazioni relative al commercio di carne di storione o di caviale. Per quanto riguarda il FAO FISHSTAT Plus, sono disponibili i dati relativi a Capture production by group of species, in quantità (tonnellate) a partire dal 2004 fino al 2010 (Tabella 1). La quota di mercato sul globale sembra residuale, inoltre il trend è a segno fortemente negativo. Il dato è da ritenersi onnicomprensivo di tutte le catture (legali) registrate, non si fa menzione delle specie coinvolte e oggetto di indagine statistica, non risultano i paesi coinvolti. Sembra che il dato si riferisca a produzioni di carni e non di caviale.

Altra tabella disponibile è la International export of fisheries commodities by FAO ISSCAAP (Tabella 2). I dati sono riportati con cadenza decennale, il trend è sempre in discesa, la percentuale di mercato sul totale delle export di questa sezione è in media di 0,04% punti percentuali.

La terza e ultima tabella analizzata è la World aquaculture production by species group (Tabella 3).

Il dato fornito, oltre ad essere in ascesa, risulta in contrapposizione con i dati relativi alla Capture production; questo significa che tutta la produzione è orientata a metodologie di allevamento in ambiente controllato di tipo sostenibile, senza cioè andare ad intaccare gli stock selvatici. Si è infatti passati da una produzione di circa 4.087 tonnellate nel 2002 ad una di 40.273 tonnellate dopo soli otto anni. Il trend del valore, anche se non è aumentato della stessa percentuale, dimostra un grosso incremento, da 34 milioni USD nel 2002 a 171 milioni USD nel 2010 (in pratica con un incremento di cinque volte).

Rispetto alle produzioni sopra esaminate e comparando con le informazioni reperite sui siti italiani, i prodotti derivati dall’allevamento di storione (oltre al caviale) sono principalmente tipo affumicato e fresco in filetti.

Rispetto alla base di dati FAO ISSCFC, la Tabella 4 (relativa alla produzione globale di caviale) prospetta un trend di mercato in forte calo, in particolare nel periodo 2008-2009, con una produzione (depurata da altri prodotti succedanei, come previsto dal CODEX) che nel 2007 era pari a 119 tonnellate e poi è scesa nel 2009 a solo 60 t. La situazione italiana parla di circa 24 t prodotte da un’azienda leader di mercato durante il 2006; quindi il nostro paese è comunque tra i primi posti a livello internazionale per questo importante segmento di mercato.

La terza base di dati investigata è quella più esaustiva e ricca di riflessioni. Si tratta di United Nations Commodity Trade Statistic Database (COMTRADE). Viene riportato il codice della Commodity Code: Preparation of meat, of fish or of crustaceans, molluscs or other invertebrates (Cod. 16, Preparazione di carne, di pesci o di crostacei, di molluschi o di altri invertebrati); Prepared or preserved fish, caviar and caviar substitutes prepared from fish eggs (Cod. 1604, Preparazioni e conserve di succedanei di pesce, caviale e suoi succedanei preparati con uova di pesce); Caviar & caviar substitutes prepared from fish eggs (Cod. 160430, Caviale e suoi succedanei preparati con uova di pesce). Le prime riflessioni sono a livello globale dei maggiori paesi importatori e dei maggiori esportatori (dato in valore) e del valore globale sia di import che di export nel periodo 2008-2010 (Tabelle 5 e 6).

Tra i maggiori paesi importatori abbiano il Giappone con 237 milioni di USD, seguito da due paesi europei, Germania e Francia; quest’ultima viene annoverata anche tra i paesi in cui, negli ultimi anni, si sono affermati impianti di allevamento per storioni. Generalmente il segmento di mercato, a parte i primi quattro paesi della lista, è polverizzato; la quota Altri (“Other reporters”) copre infatti una quota superiore a circa il 40% del totale.

Tra i maggiori paesi esportatori abbiamo la Cina, che detiene una quota di mercato pari a circa il 25%, con 361 milioni di USD, segue la Bielorussia con 199 milioni di USD, poi, distaccati, Corea e Germania con circa 100 milioni di USD. Anche in questo caso la quota Altri (“Other reporters”) copre una notevole fetta di mercato con quasi 600 milioni di USD, circa il 45% del totale.

I trend cumulati del periodo 2008-2011 sia di import che di export (Tabelle 7 e 8) non risultano ben interpretabili, anche se mediamente si attestano, per quanto riguarda le importazioni, su valori intorno ai 330 milioni di USD e, per quanto riguarda le esportazioni, su valori intorno ai 350 milioni di USD.

Sicuramente i dati del 2008, ad oggi, non sono più raggiungibili, rispettivamente con 384 milioni di USD per le importazioni e 411 milioni USD per le esportazioni.

Il dato della produzione italiana con i relativi paesi partner è disponibile a partire dal 2007 fino al 2011 (Tabelle 9, 10, 11 e 12). La situazione italiana presenta un saldo positivo in quanto i dati disponibili relativi ai paesi partner esportatori sono superiori a quelli importatori. Anche i dati cumulati in valore per anno dimostrano chiaramente che le importazioni sono di molto inferiori alle esportazioni, con un saldo attivo di circa 10 milioni di USD nel 2011, valore mantenuto a partire dal 2007.

Valutazione qualitativa del caviale

Il caviale o meglio la sua definizione è stata normata per la prima volta in modo univoco dalla Codex Alimentarius Commission nel 2010 (Standard for Sturgeon Caviar CODEX STAN 291 – 2010). Fondamentale dichiarare che le uova prodotte devono provenire specificatamente da specie appartenenti alla famiglia degli Acipenseridae (tra cui i generi Acipenser e Huso). Caviale prodotto da differenti specie o lotti non può essere mischiato. Le uova di storione sono “gradate” in base al loro colore e alla loro dimensione, fattori in stretta correlazione con la specie di storione presa in esame, la taglia e quindi l’età dell’esemplare. Più le uova sono piccole e di colore chiaro, più spuntano alte quotazioni sui mercati. Delle numerose specie di storioni soltanto alcune, provenienti dall’area del mar Caspio, hanno una produzione di caviale tale da essere sempre disponibile sui mercati internazionali; secondo il Codex trattasi di caviale definito come “caviar from non-ovulated eggs”:

• tipo Beluga – prodotto da Huso huso;

• tipo Ossetra – prodotto da Acipenser gueldenstaedtii e Acipenser persicus;

• tipo Sevruga – prodotto da Acipenser stellatus.

Il caviale derivato da esemplari allevati in impianti di acquacoltura è principalmente di origine francese e italiana, con produzioni sicuramente di tipo più sostenibile rispetto a prodotti derivati da animali selvatici. Infatti il caviale prodotto non “sacrifica” gli animali; anche il Codex definisce come “caviar from ovulated eggs” il caviale ottenuto con queste tecniche.

Per storioni senza il nome comune oppure per esemplari non puri, l’origine del caviale deve essere ri-portata indicando le sigle d’identificazione delle specie di storioni (es.: Huso huso, HUS; Acipenser baerii, BAE); per quanto riguarda gli ibridi viene utilizzata la seguente formula:

“Female species code X Male species code”; YYY x XXX.

Interessante e degna di nota la parte relativa ai contaminanti, che fa espresso richiamo al FAO Code of Practice for Fish and Fisheries Products: infatti, per le specie riprodotte in cattività tramite induzione ormonale risulta fondamentale il residuo nel prodotto finale, mentre per il prodotto originato da esemplari di cattura risulta importante il livello di contaminanti ambientali.

In entrambi i casi, fondamentale risulta il tempo di sospensione (tempo minimo espresso in gradi giorno intercorso tra l’ultima somministrazione, trattamento o contatto con i principi biologicamente attivi e la messa in commercio). Questo consente di abbassare la presenza di eventuali sostanze biologicamente attive nei tessuti su livelli non potenzialmente rischiosi e dannosi per la salute umana.



Pierluigi Monticini


Bibliografia

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