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La Grigia bulgara

of Gaddini A.

La Grigia bulgara (Balgarsko sivo govedo) è una razza autoc­tona appartenente al ceppo podolico, dotata di grande rusticità e resistenza alle avversità, che consentono un allevamento a basso impatto sull’ambiente e con limitato impiego di risorse da parte dell’allevatore.

Origine
Secondo zootecnici locali, la razza deriverebbe direttamente dal bovino selvatico, l’uro, diffuso nell’attuale Bulgaria fino al XVI secolo, che sarebbe stato addomesticato nella zona di Malashevo e Pianetz fino al monte Osogovo e alla pianura del fiume Struma, nel Sud-Ovest della Bulgaria, i cui abitanti erano noti per essere abilissimi cacciatori di uri. L’Istituto archeologico nazionale con museo di Sofia conserva un vaso in ceramica del tardo Neolitico, della seconda metà del VI millennio a.C, da scavi del 2012-2013 a Kapitan Andreevo, in Tracia, presso il confine con la Grecia, che rappresenta un toro dalle ampie corna cavalcato da un uomo (o, secondo altri, da una donna, la dea Madre), e che, fermo restando il carattere di rappresentazione di fantasia e non di documentazione del reale, può dare indicazioni sul tipo di bovini presenti nell’area in quell’epoca e sul loro probabile carattere domestico. Studi craniologici in passato ipotizzarono l’origine della razza Grigia bulgara dall’incrocio tra bestiame grigio della steppa a corna lunghe del tipo primigenius (simile all’uro) e bovini illirici rossicci di ceppo Busha, di piccola taglia e a corna corte (tipo brachycerus), che in Bulgaria prende il nome dal massiccio dei monti Rodopi (Rodopsko kasorogo govedo). In effetti, la Grigia bulgara manifesta caratteristiche meno spiccatamente “podoliche” delle altre razze grigie, con cranio meno allungato e corna più corte. La Grigia e la Illirica erano di gran lunga i tipi più diffusi in Bulgaria, come in molti paesi balcanici, prima dell’avvento delle razze cosmopolite. Fin dal 1915 iniziò un’attività mirata alla protezione delle razze, con la fondazione delle prime associazioni di allevatori, e nel 1929 fu istituito il Libro genealogico del Sivo mestno govedo (bovino grigio locale). A causa però delle differenze di condizioni naturali ed economiche in cui si sviluppava la selezione e dei suoi diversi livelli e obiettivi, la popolazione grigia rimase molto poco tipizzata. Alla fine della seconda guerra mondiale le razze locali, in Bulgaria, andarono incontro ad un brusco calo, per la sostituzione con razze cosmopolite specializzate o loro incroci, come accadde a molte altre razze autoctone rustiche nel mondo, per la loro maturazione tardiva, bassa produttività e accrescimenti limitati. Dopo il 1961 la Grigia bulgara era sull’orlo dell’estinzione, ma lo Stato comunque ne garantì la conservazione in istituti pubblici di ricerca. Al termine del regime socialista, nel 1990, molti animali furono però venduti o macellati perché la fine del sostegno statale rese il loro allevamento non sostenibile. Alla fine del XX secolo la Grigia esisteva solo in due aziende statali nella parte orientale della Bulgaria, la KOS a Drachevo, presso la cittadina di Sredets, e il Centro di Ricerca Kabijuk DP, a Shumen, oltre ad alcune aziende private nelle zone montagnose o collinari dei Balcani centrali e Antibalcani centrali (Sashtinska Sredna Gora) e sui massicci Rila-Rodopi e dello StrandŠ¾a. Nel 2005 rimanevano solo 20 vacche. La ripresa della razza nel terzo millennio è dovuta ai programmi di sostegno per la sua conservazione, introdotti perché le sue caratteristiche rendono difficile la sua vitalità economica. La protezione della razza appare particolarmente importante perché consente un tipo di allevamento sostenibile a basso impatto ambientale, in linea con le richieste dei consumatori.

Due razze o una?
Fino a pochi anni fa molti zootecnici distinguevano in Bulgaria due razze podoliche, la Grigia bulgara (Balgarsko sivo govedo) e la Iskar (Sivo iskarsko govedo), di dimensioni maggiori e più produttiva, il cui nome derivava dal nome dal fiume Iskăr o Isker, il più lungo della Bulgaria, che i latini chiamavano Oescus, affluente del Danubio. Le due razze si sono fuse e oggi Grigia bulgara e Iskar si considerano sinonimi. Per il professor Yanko Gorinov, uno dei massimi esperti della razza, la popolazione attuale ha caratteristiche intermedie tra i due stipiti originari, e va definita come razza Grigia bulgara.
La Iskar ebbe origine nelle regioni di Plovdiv, Haskovo, Burgas, Smoljan e Stara Zagora, nell’area intorno ai fiumi Iskar, Vit, Osam e Rositsa, dove la disponibilità d’acqua forniva abbondanti risorse foraggere e permetteva di operare una selezione per un tipo bovino da latte diverso dal bestiame grigio originario. La maggior parte degli studi prodotti nel passato sono descrittivi e riferiti alla varietà Iskar; solo di recente la ricerca si è rivolta alla razza rustica delle origini. Nel 1951 Mason citava la Iskar come razza della steppa a triplice attitudine, in parte di sangue brachicero, nata come varietà di pianura della Grigia bulgara, mentre la varietà montanara più piccola (Stara planina) era estinta. Nel gennaio 2008 il bestiame Grigio bulgaro fu giudicato addirittura non più esistente e si annunciò la sospensione dei sussidi, che dovevano essere riconosciuti solo al bestiame Iskar. La sospensione rientrò in seguito alle proteste degli allevatori. Il Libro genealogico è stato istituito nel 2008 ed è tenuto dall’Istituto di Scienze Animali (Institut po Zhivotnovadin Nayki) a Kostinbrod, alla periferia di Sofia, a cura del prof. Yanko Gorinov.

Influenza su altre razze
Il valore della Grigia bulgara è testimoniato dalla sua influenza sulle razze grigie dei Paesi circostanti. La Boz Irk (Grigia turca) deriva dalla Iskar ed è anche denominata Pleven, dal nome della città bulgara da cui provenivano i riproduttori. In Romania, la Dobrogeană, sottorazza oggi estinta della Grigia della steppa rumena, derivava dalla Iskar, e ha dato origine, per incroci di assorbimento, alla Rossa di Dobrugia. La sottorazza prendeva il nome dalla zona di diffusione, la Dobrugia meridionale, che oggi fa parte della Bulgaria, ma tra il 1913 e il 1940 era territorio rumeno. Anche la vecchia podolica greca, oggi estinta, era considerata derivata dalla Iskar e gli zootecnici consigliavano incroci con la razza bulgara per aumentare la taglia dei bovini greci. In Bulgaria, fino al 1981, la razza servì come base per la creazione di razze da carne, per incroci soprattutto con Hereford e Charolaise, oppure per razze da latte, ad esempio la Bruna bulgara (Balgarsko kafyavo govedo), approvata e riconosciuta negli anni ‘60, derivata da incroci di assorbimento con la selezione Montafon della Brown Swiss. Come negli altri Paesi balcanici, è fondamentale il ruolo del ceppo Simmental, inizialmente introdotto come incrociante sulla razza locale Kula, ora estinta. In seguito si usarono tori Simmental serbi o svizzeri su bovini grigi, nella parte nord-occidentale della Bulgaria, fino a creare la razza Balgarsko simentalsko govedo.

Diffusione e consistenza
La Grigia bulgara si è perfettamente adattata alle condizioni climatiche locali, avendo costituzione sana, buone capacità di lavoro, alta vitalità e resistenza alle malattie, buona resistenza al caldo e al freddo, al vento, alla siccità, agli insetti e ai parassiti. L’allevamento è estensivo, con pascolo stazionario, in zone marginali, sui massicci dello StrandŠ¾a, del Rila-Rodopi, del Sakar, della Sredna Gora centrale, sui Balcani centrali e nelle regioni di Shumen e di Varna. In anni recenti c’è stata una forte diffusione nelle regioni della Bulgaria sud-occidentale. La razza non è allevata nelle valli del nord del paese, nelle regioni della valle del Danubio, del Ludogorie e della Dobrugia. Al 31 dicembre 2017, nel Libro genealogico erano iscritti 3.294 capi, di cui 73 tori e 2.937 e 284 giovenche, in 102 allevamenti. L’attività di ricerca degli allevamenti e dei capi della razza è durata quindici anni e si è conclusa nel 2016. Non risultano al momento capi della razza non iscritti al Libro genealogico.

Morfologia
Come eredità del passato di animale da lavoro, i bovini grigi bulgari hanno taglia media, corporatura robusta, tronco breve e relativamente asciutto, ossatura compatta e robusta, muscoli potenti e tendini solidi. I caratteri da latte non sono molto accentuati. La testa è moderatamente larga, allungata, proporzionata al corpo, con fronte rettilinea o leggermente concava tra le orbite, occhi vivaci, neri, di medie dimensioni, orecchie piccole e mobili, abbondantemente rivestite, all’interno, di peli che fuoriescono di alcuni centimetri dal padiglione, soprattutto nei tori. Il musello è nero, con narici ben definite e peli lunghi e radi. Le corna devono essere a forcone (e non sono ammesse eccezioni) di colore grigio-biancastro con punte nere; sono più spesse, corte e dirette lateralmente, in avanti nei tori. Il collo è di media lunghezza, di direzione corretta e ben attaccato al tronco, con giogaia ben sviluppata; nei tori è eretto e ben muscolato, dando un aspetto imponente alla testa. La linea dorsale è rettilinea, breve e senza difetti, con fianchi, dorso, lombi e groppa ben connessi e relativamente ben muscolati, grazie all’intenso movimento dell’animale, al pascolo tutto l’anno. Il torace è profondo e moderatamente ampio; nelle vacche è ben sviluppato e di buone dimensioni, come anche l’addome, adatto all’ingestione di foraggi grossolani e voluminosi. La groppa non è molto larga ed è nettamente spiovente verso il posteriore. La coda è sottile, lunga e termina con un folto ciuffo, a pigmentazione scura. Gli appiombi sono sempre stati oggetto di speciale attenzione, dato il passato di animale da lavoro della razza. Gli arti sono asciutti e correttamente diretti, con articolazioni ben sviluppate e tendini asciutti. Il bestiame, di tipo rustico, ha un passo leggero, veloce e facile, e le vacche sono note per la loro corsa con caratteristica andatura al trotto veloce. Gli unghioni sono piccoli e accostati, i metacarpi e i metatarsi tendono ad essere verticali. Il mantello è grigio, con sfumature dal grigio scuro al grigio chiaro, di rado giallastre nelle vacche. Come in molte altre razze podoliche, nei tori il treno anteriore è più scuro. Attorno agli occhi, e soprattutto sotto di essi, è presente una macchia nera. La pelle è spessa, morbida ed elastica, con pelo rado e soffice; la pelle all’interno delle orecchie è giallo chiaro e oleosa. La pigmentazione è scura e solo nella zona della mammella, del perineo e tra le zampe anteriori il colore è giallo pallido. Come nelle altre razze podoliche, i vitelli alla nascita sono fromentini.

Dimensioni
La taglia della razza è media, con altezza al garrese di circa 129 cm per i maschi e 119 cm per le femmine (per la varietà Iskar si registravano rispettivamente 140 e 122 cm). Il peso corporeo medio è di 560 kg per i maschi e 380 kg per le femmine, mentre per la varietà Iskar sono riportati rispettivamente 650 e 440 kg. Il peso alla nascita è di 23 kg per i maschi e 20 kg per le femmine.

Caratteristiche produttive
La Grigia bulgara ha alta adattabilità a condizioni ambientali difficili ed è nota per la sua longevità, con una carriera produttiva di 17 anni. A causa dell’età avanzata al primo accoppiamento, l’età media al primo parto è di 40 mesi, con tassi di fertilità dell’89%. La maggior parte dei vitelli nasce in primavera, data anche la prevalente stagionalità delle fecondazioni. Le vacche Grigie bulgare hanno una grande attitudine materna, prontezza e abilità a proteggere il vitello dai predatori e assenza di complicazioni post partum, grazie anche al basso peso del vitello alla nascita. Esse vanno naturalmente in asciutta allo svezzamento del vitello e non hanno problemi di mastite o altre disfunzioni della ghiandola mammaria. La lattazione della Grigia bulgara dura in media 190 giorni, con una produzione media di 975 kg e un contenuto in grasso medio del 4,1% con estremi da 3,6 a 4,5% (per la Iskar era descritta una produzione media per lattazione di 1.900 kg, con intervallo da 1.800 a 2.000 kg e un contenuto in grasso da 4,2 a 4,5%). Per la carne si registrano accrescimenti medi giornalieri di 905 grammi e rese al macello del 52-55%. La carne è piuttosto grassa ed è adatta per la produzione di in­saccati. In Bulgaria esistono diversi prodotti insaccati a base di carne bovina, tra i quali il salame Gornooryahovski Sudzhuk, tipico della città di Gorna Orjahovica, nella regione di Veliko Tărnovo, di sola carne bovina, che dal 2011 ha ottenuto dall’Unione Europea la registrazione come Indicazione Geografica Protetta (Igp), le Specialità Tradizionali Garantite (Stg) Pastarma govezhda di sola carne bovina cruda pressata e stagionata, e il Lukanka panagyurska, insaccato misto di bovino o bufalo e suino.

Protezione
L’attività di miglioramento genetico si svolge in particolare nelle due aziende statali, la KOS di Sredets, e il Centro di Ricerca Kabijuk DP. I giovani animali sono valutati due volte in base a criteri morfologici e genealogici, per essere inseriti nel periodo di allevamento. Le giovenche con alte valutazioni sono anche valutate per le dimensioni. Gli allevatori della razza sono stati tra i beneficiari dei pagamenti dell’Unione Europea nel quadro del programma SAPARD (Programma Speciale di Adesione per lo Sviluppo Agricolo e Rurale), che fino al 2007 sosteneva l’adeguamento delle strutture agricole dei paesi dell’Europa orientale candidati all’adesione alla UE. Il pagamento era di e 200,00 per vacca e per giovenca gravida, e ha avuto influenza positiva creando condizioni per incentivare la riproduzione. A livello nazionale, nel quadro degli aiuti di Stato, sono stati anche erogati finanziamenti per la tenuta del Libro Genealogico e la registrazione di base degli animali, per organizzare manifestazioni di allevatori, per l’attività di ricerca e la costruzione di una struttura di miglioramento genetico della popolazione in numerose aziende controllate. In queste aziende si è intervenuto per interrompere l’impiego indiscriminato di riproduttori, impiegando solo tori di razza pura, come unico modo per conservare e stabilizzare il patrimonio genetico della popolazione. È stato anche prelevato seme da sei tori: nel 2017 si contavano 5.201 dosi, crioconservate presso un centro pubblico per l’inseminazione artificiale. L’applicazione delle attività di ricerca mirata e miglioramento genetico ha permesso di arrestare il calo delle consistenze della razza e nel 2012 i capi controllati sono aumentati del 42% rispetto al 2009.

Progetti svizzero-bulgari
Nel periodo 2000-2006 è stato svolto un progetto finanziato dalla Cooperazione Tecnica Svizzera per salvare quattro razze locali bulgare, due bovine (la Grigia bulgara e la Rodopi) e due ovine (la Karakachan e la Rossa ramata di Shumen). Sono state predisposte schede descrittive delle razze, offerta assistenza veterinaria, preparati piani di accoppiamento per le aziende, istituiti libri genealogici, create associazioni di allevatori e avviate iniziative promozionali, per sollevare l’interesse del pubblico e dei media. Da settembre 2012 a settembre 2017 si è svolto il progetto To link biodiversity protection and rural development in High Nature Value Territories by sustainable market mechanisms and reinforced public participation (“Collegare la protezione della biodiversità e lo sviluppo rurale in territori di alto valore naturalistico per mezzo di meccanismi di mercato sostenibili e di partecipazione pubblica rinforzata”), sostenuto da ONG bulgare e svizzere coinvolte nella protezione della natura e nell’agricoltura sostenibile. Tra di esse il WWF Bulgaria, Birdlife Bulgaria BBF (Bulgarian Biodiversity Foundation), Pro Natura, Birdlife Switzerland, l’associazione svizzera REDD (Réseau Échanges Développement Durable), Bioselena (Fondazione bulgara di Agricoltura biologica, ONG per la promozione dell’agricoltura biologica), e l’unico partner istituzionale del progetto, IASRJ, l’Agenzia esecutiva per la Selezione e la Riproduzione (Izpalnitelna Agentsiya po Selektsiya i Reproduktsiya v Jhivotnovadstvoto) del Ministero bulgaro dell’agricoltura e foreste. Nel 2016 il progetto ha vinto il prestigioso premio NATURA 2000 della UE, nella categoria “Benefici socio-economici”. La protezione delle razze autoctone rare era inserita nel “pacchetto sviluppo rurale sostenibile” e tra le attività messe in opera ci sono state quelle indirizzate alle conoscenza delle razze locali, in particolare da parte dei bambini, azioni di pubbliche relazioni, visite alle mostre delle razze e congressi. È stato curato il miglioramento delle condizioni di vita degli agricoltori nelle aree vicine a quelle protette, anche con la remunerazione dei servizi ecologici forniti. Il progetto ha coinvolto tutte le razze zootecniche bulgare, dato che la IASRJ, che supervisiona la gestione di libri genealogici di tutte le specie in Bulgaria, era uno dei partner del progetto. La IASRJ ha avviato l’installazione di un laboratorio genetico, con programma di controllo sistematico di tutti i capi appartenenti alle razze rare che ricevono aiuti UE e statali. Inoltre, sono stati istituiti un registro completo e una mappa digitale di tutti i detentori di razze rare.

Dati nazionali
In Bulgaria, secondo Eurostat, nel 2017 erano presenti 552.920 capi bovini, con un dato sostanzialmente stabile nel corso del decennio, mentre sono stati macellati 35.070 capi per un peso totale di 7.440 t, con una media di 212 kg per carcassa.
Andrea Gaddini

Nota
Un cordiale ringraziamento, per il prezioso aiuto prestato, al prof. Vasil Nikolov, presidente dell’Accademia Bulgara di Agricoltura, e alla prof.ssa Sonya Ivanova, capo del Dipartimento della Cooperazione internazionale e delle pubbliche relazioni dell’Accademia.

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Siti consultati
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www.amalthia.org
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ec.europa.eu/eurostat/data/database
www.ias.bg
ec.europa.eu/agriculture/quality/door/list.html



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