Produzione
I dati Eurostat indicano che, nell’ultimo decennio la produzione italiana di cozze è stata altalenante, con una tendenza generalizzata al ribasso, ed è passata da oltre 79.000 tonnellate nel 2011 a meno di 51.000 tonnellate nel 2020. È supportata quasi completamente dall’acquacoltura, anche se negli ultimi tre anni sono state registrate alcune catture di modesta entità provenienti dalla pesca (575 tonnellate nel 2020). Nel 2019 il settore nazionale comprendeva 240 impianti di mitilicoltura, gestiti da circa 550 imprese operanti individualmente o in associazione. Oltre l’85% della produzione è localizzato in 6 regioni: Emilia-Romagna, Marche, Veneto e Puglia rappresentano la quota maggiore del volume prodotto (73%), seguite da Sardegna e Campania.
La produzione italiana è distribuita su un’ampia varietà di zone che coprono 12 delle 20 regioni, e presenta un’elevata concentrazione sulla costa adriatica settentrionale. Nel 2019 la sola Emilia-Romagna ha fornito il 38% dei volumi nazionali con 20.095 tonnellate. Secondo i dati dell’Associazione Mediterranea Acquacoltori, ci sono all’incirca 87 produttori regionali che operano in 24 cooperative/aziende.
La Sardegna, che oltre a essere un importante produttore è anche un grande importatore di cozze da altre regioni italiane, presenta una situazione particolare. Le cozze, prodotte localmente o importate a metà della crescita da una cooperativa sarda per essere allevate nel Golfo di Oristano, sono vendute principalmente ad altre regioni italiane. L’alto livello delle vendite e il premio di prezzo delle cozze sarde sono dovuti alle condizioni naturali che favoriscono la produzione e la qualità organolettica dei mitili: alta salinità, continuo ricambio d’acqua dovuto alle correnti marine, buone condizioni microbiologiche dell’acqua, temperature miti. La cooperativa commercializza la propria produzione con un proprio marchio.
Volumi minori sono prodotti e commercializzati nell’ambito del regime biologico da soggetti che intendono ampliare il proprio mercato, in particolare per l’esportazione in Francia. Tuttavia, secondo un importante rivenditore italiano, la produzione sta crescendo con l’aumento della domanda italiana di prodotti biologici.
Le cozze sono vendute dai mitilicoltori in due forme: in corde (“trecce”) e sfuse. Le corde contengono impurità (cozze piccole, altri molluschi, alghe), mentre le cozze sfuse sono pulite. Secondo i soggetti intervistati, il passaggio del prodotto dalle corde allo sfuso comporta delle perdite (un “calo peso”) comprese tra il 15% e il 50%. Questa percentuale dipende dal grado di pulizia del prodotto, in particolare dal suo contenuto in alghe, erba e fango, e può diminuire qualora i mitilicoltori attuino ulteriori manipolazioni delle corde in fase di allevamento.
Le attuali statistiche di produzione non forniscono dettagli sulla quota di prodotto in corda e prodotto sfuso, quindi il volume effettivo di produzione di mitili in Italia non è certo. Secondo gli operatori del settore intervistati, la quota di prodotto in corda e sfuso varia da regione a regione, e la stima a livello nazionale è di circa il 45% del volume su corde e il 55% sfuso. In Emilia-Romagna la distribuzione stimata attribuisce l’80% alla corda e il 20% allo sfuso, mentre in altre regioni, come Sardegna e Liguria, il 100% dei volumi di cozze sarebbe venduto sfuso.
Il prezzo franco azienda di mitilicoltura è diverso per le cozze in corda e per quelle sfuse. I grossisti rivestono un ruolo importante nella catena di approvvigionamento, in quanto spesso nei loro centri di spedizione si effettuano le fasi di depurazione e confezionamento. Poche imprese, individualmente o in associazione fra loro (cooperative), gestiscono l’intera catena dalla produzione alla vendita al consumo (Tabella 1).
Risultati economici
La più recente relazione dello CSTEP1 fornisce un’analisi dei risultati economici conseguiti dal segmento “cozze su longline” nel 2018 che riguarda 224 aziende ed esclude la produzione di fondo. I dati mostrano le scarse entrate e prestazioni economiche del settore, con un profitto netto di 5 milioni di euro e una retribuzione media di 14.000 euro. La relazione dello CSTEP le attribuisce alla strategia commerciale di un settore frammentato: la scarsa organizzazione dei produttori nell’ambito delle Associazioni dei produttori (AP) e il persistere di tradizioni antiquate rendono difficile qualificare l’offerta italiana, come dimostrano i prezzi franco allevamento costantemente bassi negli ultimi anni. Secondo le stime dello CSTEP, oltre il 70% dei mitili è venduto mediante la commercializzazione di grossisti e l’Ho.Re.Ca., e la percentuale restante attraverso le piattaforme dei canali organizzati. Dal 2018 le aziende produttrici di mitili hanno avviato iniziative di integrazione verticale, in particolare in Veneto ed Emilia-Romagna, attraverso la creazione di centri di depurazione e di trasformazione dei prodotti. Questi investimenti sono stati favoriti dalle misure del FEAMP a sostegno dell’acquacoltura e hanno contribuito ad una maggiore aggregazione dell’offerta.
Scambi commerciali
Importazioni
Nel 2021 l’Italia ha importato 41.001 tonnellate di mitili (peso del prodotto) per un valore di circa 60 milioni di euro. Le cozze sono importate principalmente fresche (68% del volume delle importazioni italiane) e preparate-conservate (28% del volume delle importazioni italiane). Secondo i dati EUROSTAT-COMEXT le cozze fresche sono importate prevalentemente dalla Spagna e in misura minore dalla Grecia, mentre le preparazioni e conserve a base di mitili arrivano soprattutto dal Cile.
Secondo un dettagliante intervistato, i mitili cotti congelati rientrano nei volumi delle importazioni di preparazioni e conserve. I mitili freschi e le conserve di mitili rappresentavano il 91% del valore totale delle importazioni di cozze in Italia nel 2021. Tra il 2017 e il 2021 le importazioni di cozze fresche sono diminuite dell’11% in termini di valore, mentre quelle di cozze conservate sono aumentate del 14% (Tabella 2).
Esportazioni
Le esportazioni di mitili dall’Italia riguardano principalmente il prodotto fresco. Nel 2021 dall’Italia sono state esportate 6.531 tonnellate di cozze, 5.748 tonnellate delle quali di mitili freschi (88%). Le esportazioni di cozze fresche hanno avuto un valore di oltre 10 milioni di euro (68% del valore totale delle esportazioni). Nel 2021 le principali destinazioni erano la Svizzera (23% del valore delle esportazioni), la Francia (23%), i Paesi Bassi (12%) e la Germania (11%).
Consumo apparente
Nel 2020 l’offerta complessiva (produzione + importazioni) di mitili in Italia è stata di 110.526 tonnellate di peso vivo, con un rapporto abbastanza equilibrato tra produzione nazionale (46% del volume) e importazioni (54%). Il 7% di questa offerta è stato esportato, pertanto il consumo apparente può essere stimato al 93% dell’offerta complessiva, ossia in 103.328 tonnellate di peso vivo. Rispetto all’offerta nazionale, le esportazioni sono limitate.
Caratteristiche del mercato e dei consumi italiani
Presentazione del prodotto
In Italia le cozze sono vendute per lo più vive, fresche, per essere cucinate e consumate a casa o nei ristoranti. Le cozze, una volta pulite, depurate e selezionate, sono disponibili sul mercato per i consumatori finali in reti da 1 a 5 kg. Secondo il parere degli intervistati, le confezioni comunemente impiegate per l’esportazione in Francia sono sacchi in rete da 20-25 kg. A differenza di quanto avviene in Francia, la rimozione del bisso non è una pratica molto diffusa nel settore della mitilicoltura italiana. Negli esercizi al dettaglio si trovano anche cozze vive e confezionate in vassoi da circa 1 kg in atmosfera protettiva, pulite (private del bisso) e miscelate con altri molluschi (vongole), pronte per la cottura. Si registra una tendenza in crescita alla vendita di cozze cotte congelate in vaschetta, pronte da riscaldare e servire, riconfezionate insieme alla loro acqua di cottura in Atmosfera Modificata (MAP), sia in preparazioni con altri frutti di mare (gamberi, vongole), sia in preparazioni al 100% a base di cozze. La maggior parte di queste cozze congelate proviene dal Cile, e anche, in misura minore, dall’Italia e dalla Spagna.
Caratteristiche del mercato
Il mercato italiano delle cozze è caratterizzato da un elevato consumo, in quanto i mitili sono tra i prodotti ittici più economici e sono presenti in numerosi piatti della cucina italiana. I consumatori finali acquistano prevalentemente cozze fresche. La produzione italiana soddisfa pienamente la domanda di cozze fresche tra aprile e settembre, mentre tra ottobre e marzo viene integrata con importazioni provenienti da Spagna e Grecia. Il mercato, quindi, dipende in parte sulle importazioni, soprattutto da Spagna e Grecia per quanto riguarda le cozze fresche, e da Spagna e Cile per i prodotti congelati.
La segmentazione dei mitili freschi si basa principalmente sull’origine della produzione. Quando disponibili, le cozze di produzione nazionale sono preferite a quelle importate dall’estero, e sono vendute a prezzi più alti. All’interno della produzione italiana, si ritiene che le cozze allevate nella zona di Arborea (Sardegna) siano quelle di qualità migliore, grazie alle peculiari condizioni ambientali e alle buone caratteristiche organolettiche, e per questo beneficiano di un premio di prezzo elevato. Nel complesso il consumo domestico di mitili freschi è diminuito costantemente negli ultimi dieci anni. Durante la crisi legata al Covid-19, il calo dei consumi attraverso il canale Ho.Re.Ca. è stato compensato dall’aumento del consumo domestico, come dimostra il significativo aumento delle vendite di cozze nei supermercati nel 2021 (dati basati sulle interviste).
Consumi
Nel 2020 il consumo apparente pro capite italiano di prodotti della pesca e dell’acquacoltura ha raggiunto i 31,21 kg di peso vivo/anno. L’Italia si è classificata al quarto posto a livello dell’UE in termini di consumo pro capite, e al quarto per spesa nominale pro capite delle famiglie per i prodotti della pesca e dell’acquacoltura, con un valore di 207 euro pro capite/anno2.
Il consumo domestico di cozze è stato stimato in 26.244 tonnellate di prodotti nel 2021 e in 27.760 tonnellate nel 2020 (questo volume riguarda solo le cozze fresche consumate a casa, quindi non può essere confrontato con il mercato apparente che è indicato in peso vivo e copre tutte le presentazioni e l’Ho.Re.Ca3).
I consumi delle famiglie sono diminuiti costantemente nell’ultimo decennio, riportando tra il 2012 e il 2021 un calo del 32% in volume e del 26% in valore nominale (33% in termini reali4). Nel periodo 2018-2020 il volume del consumo domestico di cozze fresche è rimasto sostanzialmente stabile. Anche la quota del volume di consumo dei mitili rispetto al consumo totale di prodotti ittici è diminuita dal 12% all’8% nel periodo.
Grazie ai prezzi medi più bassi rispetto a vongole e calamari i mitili nel 2020 costituivano ancora il 50% in volume del consumo di molluschi, e, sempre nel 2020, il tasso di penetrazione del consumo domestico di mitili freschi è stato del 19,4%60. Nel 2020 il consumo pro capite di cozze in Italia è stato di 1,73 kg/anno, il che colloca il Paese al terzo posto nell’UE dopo Spagna e Francia (Tabella 3). Il consumo è altamente stagionale e registra picchi:
Il consumo mensile delle famiglie oscilla tra le 1.500 e le 3.500 tonnellate/mese. Secondo i soggetti intervistati, l’Ho.Re.Ca. copre una quota consistente del consumo nazionale, in particolare in estate nelle zone turistiche. Non sono tuttavia disponibili informazioni dettagliate su questo mercato.
Durante la crisi legata al Covid-19 la chiusura del settore Ho.Re.Ca. (in Italia e Francia) ha dirottato parte dei volumi di prodotti ittici sui supermercati, generando un forte aumento delle vendite tramite questo canale, in particolare nel 2021.
Nel 2022 ci si attende che le vendite al dettaglio siano inferiori, anche per l’effetto dell’inflazione dei prezzi.
Trasmissione dei prezzi nella catena di approvvigionamento
Prezzi di prima vendita
Secondo Eurostat, gli studi economici nazionali e gli operatori intervistati, i prezzi di prima vendita delle cozze mediterranee sono rimasti sostanzialmente stabili nel periodo 2016-2020, passando da 0,84 €/kg (2016) a 0,90 e/kg (2017) per raggiungere 0,88 €/kg nel 2020. Sulla base dei prezzi forniti durante le interviste, i prezzi Eurostat corrispondono molto probabilmente alle cozze vendute in corde (“trecce”), senza lavorazione. Si tratta del prodotto venduto da un produttore ad un centro di depurazione e spedizione.
Ismea Mercati fornisce i prezzi medi nazionali mensili. I dati sono disponibili per gli anni 2021 e 2022. Il prezzo indicato per le cozze vive e depurate franco azienda è di:
Questi prezzi molto probabilmente sono riferiti a cozze sfuse ottenute da corde. Tuttavia, solo di rado sono i produttori stessi a gestire la depurazione, più spesso si tratta di grossisti dotati di centri di depurazione e spedizione. Solo poche aziende, singole o associate, gestiscono l’intera catena di approvvigionamento, dalla produzione alla vendita e fino al consumo. I dati Ismea corrispondono quindi ai prezzi franco azienda di queste poche aziende o ad un prezzo alla spedizione.
Secondo quanto emerso dalle interviste con gli operatori, il prezzo delle cozze alla produzione varia a seconda del tipo di prodotti:
Il prezzo varia notevolmente da una regione all’altra in base:
Pertanto, il prezzo medio annuo nel 2019 (fonte: Associazione Mediterranea Acquacoltori – AMA su dati MiPAAF-UNIMAR) variava da 0,51 €/kg (Molise) a 2,21 €/kg (Sardegna). Secondo un dettagliante intervistato, i prezzi tendono ad essere più bassi nelle regioni dell’Adriatico settentrionale, dove la concorrenza tra i produttori è più serrata a causa dell’elevata concentrazione di aziende. Inoltre, in Emilia-Romagna circa due terzi della produzione è venduta in corda (stime EUMOFA 2019 espresse dagli stakeholder locali), mentre la produzione sarda ha un’alta quota di cozze sfuse.
Secondo l’esperienza di un rivenditore, al momento dell’acquisto i mitili biologici hanno un premio di prezzo di 0,50 €/kg rispetto ai prodotti standard. Un produttore biologico al 100% asserisce che la sua certificazione viene valutata solo per le esportazioni in Francia, mentre sul mercato nazionale i suoi prodotti sono di solito venduti come prodotti standard a causa della scarsa richiesta di mitili biologici.
Dal 2020 le parti interessate segnalano significative fluttuazioni dei prezzi di prima vendita. Durante la crisi legata al Covid-19 (da marzo 2020 all’ultimo trimestre del 2021), secondo i produttori dell’Emilia-Romagna i prezzi per le cozze in corda sono scesi a 0,50 €/kg (-0,20 €/kg). Negli ultimi mesi del 2021 i prezzi hanno iniziato a risalire (0,60 €/kg) e persino a registrare un leggero aumento a inizio 2022 (0,70-0,75 €/kg).
Prezzi all’importazione e all’esportazione
Come già accennato, il commercio italiano di cozze riguarda principalmente il prodotto fresco (68% del volume delle importazioni e 88% di quello delle esportazioni nel 2021) e preparazioni e conserve a base di mitili (28% del volume delle importazioni e 10% di quello delle esportazioni). Tra il 2017 e il 2021 i prezzi delle cozze fresche d’importazione sono aumentati del 23%, mentre quelli di esportazione solo del 10%. I prezzi delle importazioni e delle esportazioni sono aumentati in modo relativamente costante nel corso del periodo, con l’eccezione di un calo dei prezzi delle importazioni e di un picco dei prezzi delle esportazioni nel 2018. Secondo le interviste rilasciate dagli operatori, il calo dei volumi di importazione nel 2020 e nel 2021 e l’inflazione dei prezzi di importazione nel 2021 potrebbero essere motivati da una fornitura insufficiente dalla Galizia (a causa di una fioritura di biotossine) e dalla Grecia (elevata mortalità causata da ondate di calore).
Nel 2020 la chiusura prolungata del settore Ho.Re.Ca. francese (a causa dello scoppio del Covid-19) ha condizionato l’attività degli esportatori italiani, come dimostra la diminuzione dei volumi di esportazione: un produttore riferisce che di solito vende dal 30 al 60% dei suoi volumi alla Francia.
Nel periodo 2017-2021 i volumi delle importazioni di preparazioni e conserve a base di mitili sono aumentati (+12%) con una crescita relativamente costante. Nel frattempo i prezzi all’importazione hanno oscillato, scendendo a 2,36 €/kg nel 2018 prima di raggiungere un picco nel 2019 e 2020 (2,70 €/kg), per poi tornare infine a un valore paragonabile a quello del 2017 (2,58 €/kg nel 2021).
Le importazioni di preparazioni e conserve a base di mitili provengono principalmente dal Cile, che nel 2021 ha coperto il 76% del valore delle importazioni. I volumi delle esportazioni sono trascurabili (<1.000 tonnellate) e sono diretti principalmente verso Germania, Francia e Regno Unito. I prezzi all’esportazione hanno raggiunto il livello più basso nel 2020 (5,37 €/kg) a fronte di volumi elevati (924 tonnellate).
Prezzi all’ingrosso
L’analisi dei prezzi all’ingrosso è a cura della BMTI, Borsa Merci Telematica Italiana. Sono forniti i prezzi per tre tipi di prodotto: cozze italiane, cozze sarde di Arborea e cozze importate dalla Spagna. I dati relativi al 2019-2021 mostrano che le cozze italiane “standard” tendono ad avere un valore leggermente superiore rispetto alle cozze d’importazione spagnola, con un divario di prezzo sul mercato di Roma compreso tra 0,10 e 0,30 €/kg. Sul mercato di Roma le cozze di Arborea godono di un cospicuo premio di prezzo nell’ordine di 0,30-0,60 €/kg rispetto ad altri mitili italiani, e sono vendute in media a 2,00 €/kg. Il prodotto nazionale viene commercializzato principalmente nei mesi primaverili ed estivi, mentre nei mesi autunnali e invernali l’offerta è composta prevalentemente da prodotto spagnolo.
Come evidenzia un’analisi economica del settore, fino al 2019 i prezzi all’ingrosso dei mitili sono stati stabili. Tuttavia, tra i mercati esistono notevoli variazioni, in gran parte determinate dalle dimensioni dei mercati stessi e dalla tipologia prevalente di acquirenti.
Mentre tutti i prezzi dei mitili sono rimasti relativamente stabili nel corso del 2019, del 2020 e dei primi trimestri del 2021, oscillando intorno ai 2,00 €/kg per le cozze di Arborea e tra 1,40 e 1,80 €/kg per i mitili italiani “standard”, dopo settembre 2021 si è verificato un brusco aumento.
Le cozze di Arborea hanno raggiunto i 2,37 €/kg e le altre cozze italiane i 2,25 €/kg sul mercato di Roma. A inizio 2022 le quotazioni hanno continuato a salire. La BMTI spiega questa tendenza con la concomitanza di diversi fattori: un aumento generale dei costi di gestione (energia, materie prime), un livello di domanda molto elevato e un calo dell’offerta estera.
A partire da marzo 2021, l’analisi di mercato trimestrale della BMTI evidenzia un aumento consistente dei prezzi dei prodotti ittici e dei frutti di mare freschi, con una rapida accelerazione nell’ultimo trimestre dell’anno (+5,4% a settembre 2021 rispetto a settembre 2020). L’inflazione al consumo per i prodotti ittici ha continuato a crescere all’inizio del 2022, a causa dell’aumento dei prezzi dell’energia, dei costi delle materie prime e dei maggiori costi del carburante per i pescherecci. Gli operatori del settore intervistati confermano questa tendenza. Un rivenditore, inoltre, collega l’inflazione dei prezzi d’acquisto e dei prezzi al consumo alla concomitanza di un deficit dell’offerta estera e di un’accelerazione della domanda. A suo avviso, una fioritura di biotossine in Galizia ha portato a un calo di oltre il 50% delle esportazioni spagnole nel 2021 e 2022, mentre in Grecia le ondate di calore hanno causato un’elevata mortalità. Questo rivenditore segnala un significativo aumento delle vendite di pesce e cozze nei supermercati nel 2021 dovuta al reindirizzamento dal settore Ho.Re.Ca., chiuso durante la crisi Covid. Ma a inizio 2022 si registra un forte calo delle vendite nei supermercati (–24% per i volumi di cozze rispetto al 2021) causato dalla riapertura del settore Ho.Re.Ca. e dall’aumento dei prezzi.
In base ai dati di EUMOFA (Europanel), nel 2021 il prezzo medio dei prodotti freschi a base di cozze per consumo domestico oscillava tra 2,34 €/kg e 2,91 €/kg. Il prezzo medio può variare a seconda della forma di presentazione/conservazione, ma non sono disponibili dati dettagliati su questi aspetti. In base alle interviste condotte con le parti interessate, il prezzo al dettaglio delle cozze può variare molto a seconda della zona di produzione, della qualità del prodotto, della stagionalità, ecc. Un dettagliante segnala un prezzo medio al dettaglio di 3,4 €/kg dopo i recenti fenomeni inflattivi.
Le vendite di cozze biologiche sono ancora marginali, ma in crescita: vengono vendute confezionate in vaschette e prive del bisso a 4,3 €/kg. Secondo lo stesso rivenditore, il prezzo delle cozze cotte congelate riconfezionate con l’acqua di cottura in confezioni in atmosfera modificata (MAP) è almeno raddoppiato rispetto al prodotto congelato standard.
Prezzi al dettaglio
Il panel di consumatori GFK fornisce dati dettagliati sui consumi di cozze fresche delle famiglie italiane e sui prezzi medi al dettaglio delle cozze fresche. Secondo i dati elaborati dalla BMTI a partire dal 2018, il prezzo medio dei mitili freschi (includendo tutte le categorie di prodotto) è stato di 2,59 €/kg nel 2018, 2,60 €/kg nel 2019 ed è sceso a 2,54 €/kg nel 2020.
Fonte: Le cozze nell’UE
EUMOFA, European Market Observatory for Fisheries and Aquaculture Products
Note
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