it en
Risultati
La pagina scientifica

Citizen science per il monitoraggio specie ittiche tossiche invasive nel Mar Mediterraneo

di Armani A.

I cambiamenti climatici stanno trasformando il Mar Mediterraneo favorendo l’insediamento e la diffusione di specie aliene ittiche invasive non presenti precedentemente. Alcune di queste specie sono pericolose per il consumatore e, se ingerite, possono provocare gravi intossicazioni, ta­lora letali. Di questa tematica si occupa un progetto finanziato dal Ministero della Salute dal titolo “Cambiamenti climatici e sicurezza alimentare – Indagine molecolare, microbiolo­gi­ca e tossicologica sulle specie ittiche tossiche presenti nel Mar Tirreno”, di cui è capofila l’I­stituto Zooprofilattico Sperimentale di Lazio e Toscana, in partenariato con l’Università di Pisa – Dipartimento di Scienze Veterinarie (FishLab) e con il Fish Health Veterinary Officer, Veterinary Services and Animal Health, Ministry of Agriculture & Rural Development, Israele. Nella prima fase del progetto, particolari sforzi sono stati rivolti all’aspetto divulgativo mediante strumenti quali la diffusione di brochures e poster informativi (fishlab.vet.unipi.it/wp-content/uploads/2016/02/Brochure-28-07-16-DEF.pdf), la creazio­ne di una scheda di segnalazione, l’allestimento di una sezione dedicata sul sito e sulla pagina Facebook del Fishlab (fishlab.vet.unipi.it/it/specie-ittiche-tossiche; www.facebook.com/fishlabunipi/?fref=ts) e, oltre alla divulgazione tramite articoli di giornali, interviste e incontri con pescatori, associazioni di sub e cittadini.
Il presente articolo, strutturato in forma di domande, è indirizzato agli addetti del settore pesca, acquacoltura e maricoltura, con lo scopo di divulgare il progetto. Infatti, la formazione degli Operatori del Settore Alimentare (OSA) coinvolti nella filiera ittica costituisce un aspetto essenziale al fine di evitare il consumo accidentale di queste specie e di recuperare preziose informazioni da utilizzare per la valutazione del rischio emergente associato alla diffusione di specie tossiche nel Mar Mediterraneo.

1. Cosa sono le specie ittiche aliene invasive?
In generale, le specie aliene o esotiche sono specie viventi che, a causa dell’azione intenzionale o accidentale dell’uomo, si trovano ad abitare ed eventualmente colonizzare un territorio diverso dal proprio areale storico di diffusione (Tavolo tecnico Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, 2009). Questa definizione implica quindi un movimento non naturale delle specie. Non tutte le specie esotiche si adattano al nuovo ambiente, ma alcune riescono a riprodursi e ad insediarsi. Si definiscono invasive quelle caratterizzate da un impatto negativo sull’ambiente, sull’economia o sulla salute umana. Le specie ittiche aliene invasive d’interesse per il progetto sono quelle che si stanno diffondendo nel Mar Mediterraneo.

2. Come sono arrivate nel Mediterraneo e quali fattori ne favoriscono la diffusione?
L’ingresso di tali specie nel Mediterraneo è legato a diverse concause quali, in primis, la creazione del Canale di Suez che rappresenta un collegamento artificiale con il Mar Rosso e quindi l’areale indo-pacifico. Nell’ultimo secolo la migrazione di specie indo-pacifiche attraverso il canale di Suez è stata favorita da due cause che hanno abbattuto le soglie di salinità. Da un lato c’è stato il dilavamento dei Laghi Amari che il canale di Suez attraversa (abbattimento della barriera salata), mentre dall’altro la costruzione della Diga di Assuan ha diminuito la portata del Nilo aumentando la salinità a livello del delta (abbattimento della barriera dolce). Inoltre, il Canale di Suez è stato recentemente ampliato per permettere il passaggio separato in direzioni opposte.
Una migrazione di entità minore si è verificata anche attraverso lo stretto di Gibilterra e ha permesso l’ingresso di specie atlantiche. Altri fattori che hanno agevolato l’introduzione sono stati il trasporto di specie ittiche adulte e giovanili con le acque di zavorra delle navi e l’introduzione per l’acquacoltura e l’acquariologia.
L’insediamento e la diffusione di numerose specie aliene è stato inoltre favorito dal riscaldamento delle acque conseguente ai recenti cambiamenti climatici (Tavolo Tecnico 4, Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, 2010). Questi cambiamenti hanno dato origine a due fenomeni: il cosiddetto “fenomeno della tropicalizzazione”, ossia la diffusione nel Mediterraneo di specie tropicali, e quello della “meridionalizzazione”, ossia la diffusione verso nord di specie tipiche dell’area meridionale del Mediterraneo (Massa et al., 2011).

3. Ci sono specie aliene potenzialmente pericolose per la salute umana?
Un rischio per la salute pubblica legato alle specie aliene è rappresentato dalla diffusione di specie tossiche, come quelle appartenenti all’ordine Tetraodontiformes (www.britannica.com/animal/tetraodontiform). Tra questi, i membri della famiglia Tetraodontidae o “pesci palla” (Fugu in giapponese e Puffer fish in inglese) accumulano tetrodotossina (TTX), una potente neurotossina termostabile che blocca la contrazione muscolare. La tossina, dopo pochi minuti dall’ingestione, provoca vomito, nausea, difficoltà respiratorie, fino a causare la morte per arresto respiratorio. La TTX ha origine esogena, infatti la sua produzione è attribuita ad alcune specie di batteri simbionti/endosimbionti presenti naturalmente a livello dell’intestino del pesce (Noguchi, 2008; Saoudi et al., 2008). Sembra che la concentrazione della tossina sia influenzata dalle dimensioni degli esemplari, quindi risulta maggiore negli individui adulti, e dalla temperatura dell’acqua. La concentrazione della TTX è maggiore nel fegato, nelle gonadi, nella pelle e nell’intestino. In generale, il muscolo non contiene la tossina e le carni possono contaminarsi per contatto con gli organi tossici, se la tolettatura del pesce viene eseguita in modo scorretto, o in seguito a conservazione prolungata prima del consumo. Tuttavia, in alcune specie anche il muscolo può risultare tossico (Noguchi and Arakawa, 2008).
Ad oggi sono circa una decina le specie di Tetraodontidae segnalate nel Mediterraneo; di queste sicuramente 3 sono presenti nelle acque italiane: Lagocephalus sceleratus o pesce palla maculato, Lagocephalus lagocephalus o capolepre e Sphoe­roides pachygaster o pesce palla liscio. In particolare il pesce palla maculato è tra le specie ittiche più invasive e più tossiche del Mediterraneo, in cui è arrivato attraverso il canale di Suez nel 2003. Negli ultimi anni si è reso responsabile di gravi intossicazioni alimentari (compresi alcuni rari casi fatali) in Grecia, Cipro, Turchia, Libano, Israele ed Egitto. In questa specie, oltre alle gonadi, al fegato e all’intestino, è risultato tossico anche il muscolo (Katikou et al., 2009).
Anche se in linea di massima queste specie sono presenti soprattutto nel sud del Mediterraneo, tra la Sicilia e la Calabria, le ultime segnalazioni denotano uno spostamento verso il nord del Mediterraneo. Vediamo nel dettaglio le segnalazioni.
L. sceleratus è stato segnalato per la prima volta in acque italiane il 7 ottobre del 2013 a Lampedusa. Sempre nel 2013 altri esemplari sono stati pescati nuovamente in Sicilia e poi anche in Puglia, a Bari. Nel 2014 per la prima volta è stato trovato un esemplare nel Mar Ionio, ad Avola. Nel 2016 si sono verificate due segnalazioni in Calabria, a Tropea e a Montebello Ionico (www.isprambiente.gov.it/it/news/primo-esemplare-di-pesce-palla-maculato-nel-mar-ionio).
L. lagocephalus è una specie originaria dell’Oceano Atlantico, da cui si è diffusa nel Mediterraneo. Presente nei mari italiani almeno dal 1999, anno in cui è stata segnalata a Reggio Calabria. Tra il 2000 e il 2012 è stata segnalata numerose volte tra la Sicilia a la Calabria. Recentemente, un esemplare è stato rinvenuto anche più a nord, nelle acque dell’Isola d’Elba a Porto Azzurro (www.aiam.info/index.php/component/content/?view=featured&start=15) e il 3 febbraio 2015 in località Santa Maria, nel Golfo di Orosei, in Sardegna (lanuovasardegna.gelocal.it/re­gione/2015/02/03/news/pesca-a-sorpresa-un-capolepre-1.10794873). Tra le specie considerate, questa risulta essere quella più frequentemente segnalata in Italia.
Infine, un esemplare di pesce palla è stato rivenuto spiaggiato sulle coste di San Vincenzo (LI) nel corso dell’estate passata. Purtroppo l’esemplare non è stato recuperato e non è stato possibile identificarlo con certezza; tuttavia con molta probabilità si trattava di un esemplare di Lagocephalus lagocephalus, capolepre (www.greenreport.it/news/aree-protette-e-biodiversita/pesce-palla-maculato-trovato-san-vincenzo-non-della-specie-piu-tossica).
S. pachigaster origina dall’Oceano Atlantico, da cui si è diffuso nel Mediterraneo. È presente nei nostri mari almeno dal 1985, da quando fu ritrovato nel canale di Sicilia; in seguito, tra il 2008 e il 2009, alcuni esemplari sono stati registrati nel Mar Tirreno. L’ultima segnalazione di questa specie risale al 15 marzo 2012 nei pressi dello Stretto di Messina (Giordano et al., 2012).

4. Come si riconoscono i pesci palla?
I Tetraodontidae o “pesci palla” sono caratterizzati da una particolare struttura boccale composta da due grossi denti mandibolari e due mascellari che formano una sorta di “becco” molto tagliente. In generale questi pesci non presentano squame e opercoli branchiali. Inoltre, per difendersi dai predatori sono in grado di gonfiarsi “a palla” appunto, inglobando velocemente aria o acqua all’interno di un diverticolo presente nello stomaco. Nello specifico le caratteristiche morfologiche di queste 3 specie sono:
Lagocephalus sceleratus (pesce palla maculato): presenta un corpo allungato, leggermente slanciato, gonfiabile. È coperto di spinule sul ventre e sulla superficie dorsale e presenta due linee laterali separate e continue. Si contraddistingue per le macchie scure sul dorso bruno-verdastro e le linee argentate sui fianchi. Il ventre è bianco perlaceo. Ha una lunghezza media di circa 40 cm, anche se la taglia massima registrata è pari a 100 cm di lunghezza e 7 kg di peso (sma.sinanet.isprambiente.it/sma/ispra-sma/specie/100);
Lagocephalus lagocephalus (capolepre): la livrea di questa specie è caratteristica e costituisce il miglior criterio per distinguerlo da specie affini. Il dorso è infatti di colore blu, i fianchi argentei e il ventre bianco, mentre le pinne sono tutte scure. Può raggiungere i 65 cm di lunghezza e 3,2 kg di peso (Farrag et al., 2015);
Sphoeroides pachygaster (pesce palla liscio) presenta la pelle com­ple­tamente liscia, priva di scaglie, spine e placche ossee. Ha una colorazione bruno-grigiastra sul dorso e bianco-grigia sul ventre. La pinna caudale si presenta tronca. Raggiunge la dimensione di 45 cm, ma gli esemplari comunemente ri­tro­va­ti misurano da 10 a 35 cm (www.marinealien.sinanet.isprambiente.it/uploads/Sphoeroides%20pachygaster.pdf).

5. Come intervengono le istituzioni per tutelare il cittadino?
La normativa comunitaria, Regolamenti (CE) n. 853 e n. 854 del 2004, vietano rigorosamente la commercializzazione delle specie appartenenti alle famiglie Tetraodontidae, Diodontidae e Molidae (ordine dei Tetraodontiformes). L’intensificarsi delle segnalazioni di queste specie tossiche anche in zone, come ad esempio il Mar Mediterraneo, dove sono da poco insediate e quindi poco conosciute ha portato diversi paesi ad adottare politiche atte alla divulgazione e all’informazione per consapevolizzare tutti i potenziali interessati (operatori del settore alimentare e consumatori) circa questa problematica emergente in modo da gestire il rischio ad essa associato.
In Italia l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) ha condotto alcune campagne dapprima su scala locale, in Sicilia, e successivamente su scala nazionale, con l’intento di avvisare i cittadini e gli operatori del pericolo e di ottenere segnalazioni dal territorio e valutare la diffusione di queste specie. Ovviamente, la formazione degli operatori può evitare l’ingresso di queste specie sul mercato prevenendone il consumo.
In Tunisia, nel 2011, il Ministero dell’Agricoltura ha attivato un programma nazionale d’informazione pubblica circa la presenza del Lagocephalus sceleratus e sui rischi connessi al suo consumo organizzando seminari nei principali porti della costa e distribuendo volantini informativi nelle regioni costiere. Il sistema di allerta precoce organizzato è risultato efficace nella prevenzione e, nel corso degli anni successivi, si è avuto un solo caso di intossicazione grave (Souissi et al., 2014).
A Malta e in Croazia, invece, non c’è stata un’azione centrale da parte del Governo, ma sono comunque state attivate delle campagne informative in seguito al ritrovamento di esemplari di pesce palla. Nello specifico a Malta, considerata la realtà contenuta dell’isola, è stato ritenuto efficace un ragguaglio informale tra pescatori, mentre in Croazia l’Istituto di Oceanografia di Spalato ha diffuso un volantino tra i pescatori ed alcuni suoi ricercatori sono intervenuti in TV e radio per consapevolizzare l’opinione pubblica (Andaloro et al., 2016).

6. Che cosa posso fare per partecipare al progetto?
L’approccio maggiormente utilizzato per monitorare fenomeni naturali di grandi dimensioni persegue quanto racchiuso nel concetto di citizen science o scienza dei cittadini, ossia una ricerca scientifica condotta con la partecipazione attiva di non-scienziati che svolgono un ruolo chiave nel riportare le segnalazioni. Infatti, le invasioni biologiche avvengono su dimensioni molto ampie e difficili da monitorare con metodi tradizionali e spesso i primi a intercettare queste invasioni non sono gli scienziati, ma chi è in stretto contatto con l’ambiente, come pescatori, sub, e anche comuni cittadini, nel caso dell’ambiente marino (www.isprambiente.gov.it/files/pubblicazioni/quaderni/ricercamarina/Quad_RicMar_9_16_Balmas.pdf). In quest’ottica chiunque avvisti o rinvenga un esemplare di pesce palla è pregato di contattarci ai seguenti recapiti: telefono 050 2210201-204 o e-mail fishlab@vet.unipi.it.
I pesci palla sono arrivati nei nostri mari e possono rappresentare un rischio per la salute dell’uomo. Tu puoi fare qualcosa per aiutarci nella raccolta di informazioni necessarie per valutare l’entità di questo rischio.


L. Guardone
M. Longo
A. Maneschi
A. Guidi
 A. Armani

FishLab, Department of Veterinary Sciences Pisa

M. Guarducci
L. Gasperetti
 F. Susini

 Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e della Toscana M. Aleandri Sezione di Pisa


 

Bibliografia
Andaloro F., Castriota L., Falautano M., Azzurro E., Deidun A., Fenech-Farrugia A. (2016), Public feedback on early warning initiatives undertaken for hazardous non-indigenous species: the case of Lagocephalus sceleratus from Italian and Maltese waters.
Farrag M., El-Haweet A.A., Moustafa M.A. (2016), Occurrence of puffer fishes (Tetraodontidae) in the eastern Mediterranean, Egyptian coast-filling in the gap. BioInvasions Record, 5(1).
Giordano D., Profeta A., Pirrera L., Soraci F., Perdichizzi F., Greco S., Perdichizzi A., Rinelli P. (2012), On the occurrence of the blunthead puffer, Sphoeroides pachygaster (Osteichthyes: Tetraodontidae), in the Strait of Messina (Central Mediterranean), Journal of Marine Biology, 2012.
Katikou P., Georgantelis D., Sinouris N., Ptesi A., Fotaras T. (2009), First Report on Toxicity Assessment of the Lessepsian Migrant Puffer Fish Lagocephalus sceleratus (Gmelin, 1789) From European Waters (Agean Sea, Greece), Toxicon, 54:50-55.
Massa B., Sbordoni V., Taglianti, A.V. (2011), La Biogeografia della Sicilia: considerazioni conclusive sul XXXVII Congresso della Società Italiana di Biogeografia, Biogeographia, 30, 686-694.
Noguchi T., Arakawa O. (2008), Tetrodotoxin – Distribution and Accumulation in Aquatic Organisms, and Cases of Human Intoxication, Mar. Drugs, 6(2): 220-242.
Saoudi M., Abdelmouleh A., Kammoun W., Ellouze F., Jamoussi K., El Feki A. (2008), Toxicity Assessment of the Pufferfish Lagocephalus lagocephalus from the Tunisian coast, Comptes Rendus Biologies, 331: 611-616.
Souissi J.B., Rifi M., Ghanem R., Ghozzi L., Boughedir W., Azzurro E. (2014), Lagocephalus sceleratus (Gmelin, 1789) expands through the African coasts towards the Western Mediterranean Sea: a call for awareness, Management of Biological Invasions, 5(4), 357-362.
Tavolo tecnico Ministero del­l’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, 2009.
Tavolo Tecnico 4, Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, 2010.
Zava B., D’Anna G., Giordano D., Giusto G.B., Monteverde G. et al. (2005), Note biologiche su Lagocephalus lagocephalus (L. 1758) (Osteichthyes – Tetraodon­tidae) delle acque siciliane, Biologia Marina Mediterranea, 12 (1): 614-617.



Attiva l'abbonamento

Per abbonarti a una nostra Rivista o acquistare la copia di un Annuario