it en
Risultati
Acquacoltura

Ricerca e impresa insieme per la costituzione di un polo mediterraneo per l'acquacoltura in Puglia

di Corbari L.

Acquatina è una zona umida costiera con una superficie di circa 100 ettari, sita sul versante adriatico della costa salentina, a circa 13 km da Lecce, in località di Frigole.

L’area presenta integre tutte le condizioni naturali delle zone salmastre, tra cui quelle particolari consociazioni vegetali di notevole interesse floristico e vegetazionale, quali gli arbusti della macchia mediterranea, la steppa salata e le diverse specie di orchidee spontanee.

Un Bacino di acqua salmastra, che ricopre una superficie di circa 45 ettari e si estende per 2 km in posizione retrodunare, ospita un’abbondante e pregiata ittiofauna, diverse specie di crostacei e molluschi; non mancano, inoltre, piante acquatiche e popolamenti algali che, insieme alla varietà e l’integrità dell’intero habitat, permettono una ricca presenza di uccelli nidificanti e di passo.

Da sinistra: Vincenzo Zonno, del Centro di Ricerche per la Pesca e l’Acquacoltura di Acquatina dell’università di Lecce e Licinio Corbari, vice Presidente dell’Associazione Piscicoltori Italiani.

Il Bacino di Acquatina e la vasta area di terreni circostanti sono attualmente gestiti dal Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biologiche ed Ambientali dell’Università di Lecce (Di.S.Te.B.A.), che, dopo anni di studio e di ricerca sul campo, vuol fare di questo ambiente costiero un modello di tutela ambientale e valorizzazione produttiva attraverso la gestione integrata del territorio e delle risorse.

La creazione, ad Acquatina, di un “polo mediterraneo per l’acquacoltura” è l’ambizioso obiettivo dell’Università di Lecce, che punta a raggiungere un livello di eccellenza nel campo della ricerca, del trasferimento tecnologico, dell’innovazione e della formazione nella filiera.

L’Università di Lecce, e in particolare il Di.S.Te.B.A, si prepara, quindi, al salto di qualità nella sperimentazione grazie alla realizzazione del Centro di Ricerche per la Pesca e l’Acquacoltura (CeRPA) di Acquatina.

Attualmente, il Centro può contare su una serie di laboratori e apparecchiature scientifiche presenti presso il Di.S.Te.B.A., dove più di 40 unità di personale (tra docenti, tecnici, dottorandi, borsisti, assegnisti) sono impegnate in numerosi progetti di ricerca di base e applicata.

Il Centro di Ricerche, con annesso un impianto pilota di acquacoltura ad elevato contenuto tecnologico e di innovazione, si inserisce in un’area costiera particolarmente vocata alle attività della filiera ittica (già all’epoca dei Normanni, infatti, questo luogo era noto con il nome di “Guadina”, in quanto costituito da un’area impaludata periodicamente inondata dalle mareggiate e ricca di pregiate specie ittiche).

Il CeRPA essendo in grado di mettere a disposizione strutture, apparecchiature, tecnologie avanzate, materiale librario e personale altamente qualificato, e considerata la sua ubicazione e il contesto scientifico nel quale nasce, si candida a diventare un punto di riferimento per una vasta area del Mezzogiorno dell’Italia e dei Paesi vicini che si affacciano sul Mediterraneo, per lo svolgimento di ricerche sia di base sia applicate, che affrontino le reali problematiche dei produttori, sperimentando e trasferendo adeguate soluzioni scientifiche e tecnologiche e puntando sulla formazione di eccellenza.

La strategia del CERPA, in materia di ricerca scientifica e tecnologica, è orientata all’ottenimento di prodotti ittici sicuri e di qualità, nel rispetto dell’ambiente, del welfare degli animali allevati e, soprattutto, delle esigenze del consumatore. Alcune tra le linee di ricerca già avviate sono:

  • Biologia e fisiologia di nuove specie acquatiche di interesse per l’acquacoltura e la pesca;
  • Tecnologie biologiche avanzate per la riproduzione di nuove specie in acquicoltura marina;
  • Definizione di protocolli e metodologie applicative per la completa tracciabilità dei prodotti della filiera ittica;
  • Bio-sicurezza e qualità dei prodotti ittici;
  • Proteine e lipidi alternativi per la formulazione di mangimi innovativi;
  • Applicazioni biotecnologiche per la crio-conservazione di gameti di specie ittiche importanti per la pesca e l’acquacoltura e creazione di una banca dei gameti di specie ittiche autoctone;
  • Valutazione qualitativa e quantitativa delle risorse ittiche costiere con particolare riferimento a quelle presenti nei laghi, stagni e bacini costieri ai fini della loro valorizzazione produttiva attraverso la pesca e l’acquacoltura;
  • Implementazione di tecniche di allevamento eco-compatibili e sostenibili;
  • Sviluppo di sistemi bio-tecnologici per allevamento a circuito chiuso;
  • Sviluppo di tecnologie innovative per il trattamento dei reflui e la valorizzazione degli scarti;
  • Definizione di protocolli per il miglioramento dello stato di salute degli organismi allevati e per la riduzione dei rischi dovuti a patologie;
  • Realizzazione e sperimentazione di programmi di monitoraggio ambientale, compreso il bio-monitoraggio;
  • Sperimentazione di azioni di ripopolamento delle risorse ittiche in zone confinate costiere.
  • Il Centro potrà rappresentare, quindi, un momento di aggregazione tra la fase di ricerca, di determinante importanza ma non in grado di attivare da sola le necessarie ricadute economiche, e quella produttiva stessa.

    Tale anello del processo di conversione diretta dell’acquisizione scientifica in elemento tecnologico, da trasferire direttamente alla fase produttiva, è tuttora poco presente nell’Università italiana, e in particolare nel sistema Universitario del Mezzogiorno.

    Per rafforzare tale ruolo, l’Università di Lecce, da tempo, sta intensificando l’azione di collegamento, oltre che con gli Enti locali, anche con il sistema imprenditoriale della filiera, siglando specifici accordi di cooperazione e partenariato.

    Il più recente, in ordine di tempo, ma di grande rilevanza strategica, è l’Accordo Quadro stipulato con l’API, l’Associazione dei Piscicoltori Italiani.

    L’API raggruppa più di 300 Imprese che rappresentano oltre il 90% della produzione nazionale di pesce di acquacoltura, distribuite su tutte le regioni italiane.

    L’azione dell’API da sempre è orientata alla tutela, allo sviluppo e alla valorizzazione delle Aziende e del prodotto ittico nazionale.

    Con tale Accordo l’API intende fornire alle sue Aziende associate un ulteriore strumento per il consolidamento e il miglioramento di tutte le attività di allevamento ittico sia in acque dolci, salmastre e marine.

    L’Università di Lecce e l’API, quindi, si impegnano a promuovere e realizzare iniziative comuni per sostenere lo sviluppo responsabile dell’acquacoltura italiana.

    API e Università di Lecce, attraverso tale Accordo, intendono, quindi:

    Il primo risultato concreto di questa nuova collaborazione, è rappresentato dall’elaborazione congiunta del progetto “Campagna informativo-promozionale a favore dei prodotti dell’acquacoltura nel territorio regionale”, presentato nell’ambito di un bando specifico emanato dalla Regione Puglia. Ricerca e Impresa a braccetto, quindi, per contribuire, significativamente, all’incremento del livello di competitività delle Aziende Italiane.

    Vincenzo Zonno

    Centro di Ricerche per la Pesca

    e l’Acquacoltura di Acquatina

    Università di Lecce

    Licinio Corbari

    Vicepresidente Associazione Piscicoltori Italiani

    Biotecnologie per la qualità nell’itticoltura

    Nel dicembre scorso, a Lecce (a lato la sala che ha ospitato il convegno), si è tenuta una tavola rotonda sul tema: “Sicurezza e qualità dei prodotti ittici: produzione, commercializzazione, comunicazione e ricerca”, che ha visto la partecipazione di produttori, rappresentanti delle associazioni di categoria, esperti della GDO, del marketing e della ricerca. La tavola rotonda è stata preceduta da un workshop nel quale sono stati presentati i risultati del progetto di ricerca “Biotecnologie per l’innovazione e la qualità dell’itticoltura in Puglia” progetto realizzato nell’ambito del PRAI Puglia ovvero del “Programma regionale di azioni innovative in Puglia”.

    Si è trattato di una intensa giornata di lavori, nella quale si è discusso della crescente domanda di qualità e sicurezza richiesta dal consumatore e di come i vari anelli della filiera ittica, la produzione, la commercializzazione, la comunicazione e la ricerca, possono e devono rispondervi.

    In tale ottica sono stati illustrati i risultati del progetto di ricerca “Biotecnologie per l’innovazione e la qualità dell’itticoltura in Puglia” il cui obiettivo strategico è stata l’identificazione di processi di produzione maggiormente efficaci (anche tramite l’impiego delle moderne biotecnologie) in termini di rapporto costi/qualità, tali che possano, da un lato, favorire un aumento della fiducia e dell’accettazione dei prodotti dell’acquacoltura da parte del consumatore e dall’altro che accrescano la competitività delle imprese di itticoltura pugliesi.

    La ricerca ha inteso affrontare alcune delle principali necessità dell’itticoltura pugliese e mediterranea quali l’ottimizzazione del processo produttivo di giovanili da semina (avannotti), attraverso l’ottimizzazione della produzione di alimenti larvali vivi, ed il miglioramento della sicurezza e della qualità del prodotto finito da immettere sul mercato. Il progetto è stato realizzato dall’azienda di itticoltura intensiva, con annesso centro di riproduzione, Maribrin Srl (Maricoltura Brindisi di Brindisi), con la partecipazione della Cooperativa Hydra di Lecce che gestisce una itticoltura estensiva e semintensiva a Lecce. La consulenza tecnico-scientifica è stata affidata all’Università di Lecce, in particolare dal Centro di ricerche per la pesca e l’acquacoltura di Acquatina (Frigole-Lecce).

    La fase di ricerca industriale e di sviluppo precompetitivo si è espletata con analisi quali-quantitativa di alimenti larvali vivi, ottenuti in condizioni diversificate di coltura, ed analisi qualitativa dei prodotti ittici in rapporto a diversi sistemi e protocolli di allevamento. Le attività hanno consentito l’individuazione di parametri ed indicatori atti ad incrementare l’efficienza delle produzioni, a ridurne i costi ed a migliorare le qualità dei prodotti, oltre a definire nuove tecniche specifiche orientate alla stabilizzazione dei prodotti ed al controllo delle caratteristiche delle materie prime e dei processi.



    Attiva l'abbonamento

    Per abbonarti a una nostra Rivista o acquistare la copia di un Annuario