Bord Bia, ente governativo dedicato allo sviluppo dei mercati di esportazione dei prodotti alimentari irlandesi, sancisce la collaborazione con Roberto Valbuzzi, chef e personaggio televisivo che, dal mese di ottobre, è diventato Ambassador della carne irlandese di manzo e agnello per l’Italia. Un connubio importante che, grazie alle doti di creatività e innovazione dello chef, esalterà ancora più le qualità di questa carne, così buona perché allevata in armonia con la natura.
«Una collaborazione, questa, che riporta alla mia memoria la vita nella fattoria dei miei nonni e la gioia di passare del tempo in mezzo alla natura. Famiglie con una dedizione incredibile, un luogo che assomiglia tanto al paradiso ed una grande etica: questa la storia che si cela dietro questo prodotto, dal gusto deciso e con una qualità assoluta» ha dichiarato Roberto Valbuzzi. «Sono entusiasta di iniziare questa collaborazione che, sono certo, mi regalerà grandi scoperte e che mi ha già permesso di scoprire una terra davvero eccezionale come l’Irlanda. L’Isola di Smeraldo, grazie alla vicinanza al mare, all’attenzione per la natura e per gli animali, offre una carne sostenibile e dal sapore davvero incredibile».
Questa collaborazione nasce con l'obiettivo di portare la qualità e la sostenibilità del beef irlandese ai consumatori italiani con lo storytelling di Roberto Valbuzzi che, grazie al suo amore per il cibo e per le cose buone e genuine, sarà in grado di raccontare al meglio questa carne “Buona per Natura”.
La campagna prevederà, principalmente, la creazione di contenuti sul profilo instagram.com/notordinarychef di chef Valbuzzi oltre alla sua attiva partecipazione ad attività di media relations nei prossimi mesi. «Questa collaborazione ci rende davvero orgogliosi, per noi è un grande onore lavorare con un personaggio così conosciuto e amato dal pubblico italiano» ha commentato Francesca Perfetto di Bord Bia Italia. «Abbiamo avuto modo di conoscere Roberto in diverse occasioni e abbiamo notato immediatamente il suo entusiasmo nel voler ricoprire il ruolo di Ambassador della nostra carne. Fin da subito ha apprezzato la qualità di questo prodotto, la sua versatilità in cucina, le sue proprietà nutritive, il gusto e il metodo di allevamento, sostenibile e rispettoso del benessere animale». La carne proveniente dall’Isola di Smeraldo è davvero “Buona per Natura”, soprattutto grazie al metodo di allevamento tradizionale che permette agli animali di pascolare liberi per buona parte dell’anno e in simbiosi con la natura, sulle straordinarie distese di prati verdi, seguendo un’alimentazione a base di erba: un prodotto ricco di nutrienti e di alta qualità. Ciò consente di avere una carne tenera, di colore rosso borgogna e dal grasso dorato, ben marezzata e dal gusto deciso e ben distinto che non solo soddisfa il palato, ma è anche ricca dal punto di vista nutrizionale. Abbiamo fatto qualche domanda al nuovo Ambassador italiano della carne irlandese per comprendere meglio quali sono i punti di forza di questo prodotto d’eccellenza.
Quali sono i tagli di carne irlandese più interessanti per la ristorazione?
«La maggior parte dei tagli di carne irlandese è pregiata, parliamo soprattutto del filetto, dell’entrecôte, il T-bone, il girello, lo scamone, tutti tagli di prima categoria che, a seconda di quello che si va a preparare, vengono utilizzati per cotture indirette molto rapide che non rovinano l’ottima qualità del prodotto o ancora per arrosti e brasati proprio con tagli dedicati. Personalmente amo molto la carne irlandese sia di manzo che di agnello; l’agnello in particolare lo uso molto al ristorante, soprattutto il carré di agnello che preferisco preparare con una triplice cottura: inizio con una cottura sigillante sottovuoto a bassa temperatura, successivamente piastrata in fry top e, infine, con una ulteriore chiusura in forno. Un processo minuzioso che mi permette di creare il punto rosa alla miglior carne possibile».
Quali sono le preparazioni che danno più soddisfazione nella resa della carne irlandese?
«Per quanto riguarda la metodologia di cottura, penso che una bella T-bone con cottura metà diretta e metà indiretta al barbecue, quindi con la nota affumicata proprio della brace, sia qualcosa di veramente unico, col grasso dorato che si scioglie, la fibra della carne che resta molto tenera, molto morbida e l’osso che dà tutto il sapore alla carne stessa».
Per quale motivo preferisce la carne irlandese alle altre?
«Il concetto di filiera che c’è dietro la produzione di carne irlandese è uno dei motivi per cui preferisco questa tipologia di carne. Ho visto come il metodo di allevamento della carne sia rispettoso per gli animali, per la natura e per le persone che lavorano in questo settore e gestiscono gli allevamenti. Il suo claim la definisce come una carne “Buona per Natura” ed è veramente così! C’è una forte attenzione nel rispettare la sostenibilità, grazie al programma Origin Green che su scala nazionale promuove il miglioramento della sostenibilità lungo l’intera catena di approvvigionamento, dagli agricoltori ai produttori, fino ai rivenditori e alle aziende di servizi alimentari. Rispettando queste caratteristiche possiamo dire che è un prodotto fatto un po’ come una volta perché vive rispettando il benessere totale dell’armonia che c’è tra uomo, ambiente e animale. Il suo colore rosso borgogna, accompagnato dal grasso dorato, e il gusto riconoscibile e caratteristico dato dallo standard Grass Fed — la carne bovina irlandese proviene da animali allevati al pascolo, con un’alimentazione a base di erba —conferiscono un sapore eccellente al prodotto finito».
Irish beef, cotto o crudo?
«Ci sono tagli crudi che preparati sia tartare sia come carpaccio sono pazzeschi, penso solo al principe dei tagli, il filet mignon, il cui gusto risulta eccezionale sia da cotto che da crudo. O ancora una tartare di filetto o lo stesso cotto alla brace è qualcosa di meraviglioso. Secondo me prediligere la carne irlandese cotta o cruda è una scelta che dipende un po’ dalla giornata, dalla voglia e dal desiderio che si ha, perché dover scegliere e privarsi dell’uno o dell’altro modo di degustarla?».
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