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Redditività della suinicoltura in lieve ripresa per il ciclo chiuso, ma resta il divario con il 2024

Il mercato dei tagli freschi grava sulla redditività della macellazione, mentre migliora il gap di remuneratività tra prosciutti stagionati DOP e generici

09, Jun 2025

Nel mese di maggio si è osservato un lieve miglioramento della redditività degli allevatori italiani impegnati nel ciclo chiuso. Secondo l’indice Crefis (www.crefis.it), l’aumento su base mensile è stato dello 0,9%, spinto soprattutto dal recupero dei prezzi dei suini da macello pesanti, saliti dell’1,5% rispetto ad aprile, fino a raggiungere 1,920 euro/kg. Tuttavia, rispetto allo stesso mese del 2024, la situazione resta meno favorevole, con un calo tendenziale della redditività del 5% e una flessione dei prezzi di circa il 3% su base annua.

Segnali positivi emergono anche per la fase di ingrasso, che registra un incremento della redditività dell’1,3% rispetto al mese precedente. Questo andamento è legato sia al recupero delle quotazioni dei suini da macello sia al minore esborso iniziale per l’acquisto dei capi da 40 kg. Anche la variazione tendenziale è in territorio positivo, con un +2,4% rispetto a maggio 2024.

Meno favorevole il quadro per la fase di scrofaia, che ha subito una nuova contrazione della redditività dell’1% su base mensile. Anche il confronto con l’anno precedente evidenzia un peggioramento marcato (-8,3%). Alla base di questa dinamica vi è il calo dei prezzi dei suini da allevamento da 7 kg, scesi dello 0,6% per un valore di 76,100 euro/kg, combinato con l’aumento dei costi delle materie prime destinate all’alimentazione animale. Anche il confronto dei prezzi su base annua rimane negativo: -6,3%.

La fase di svezzamento ha beneficiato di una crescita significativa della redditività, pari al 4,1% su base mensile. Questo miglioramento si deve all’aumento del valore dei suini da allevamento da 40 kg, che, a maggio, hanno raggiunto un prezzo medio di 3,697 euro/kg (+3,7%), e alla diminuzione dei costi per le materie prime. Tuttavia, rispetto a maggio 2024, la redditività di questa fase si mantiene ancora su livelli inferiori (-6,2%) e anche le variazioni tendenziali dei prezzi dei capi da 40 kg restano in negativo (-7,2%).


Nel comparto della macellazione si osserva invece, sempre nel periodo preso in esame, un peggioramento della redditività: -3% rispetto ad aprile. Tale risultato è imputabile sia alla riduzione dei prezzi di alcuni tagli di carne fresca, sia al maggiore costo sostenuto per l’acquisto dei capi da macello. Resta comunque positivo il confronto con il 2024, con una crescita dell’1,1% su base annuale. Per quanto riguarda le cosce fresche pesanti destinate a produzioni DOP, i prezzi sono diminuiti dello 0,6% fermandosi a 5,540 euro/kg (-5,5% la variazione tendenziale). Le cosce generiche, invece, si sono attestate a 4,520 euro/kg, in calo dello 0,7% su base mensile ma in crescita dell’1% rispetto allo scorso anno. Anche i lombi hanno mostrato una flessione nei prezzi: il taglio Padova è sceso a 4,200 euro/kg (-9,7% rispetto ad aprile), mentre il taglio Bologna si è fermato a 3,900 euro/kg (-3,7%). Entrambi i tagli presentano variazioni tendenziali negative: -5,1% per il Padova e -12,8% per il Bologna.

Situazione contrastante per la stagionatura dei prosciutti. A maggio, la redditività dei prodotti non tutelati è diminuita, mentre quella delle produzioni DOP ha mostrato un incremento. Questo andamento ha ampliato il divario di redditività a favore dei prosciutti DOP, con un differenziale del +12,3%. Il Prosciutto di Parma stagionato 12 mesi ha registrato un lieve aumento dei prezzi (+0,1%), raggiungendo i 10,625 euro/kg, con un miglioramento tendenziale dell’1,8%. Al contrario, i prosciutti stagionati non DOP sono calati dello 0,5% rispetto ad aprile, con un prezzo medio di 8,560 euro/kg e una variazione annua anch’essa negativa (-0,5%).



CREFIS

crefis.it




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