È una vicenda lunga e articolata, con un filo conduttore che ha intrecciato i destini, le paure e i successi civili ed imprenditoriali di una famiglia ad alcuni tra gli avvenimenti più rilevanti e tragici della storia italiana. È la storia dei Luxardo, a capo dell’omonima azienda liquoristica dal 1821 grazie al fondatore Girolamo Luxardo, che hanno portato la fabbrica del noto maraschino dalla città di Zara, in Dalmazia, a Torreglia in provincia di Padova. Un percorso avvincente e travagliato, iniziato in una città italianissima per popolazione, lingua, cultura e tradizioni, passata nei secoli dalla Serenissima Repubblica di Venezia all’Impero austro-ungarico, poi al Regno d’Italia, conclusosi drammaticamente con la Seconda Guerra Mondiale.
Ligure di nascita, mercante di valore, Girolamo si trasferì a Zara nel primo Ottocento con incarichi diplomatici ottenuti dal Regno di Sardegna. Maria Canevari, moglie di Girolamo, iniziò a produrre liquori in casa concentrandosi in particolare su quello che nella cittadina dalmata era conosciuto da secoli col nome di “rosolio maraschino”, un liquore a base di marasche, varietà di ciliegie acidule tipiche della Dalmazia. Ottenuta nel 1829 da Francesco II imperatore d’Austria l’esclusiva per produrre questo liquore con la determinante innovazione del processo della distillazione a vapore, si aprirono per i Luxardo 120 anni di prosperità industriale, seguiti dal dramma del 1944, con la distruzione della fabbrica e il compimento di una delle pagine più buie e sanguinose della storia contemporanea: l’esilio e l’epurazione degli Italiani nelle terre passate sotto il controllo di Tito.
Vicende spesso finite in tragedia, come quella che vide la fucilazione di Pietro Luxardo e la morte per annegamento del fratello Nicolò e della moglie Bianca. L’unico superstite della quarta generazione restava Giorgio, che si trovava fortuitamente al di qua dell’Adriatico. Da lui, e dalla ricongiunzione con i superstiti della famiglia, cominciò la ripresa dell’attività nel 1947 ai piedi dei Colli Euganei, territorio considerato adatto alla coltivazione delle ciliegie marasche.
L’azienda e i suoi numeri
Piero Luxardo, attuale presidente della Luxardo Spa e sesta generazione, ci racconta il periodo di rifondazione euganea e i lunghi sviluppi successivi. «Per coltivare le marasche ci vuole un suolo collinare come a Torreglia — puntualizza — e all’epoca la famiglia acquistò proprio qui un terreno per nuove piantagioni e per la fabbrica. Ancora oggi l’azienda controlla direttamente tutta la filiera di produzione, dalla materia prima, la marasca di clone Luxardo, fino all’imbottigliamento. Per questo motivo vi è un costante aggiornamento e ripopolamento delle piante». Oggi parliamo di un’azienda con una sua ben precisa collocazione nel mondo degli spirits, che oltre al Maraschino annovera una gamma completa di liquori della tipica tradizione gastronomica italiana. L’export copre quasi l’80% del volume d’affari dell’azienda, articolato in oltre 90 mercati diversi, tra cui spiccano Usa, Canada e Inghilterra. Sessanta i dipendenti e un capitale sociale totalmente riconducibile alla famiglia con un vincolo di prelazione in caso di vendita a favore degli altri soci. «Non è previsto l’ingresso di eventuali soci e partner, sia finanziari che industriali» sottolinea Piero Luxardo.
Nel 2021 l’azienda è entrata nel ristretto ambito di Les Hénokiens, esclusivo club internazionale di cui possono fare parte solo imprese, attualmente 51 nel mondo, che da almeno 200 anni appartengano alla medesima famiglia. Sempre nel 2021 sono intervenuti significativi investimenti, con un aggiornamento della distilleria, delle linee di imbottigliamento e delle cantine dove avviene l’invecchiamento dei distillati e dei liquori in tini di legno di larice, rovere e frassino.
Quanto ai prodotti, oltre agli storici Maraschino e Cherry “Sangue Morlacco” (che D’Annunzio chiamò così in occasione dell’impresa di Fiume, volendo celebrare la tenacia indomita del popolo “morlacco”, che viveva nell’entroterra dalmata, e infatti l’etichetta porta ancora oggi la firma del poeta), troviamo Limoncello, Sambuca, Amaretto, Triple Sec, fino alle recenti produzioni di Gin e Bitter. Inoltre, viene prodotta un’ampia selezione di specialità aromatiche per la pasticceria, con la quale Luxardo è fornitore di moltissimi artigiani in tutta Italia. Da circa un decennio è stata infine avviata una specifica linea di produzione di confetture di alta gamma, sempre destinate alla pasticceria.
Shop e Museo
A marzo è stato inaugurato il museo aziendale. «Un’azienda con oltre due secoli di storia — sostiene Piero Luxardo — non poteva prescindere da una struttura celebrativa della propria tradizione e delle proprie vicende, in modo da offrire ai visitatori la possibilità di immedesimarsi in una “cultura d’impresa” tra le più originali della storia italiana dei liquori». La struttura è stata ideata e realizzata dallo Studio Architetti Mar di Venezia, ponendo particolare attenzione al contesto ambientale in cui è inserita. Il progetto vede una parte esterna in lame ritorte d’acciaio COR-TEN, materiale versatile, dalle straordinarie proprietà strutturali ed estetiche e di estrema resistenza. Il susseguirsi delle lame restituisce una sensazione tridimensionale di vibrazione sull’intera facciata frontale e, giocando con la luce, la fa sembrare quasi in movimento.
L’interno si snoda in un insieme di sale con andamento circolare dove vengono ripercorse le tappe fondamentali della lunga storia di famiglia. Non mancano postazioni digitali e video che raccontano anche le fasi di produzione dei liquori. «È una forte emozione, non solo per me ma per tutta la famiglia — commenta Franco Luxardo, senior partner — poter vedere finalmente compiuto uno dei miei più grandi sogni». Il Museo Luxardo è visitabile su prenotazione dal mercoledì al sabato. Ricavato da una vecchia casa colonica adiacente al museo, il negozio aziendale, da poco rinnovato, offre ai visitatori la possibilità di assaggiare e acquistare tutta la gamma dei prodotti Luxardo.
Gian Omar Bison
>> Link: www.luxardo.it
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