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Storia

Fossalta di Modena

di Scaglioni C.

Perché quando ci si mette in viaggio si ha sempre tanta fretta? Si inforca l’autostrada e via di corsa: l’imperativo è giungere alla meta prefissata il più presto possibile per poi ripartire, e sempre in tutta fretta.

Quante cose semplici e belle della vita ci stiamo perdendo a causa della fretta! Non ci guardiamo più intorno e non osserviamo le tante cose del passato che ci potrebbero parlare di un mondo perduto e solo apparentemente lontano nel tempo ma che invece fanno parte della nostra storia anche di tutti i giorni.

A proposito di strade… C’è un detto che suona "tutte le strade portano a Roma" e non c’è nessuno che non lo conosca. Il significato? Sia l’affermazione durante il periodo romano della potenza politica e della grandezza territoriale di Roma, sia la necessità di sottolineare l’unicità di tale città sede della cristianità. E la via Emilia, tracciata e fatta realizzare dal console Emilio Lepido nel 187 a.C., pur non portando direttamente a Roma è stata comunque importantissima ed essenziale per le comunicazioni in questi duemila anni e più di storia vissuta molto molto intensamente sul suo percorso.

Se si potessero interrogare e ascoltare quei sassi ormai sepolti della sua iniziale costruzione, quante emozioni se ne ricaverebbero! L’avvicendarsi dei secoli con le battaglie combattute dai romani, la venuta dei barbari dal nord Europa, il medioevo con tutte le sue oscurità, il passaggio dei crociati pronti a liberare il Santo Sepolcro dagli infedeli, il rinascimento con tutto il suo splendore, le guerre tra città vicine per affermare di volta in volta la supremazia dell’una sull’altra, i guadi difficilissimi sui torrenti e sui fiumi lungo il suo percorso… per non parlare, in tempi molto vicini a noi, della famosissima Mille Miglia; l’unico appuntamento che un tempo consentiva ai giovanissimi di stare alzati per vedere passare delle macchine che nell’oscurità della notte erano tante macchie identiche le une alle altre, ma che fa… l’emozione di essere presenti era grande, grandissima.

La via Emilia, cuore pulsante della Padania, anche se è stata affiancata dall’autostrada ha un traffico sempre molto sostenuto. Partendo da Modena in direzione di Bologna, poche centinaia di metri prima di arrivare al grande ponte di S. Ambrogio sul fiume Panaro, alla Fossalta, località ben nota agli storici per una famosissima battaglia qui combattuta nel 1249, la strada attraversa su di un ponte un altro piccolo torrente: il Tiepido. Su questo ponte da una parte c’è un caseggiato dove, ormai chiusa da anni, una antichissima e ospitale locanda detta "dell’Angelo", il cui ingresso dava su di un bellissimo porticato in legno ancora ben visibile dalla strada, ha dato fama e lustro alla località per tanti secoli, dall’altra parte c‘è invece un comodissimo albergo, il "Rechigi", realizzato nella villa riattata dei marchesi Campori. Proprio di fianco all’albergo, in un angolo del ponte, si trova una stele datata 28 giugno 1908 in perfette condizioni perché fatta restaurare da un apposito comitato nel 1990. In quanti si sono fermati davanti a quella lapide e l’hanno letta? A dire il vero si trova in una posizione pericolosissima e si rischia di essere investiti in pieno dalle macchine che in quel punto, con un po’ di rettilineo, vanno fortissimo, ma senza farsi prendere dal panico si può sostare per qualche secondo, leggerla e magari meditarla.

La stele ricorda come un gruppo di intellettuali molto noti e in vista di Bologna e di Modena si siano riuniti nella primavera del 1908 per festeggiare nella villa del marchese Matteo Campori la "riappacificazione" tra le due città dopo le annose discordie che le avevano viste protagoniste-antagoniste per secoli. Ma quali gli antefatti che avevano creato tanto astio tra le due citta? Nel 1249 proprio alla Fossalta, in una battaglia tra guelfi bolognesi e ghibellini modenesi guidati dal figlio di Federico II re Enzo, i bolognesi, a seguito della sconfitta dei ghibellini, portarono il re nella loro citta e lo tennero in prigione fino alla sua morte. Le due città si scontrarono poi anche nella battaglia di Zappolino del 1325 e questa volta fu Modena ad avere la meglio tanto che i modenesi, entrati di prepotenza in Bologna, si appropriarono di una umilissima secchia trovata appoggiata sul bordo di un pozzo e la assursero a bandiera delle lotte tra le due città. E il Tassoni, rifacendosi a questo fatto e concedendosi quelle licenze poetiche permesse solo ai grandi scrittori, nel suo poema eroicomico La secchia rapita fa svolgere le due battaglie avvenute nella realtà a quasi cento anni di distanza in un medesimo periodo e fa agire insieme personaggi storici realmente esistiti ma vissuti in epoche diverse…

Le due città non avevano mai avuto quindi rapporti di buon vicinato, anzi!…

Ed eccoci alla primavera del 1908. L’unità d’Italia è una realtà ormai da anni e il famoso editore modenese Formiggini detto "Furmajin di Modena", dallo spirito goliardico e sempre in vena di scherzi spiritosi, decise con amici che era arrivato il momento di "riappacificare ufficialmente" le due città. Invitati personaggi del calibro di Giovanni Pascoli, Olindo Guerrini, Isidoro Del Lungo in rappresentanza di Bologna, organizzò nella villa del marchese Matteo Campori alla Fossalta, presenti anche tanti altri illustri personaggi di Modena, un grande pranzo definito "pranzacolo" con ben duecento invitati. Il pranzo fu una grandissima abbuffata e a ricordo di tale momento Isidoro Del Lungo dettò una epigrafe (la nostra lapide) che fu incisa nel marmo e murata davanti alla villa Campori, ora albergo Rechigi, nel punto esatto in cui noi oggi la vediamo. Nella sala interna della villa fu invece posto in memoria dell’avvenimento un disegno-caricatura che rappresentava i dodici più noti partecipanti al pranzacolo seduti alla maniera dell’Ultima cena di Leonardo attorno al Cristo, un resuscitato-immaginario Alessandro Tassoni con davanti la secchia simbolo della discordia.

Gli attuali proprietari del Rechigi, certamente per stimolare i clienti di passaggio a porsi delle domande ma anche per ricordare come il luogo sul quale si trova il loro albergo è pregno di fatti storici tanto importanti, hanno chiamato la sala delle riunioni Sala Re Enzo e hanno lasciato appeso al muro il famoso disegno che mostra i più insigni e famosi partecipanti al pranzacolo del marchese Matteo Campori in occasione della festa tassoniana-mutina-bonaniense disposti come i dodici apostoli attorno a un immaginario Alessandro Tassoni nella veste di Cristo. Accanto alla caricatura c’è poi anche una descrizione precisa delle specialità tutte modenesi servite al pranzacolo.

Ecco quindi svelato il significato serio e forse anche scherzoso della lapide della Fossalta.

Ma non finisce qui il desiderio di riconciliazione tra le due città. Nel 1992 il pittore modenese Giovanni Masetti, sulla parete del caseggiato dove un tempo era la famosa Osteria dell’Angelo dalla parte che guarda Modena, restaura un grande affresco che rappresenta il santo patrono di Modena S. Geminiano in atto di proteggere la città e per mettere sullo stesso piano anche i fedeli bolognesi sulla parete del fabbricato che guarda verso Bologna ne dipinge uno altrettanto grande e ben visibile con S. Petronio: in questo modo le due sponde del Tiepido ritrovano la loro identità almeno da un punto di vista religioso.

Clara Scaglioni



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