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Bevande

Bicerin, il caffé di Torino dal 1793

of Manicardi N.


Non si può andare a Torino e non bere un, almeno un bicerin, la calda bevanda al caffè che da più di 250 anni è uno dei simboli della città che fu capitale d’Italia. Conquistò fin da allora anche i visitatori italiani e stranieri che ne hanno lasciato commenti entusiastici, come nel caso del celebre scrittore francese Alexandre Dumas. E, tra gli estimatori più illustri, come non ricordare il torinese Camillo Benso conte di Cavour, che fu uno dei più importanti tra i “padri fondatori” dell’Italia unitaria?
La bevanda nacque nello storico “Caffè Al Bicerin”, che acquisì il medesimo nome dopo il successo della bevanda e che ancora oggi, dopo oltre due secoli e mezzo, lo conserva con immutato successo. Era infatti il 1763 quando Giuseppe Dentis aprì la sua bottega davanti all’ingresso del Santuario della Consolata, posizione strategica che portò grande fortuna tanto al locale quanto al bicerin, instaurando così un legame indissolubile con la chiesa che i torinesi chiamano semplicemente “Consola”. La nuova miscela, come si legge nel sito del Caffè (bicerin.it), diventò presto il sostegno ideale per i fedeli che, usciti da messa dopo il digiuno per la comunione, trovavano nel bicerin un dolce ed energetico conforto. Lo stesso valeva nel periodo di Quaresima perché, non essendo la cioccolata calda considerata “cibo”, poteva essere assunta senza indugi anche durante il digiuno prescritto. Inoltre non contiene alcol.
Dal caffè davanti alla Consolata la bevanda si diffuse anche negli altri locali della città, diventando addirittura uno dei simboli di Torino, tanto che nel 2001 la Regione Piemonte l’ha inserita nell’Elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali del Piemonte, riconoscendola come bevanda tradizionale piemontese; da lì è entrata poi nella lista dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali (PAT) italiani. Viene servita in un piccolo bicchiere di vetro trasparente, appoggiato sul classico piattino da caffè, da cui prende il nome che in piemontese significa appunto “bicchierino”.
Anche se gli ingredienti sono soltanto tre, ogni locale ha la sua ricetta segreta. Segreta, in particolare, è quella della crema di latte, particolarmente dolce, densa e gustosa. Ma il vero segreto per assaporarlo al meglio è non mescolarlo, lasciando che le sue varie componenti si fondano tra di loro direttamente sul palato, con le loro differenti densità, temperature e sapori. Per ottenere un buon bicerin, però, non è sufficiente unire i tre ingredienti base che, ripetiamo, sono caffè, cioccolata e crema di latte, ma “ci vogliono le migliori materie prime e tanta pazienza”, leggiamo ancora dal sito del Caffè Al Bicerin. “La nostra cioccolata — preparata con cacao selezionati di agricoltura sostenibile di Costa d’Avorio, Ghana, Camerun, Brasile e Indonesia — cuoce lentamente per ore in particolari pentole di rame per avere un basso punto di acidità e aromi integri. Anche il caffè è speciale: per rispettare la ricetta originale è necessario che abbia quella certa liquidità (un tempo non esistevano le macchine per l’espresso) che si ottiene solo con miscele leggere ed aromatiche”. La ricetta originale i titolari del locale invece non la vanno certamente a pubblicare: se la tramandano di generazione in generazione, in totale riservatezza.
Il bicerin, tuttavia, non è nato dal nulla ma come evoluzione della settecentesca bavareisa, una bevanda allora di gran moda che veniva servita in grossi bicchieri e che era fatta di caffè, cioccolato, latte e sciroppo.
Il rituale del bicerin prevedeva all’inizio che i tre ingredienti fossero serviti separatamente, ma già nell’Ottocento furono riuniti nel piccolo bicchiere senza manico in cui poi veniva servito e gustato. Inizialmente era proposto in tre varianti: pur e fiur (simile all’odierno cappuccino), pur e barba (caffè e cioccolato),’n poc ’d tut (“un po’ di tutto”, con tutti e tre gli ingredienti). Quest’ultima formula fu quella di maggiore successo e finì per prevalere sulle altre, arrivando integra ed originale ai nostri giorni e prendendo il nome dal bicerin stesso, consegnandoci una bevanda diventata storica anche perché unisce tre invidiabili capacità: resistere al freddo, al sonno e alla sottile malinconia che, soprattutto negli inverni più freddi e nebbiosi, pervade la bella città.



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