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Speciale podolica

Podoliche: selezione e qualità

di Rella M.


Selezione e qualità sono concetti consequenziali. La prima è condizione necessaria, ma non sufficiente, poiché intervengono altri fattori, ambientali, aziendali, alimentari, sanitari. La Podolica parte comunque avvantaggiata poiché è un bovino geneticamente molto resistente alle principali malattie infettive e parassitarie (es. clostridiosi e piroplasmosi), una dote affinata nel tempo per via di meccanismi d’adattamento. Da anni, dopo l’istituzione del Registro anagrafico e del Libro Genealogico (1984), le attività di selezione e miglioramento delle prerogative fisiche della razza sono effettuate dalla Stazione di Controllo Tori, a Laurenzana (PZ), gestita da ANABIC, l’Associazione Nazionale Allevatori Bovini da Carne (www.anabic.it). Il processo di selezione ha l’obiettivo di produrre soggetti forti, longevi e con spiccata propensione all’allevamento brado e semibrado in ambienti difficili, con risorse ridotte di foraggi o discontinue, animali comunque capaci d’assicurare carne di qualità.
Nel programma selettivo della Podolica gli allevamenti sono suddivisi in due fasce, distinte per tipo di gestione delle mandrie: allevamenti con gruppi di monta controllati e un solo toro — gli unici che possono dare maschi da riproduzione — e quelli con più tori per gruppi di monta, che possono produrre femmine ma con tori del primo allevamento.
Siamo andati al Centro Selezione Torelli di Laurenzana, a 1.000 metri slm, una struttura regionale nata nel ‘96 e gestita dall’Associazione Regionale Allevatori della Basilicata in collaborazione con ANABIC, che invece si occupa del centro genetico al suo interno. All’interno del complesso ci sono uno stabilimento riservato a stalla dei torelli, un laboratorio di prelievo seme e una struttura dedicata ai cicli di performance test su ovini di razza merinizzata e gentile di Puglia, a rischio estinzione.
Ecco come avviene la selezione dei tori di razza Podolica, un processo che ci è stato descritto minuziosamente da Romano Palazzo, tecnico addetto ai centri genetici ANABIC. Ogni anno, tra ottobre e maggio, la sede di Laurenzana ospita 45 torelli per una prova di performance annuale finalizzata alla selezione di futuri riproduttori: i torelli provengono dall’intero areale della Podolica (non solo lucano, dunque), selezionati in base a requisiti genetici e morfologici. Attingendo ai Libri Genealogici sono individuati innanzitutto gli animali con l’indice più alto e un coefficiente di consanguineità più basso (cioè con pochi o nulli rapporti parentali). Viene dunque composta una graduatoria genetica e morfologica per stabilire quali torelli possono entrare al centro di selezione. Una volta accolti, i vitelli sono sottoposti a test sanitari e alle prove di performance, un insieme di test genetici, analisi d’accertamento di paternità e maternità e — ogni 15 giorni, per 9 pesate — alla pesatura e alla misurazione dell’accrescimento medio giornaliero. Il peso ottimale è di circa 1,4 kg/giorno.
Finita la stagione delle prove, tre esperti di ANABIC fanno le valutazioni morfologiche di ogni torello in base a caratteri di razza, muscolosità, dimensioni, arti e struttura, con attribuzione di un punteggio da 82 a 100. Sotto la “sufficienza” (meno di 82), il futuro riproduttore viene scartato. «Normalmente un 30% del campione viene bocciato», assicura Romano Palazzo. Chi supera l’esame però ottiene un “indice di selezione toro”: i torelli con gli indici più alti saranno abilitati alla fecondazione artificiale — in “provetta” — e i torelli con gli indici più bassi, quindi meno “focosi”, saranno accoppiati attraverso la cosiddetta monta naturale. Infine, a marzo, concluse le prove di performance, vengono elaborati i dati, preparati i cataloghi con l’identikit e gli indici di ogni torello e create le schede di ciascun animale, pubblicate anche sul web con video “promozionale”.
La documentazione è necessaria per l’asta di maggio, alla presenza di allevatori in arrivo da tutto l’areale della Podolica. L’asta dei torelli (di età tra 12 e 18 mesi) avviene all’aperto. I proprietari indicano dentro una busta chiusa il prezzo che vorrebbero realizzare. «Potrebbero accettare un’offerta meno congrua oppure aprire la busta e rendere nota la loro richiesta — conclude Romano Palazzo — col rischio però che il torello rimanga invenduto. Generalmente le buste non vengono aperte».


Massimiliano Rella



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