La Fimp, Federazione Italiana Medici Pediatri, ha recentemente aderito alla petizione di Coldiretti e Filiera Italia contro la diffusione dei cibi sintetici prodotti in laboratorio. La firma è avvenuta presso la sede di Coldiretti a Roma a Palazzo Rospigliosi. All’atto ufficiale hanno preso parte il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, il segretario generale Vincenzo Gesmundo e Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia. Per la federazione dei pediatri erano presenti Antonio D’Avino, presidente Fimp e i vicepresidenti Luigi Nigri e Roberto Caputo.
“I pediatri hanno sottoscritto la proposta di Coldiretti di divieto di cibi sintetici e raccoglieranno le firme in tutti gli ambulatori coinvolgendo le famiglie informando i genitori sul rischio che i figli correrebbero assumendo un cibo sintetico rispetto agli effetti a medio e lungo termine ancora ignoti e non valutati”, si legge in una nota di Coldiretti.
Durante il vertice è stato sottolineato il livello raggiunto dal sistema sanitario italiano, la forte azione di prevenzione derivante da una corretta alimentazione e da stili di vita salutari puntando sull’origine dei prodotti 100% italiani grazie alla filiera agroalimentare nazionale. In primo piano, ovviamente, anche l’importanza della Dieta Mediterranea nei primi tre anni di vita del bambino. Non è un caso, sottolineano i pediatri, che, secondo l’indagine Coldiretti-Ixè, 7 Italiani su 10, pari al 68% della popolazione, dichiari già ora di non fidarsi del cibo creato in laboratorio con cellule staminali in provetta.
Secondo la denuncia di Coldiretti, le multinazionali del cibo in provetta approfittano della crisi per imporre sui mercati i cosiddetti cibi Frankenstein: dalla carne prodotta in laboratorio al latte senza mucche fino al pesce senza mari, laghi e fiumi.
Tutti questi prodotti alimentari, ha denunciato la confederazione, potrebbero presto inondare il mercato europeo: già a inizio 2023, infatti, potrebbero essere introdotte a livello UE le prime richieste di autorizzazione all’immissione in commercio che coinvolgono Efsa e Commissione UE. Entro il primo semestre 2023, invece, negli USA potrebbero entrare in commercio i primi prodotti sintetici.
Interrogati sui motivi principali per i quali bocciare il cibo fatto in laboratorio, spiega l’analisi Coldiretti-Ixé, gli Italiani mettono in primo piano il fatto di non fidarsi delle cose non naturali: sono il 68% a dichiararlo, mettendo al secondo posto, secondo il 60% degli Italiani, i dubbi sul fatto che sia sicuro per la salute. Rilevante anche, per il 42% dei consumatori, la considerazione che il cibo artificiale non avrà lo stesso sapore di quello vero: e c’è anche un 18% che teme per il suo impatto sulla natura.
Per quanto riguarda la carne da laboratorio, aggiunge Coldiretti, “la verità che non viene pubblicizzata” è che non salva gli animali, perché viene fabbricata sfruttando i feti delle mucche. Ma non salva nemmeno l’ambiente, perché consuma più acqua ed energia di molti allevamenti tradizionali. E non aiuta la salute, perché non c’è garanzia che i prodotti chimici usati siano sicuri per il consumo alimentare: infine, non è accessibile a tutti, poiché per farla serve un bioreattore e, in conclusione, non è neppure carne, ma un prodotto sintetico e ingegnerizzato.
Sulla carne artificiale, secondo la confederazione, solo nel 2020 sono stati investiti 366 milioni di dollari, con una crescita del 6000% in 5 anni. Gli investimenti nel campo del cibo sintetico stanno crescendo molto sostenuti da diversi protagonisti del settore hi-tech e della nuova finanza mondiale: da Bill Gates, fondatore di Microsoft, a Eric Schmidt, cofondatore di Google, da Peter Thiel, co-fondatore di PayPal a Marc Andreessen, fondatore di Netscape, a Jerry Yang, co-fondatore di Yahoo!, a Vinod Khosla, di Sun Microsystems.
«Le bugie sul cibo in provetta confermano che c’è una precisa strategia delle multinazionali» spiega Ettore Prandini. «Con abili operazioni di marketing puntano a modificare stili alimentari naturali fondati sulla qualità e la tradizione. Siamo pronti a dare battaglia poiché quello del cibo Frankenstein è un futuro da cui non ci faremo mangiare» (fonte: EFA News – European Food Agency).
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