I motivi sono tanti e importanti! In Piemonte, in particolare in provincia di Cuneo, esiste un paniere di prodotti (latte, uova, ortaggi, carne) nati da un sistema di produzione agroalimentare chiamato Agricoltura Simbiotica, che prevede l’impiego di bioti microbici, humus e altri minerali zeolitici che riattivano, mantengono e sviluppano i microrganismi e i composti microbici del terreno, garantendo e migliorando quindi la fertilità e biodiversità del suolo. Da pochi mesi, le aziende che seguono questo sistema di produzione si possono certificare. È nato infatti in Consorzio Ecosì, fondato da Sergio Capaldo. L’abbiamo incontrato e gli abbiamo posto alcune domande per approfondire il tema.
Quali sono i vantaggi dell’Agricoltura Simbiotica?
«Possiamo riassumerli in 3 gruppi: trattenere il carbonio organico nel suolo, migliorando la resistenza allo stress idrico e ripristinando la biodiversità e funzionalità microbica nei suoli e nei cibi (sostenibilità ambientale); garantire la salute e il benessere animale partendo da cosa mangiano (sostenibilità animale); remunerare i produttori in funzione del lavoro svolto per migliorare la salute del suolo e del cibo (sostenibilità sociale)».
Come impatta l’agricoltura sull’ambiente e sugli allevamenti?
«L’Agricoltura Simbiotica ha un impatto sull’ambiente e sugli allevamenti. Un’agricoltura fatta bene, cambia i valori dell’inquinamento. Una premessa è d’obbligo: l’agricoltura incide sull’inquinamento totale dell’ambiente per il 7%: la zootecnia è il 67% di questo 7% totale.
Con l’Agricoltura Simbiotica posso diminuire l’impatto ambientale in generale trattenendo la CO2 nel suolo e migliorando la respirazione dei terreni. Inoltre, cambiando le razioni alimentari si abbattono notevolmente le emissioni gassose delle produzioni zootecniche.
Oggi un’agricoltura e zootecnia congiunte e sapienti possono creare degli ambienti virtuosi che vanno a credito di carbonio (CO2) evitando di contribuire al buco dell’ozono (il carbonio rilasciato dura nell’atmosfera per 900 anni)».
Ma in pratica come si fa Agricoltura Simbiotica?
«Applicando nei terreni coltivati dei microrganismi e funghi micorrizzici (biota microbico) che stimolino la ripresa della biodiversità e dell’attività microbica del suolo. Impiegando minerali zeolitici (cabasiti) e humus per favorire la vitalità dei microrganismi, la respirazione dei terreni e il trattenimento di CO2 nel suolo. Utilizzando tutte le pratiche dell’agricoltura conservativa, ad esempio, la minima lavorazione del terreno. Praticando le rotazioni delle colture e sostituendo le monoculture. Diminuendo drasticamente il consumo dei fertilizzanti azotati, fosfatici (pericolosi perché inquinati dal cadmio che è cancerogeno), potassici e fitofarmaci. Abolendo l’uso di OGM e prodotti derivati da OGM e favorendo la coltivazione di prati polifiti poliennali, prati con una ricca varietà di specie (erba mazzolina, festuca, trifoglio erba medica, ecc…)».
Esiste un disciplinare che certifica l’Agricoltura Simbiotica?
«Sì, l’Agricoltura Simbiotica (agricolturasimbiotica.it) è una certificazione di sistema privata e volontaria della durata di 1 anno. È stato infatti depositato a livello nazionale ed europeo un disciplinare di produzione, a cura della Società Consortile Ecosì, che regolamenta le produzioni sia agricole che zootecniche. Le aziende interessate possono rivolgersi alla Società Consortile Ecosì (l’unico ente autorizzato a rilasciare il “bollino” di agricoltura simbiotica) e richiedere l’attivazione del processo di certificazione, che si svolge tramite enti terzi autorizzati, che condividono la filosofia del sistema indicata nel disciplinare di produzione depositato (CCPB, NSF…)».
Com’è nata la Società Consortile Ecosì?
«Ecosì è il risultato finale di lunghi anni di esperienza e sperimentazioni tecniche. Sperimentazioni nate anni fa con gli studi del prof. Giusto Giovannetti sui funghi micorrizzici (tartufo bianco), che sono poi proseguite includendo, dopo l’incontro con il sottoscritto, anche il settore zootecnico. Tutti questi anni di continua ricerca e sperimentazione hanno portato a migliorare la qualità degli alimenti e la biodiversità della terra, fino ad arrivare a mettere insieme metodi e regole che fossero un aiuto e garanzia sia per il produttore che per il consumatore il finale».
L’Agricoltura Simbiotica si può applicare su larga scala?
«Certamente! Non dobbiamo trascurare nessun territorio, dalla montagna alla collina alla pianura si possono avere prodotti con qualità differenti, come già avevano capito gli antichi Romani che tenevano in gran conto le differenze dei prodotti a seconda della loro area di provenienza (Plinio il Vecchio). Negli anni sono state penalizzate quelle aree “scomode” per motivi logistici e di configurazione geografica.
Il lavoro dell’uomo, se fatto sapientemente può recuperare e rivalutare quelle aree e quelle produzioni che si stavano perdendo. Le tecniche agronomiche su cui si basa l’Agricoltura Simbiotica sono fondamentali per questo scopo: il biota microbico e le cabasiti possono dare una forte e vitalità al suolo e aumentare la produttività di qualsiasi zona».
Agricoltura Simbiotica, sistema di produzione agroalimentare certificato
L’Agricoltura Simbiotica è un metodo virtuoso e sostenibile di coltivazione e/o allevamento, che prevede l’impiego di bioti microbici, humus e altri minerali zeolitici che riattivano, mantengono e sviluppano i microrganismi e i composti microbici del terreno, garantendo e migliorando quindi la fertilità e biodiversità del suolo. Un sistema agroalimentare è l’insieme di attività (cioè imprese e settori) tra di loro collegate da rapporti commerciali e che contribuiscono alla creazione del valore del prodotto alimentare come giunge sulla tavola del consumatore. È in pratica, tutto ciò che interviene tra “field” (il campo coltivato) e “fork” (la forchetta, la tavola del consumatore). Il termine “simbiotico” deriva dal greco “sun” (insieme) e “bios” (vita), ad indicare due o più organismi che vivono assieme traendo beneficio reciproco. Il rispetto del biota microbico delle piante e del suolo è un elemento cardine della salute umana perché direttamente connesso al biota dell’uomo: esso giunge nello stomaco attraverso il cibo che assumiamo quotidianamente, condizionando l’intestino umano e formando così il biota microbico umano. Un’agricoltura dissennata e intensiva condiziona la salute del nostro pianeta (surriscaldamento globale, desertificazione…) e contemporaneamente provoca l’impoverimento del biota microbico nel suolo, che, tramite il cibo, va a condizionare il biota microbico intestinale e quindi la nostra salute. L’Agricoltura Simbiotica mira a rigenerare la biodiversità microbica dei suoli, fulcro della salute degli agroecosistemi e di conseguenza mira al ripristino, mantenimento e miglioramento della biodiversità e funzionalità microbica dei suoli. Attraverso il miglioramento della biodiversità microbica dei suoli e le buone pratiche agricole, l’Agricoltura Simbiotica mira a raggiungere gli obiettivi di una sostenibilità ambientale, animale e sociale. >> Link: agricolturasimbiotica.it |
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