La provincia di Sondrio e le bresaole - La provincia di Sondrio è composta da un territorio prevalentemente montuoso solcato da valli che si estendono principalmente per via longitudinale; le principali sono la Valtellina e la Valchiavenna, la prima percorsa dall’Adda e la seconda dalla Mera. La provincia di Sondrio è molto estesa e comprende comuni di alta montagna come ad esempio Livigno, situato a quasi 2000 m di quota. A nord e a ovest la provincia di Sondrio confina con la Svizzera (Cantone dei Grigioni), a ovest con la provincia di Como e la provincia di Lecco, a sud con la provincia di Bergamo e a est con la provincia di Brescia e con il Trentino-Alto Adige (provincia di Trento e provincia di Bolzano). Nel panorama lombardo Valtellina, in particolare, e Valchiavenna si distinguono per l’estesa gamma di prodotti tipici pregiati: a cominciare dai vini, per continuare con formaggi dal sapore deciso e concludere con le carni lavorate, sotto forma di prosciuttini, carni essiccate e, naturalmente, bresaole, delle quali rappresentano la zona d’origine. In queste zone si preparano diversi tipi di bresaola quali la bresaola della Valtellina Igp, la più nota e diffusa, la bresaola di manzo artigianale, la bresaola affumicata, la bresaola di cavallo e la bresaola di cervo.
Origine del prodotto e del nome - È difficile stabilire con precisione da dove derivi il nome di questo salume. Potrebbe derivare dall’espressione “sale come brisa”, per l’uso che un tempo si faceva del sale nella conservazione e per il fatto che, in Valchiavenna, “brisa” indicava una ghiandola dei bovini fortemente salata. C’è chi riconduce l’origine di questo nome al termine “brasa” (che in dialetto significa brace), poiché un tempo l’asciugamento del prodotto avveniva in locali riscaldati da bracieri alimentati con carbone di legna di abete e bacche di ginepro, timo e foglie di alloro. Da “brisaola” il nome è poi mutato con gli anni in “bresaola”. Le prime testimonianze letterarie relative alla produzione della bresaola risalgono al XV secolo, ma l’origine del salume è senz’altro antecedente. La produzione rimase circoscritta all’ambito familiare sino ai primi decenni dell’Ottocento. Nel XIX secolo la lavorazione artigianale del salume diventò particolarmente florida. Solo partire dal 1930, però, con l’ampliamento della produzione a vari centri della Valtellina, la bresaola ebbe una più vasta diffusione nell’alta Lombardia e, dagli anni ’60, in tutta l’Italia e in Svizzera.
Il Consorzio per la tutela del nome Bresaola della Valtellina - La “Bresaola della Valtellina” ha ottenuto il riconoscimento comunitario di “Indicazione Geografica Protetta – Igp”, a norma del Reg. (CEE) 2081/92, con il Reg. (CE) n. 1263/96 dell’1 luglio 1996. Il relativo Disciplinare di Produzione è stato recepito nell’ordinamento italiano con decreto 23 dicembre 1998 del Ministero delle Politiche Agricole e Agroindustriali Nazionali. Per dare operatività ed efficacia a questa importante attestazione di tipicità della produzione e per garantire la tutela del consumatore, si è costituito, il 23 maggio 1998, il “Consorzio per la tutela del nome Bresaola della Valtellina”, riconosciuto dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali con decreto 27 settembre 2004, che garantisce la provenienza di questo raffinato prodotto, ne promuove l’immagine e lo salvaguarda da imitazioni e contraffazioni. Il Consorzio associa la quasi totalità dei produttori operanti nell’ambito della zona geografica protetta, corrispondente all’intera provincia di Sondrio. Gli scopi principali del Consorzio sono quelli di:
I produttori riconosciuti si impegnano a rispettare il Disciplinare di produzione e sono soggetti alla costante attività di verifica del Consorzio e dell’organismo di controllo, il CSQA di Thiene (VI).
Disciplinare di produzione dell’Indicazione Geografica Protetta “Bresaola della Valtellina” - In base al Disciplinare di produzione la Bresaola della Valtellina viene elaborata nella tradizionale zona di produzione che comprende l’intero territorio della provincia di Sondrio.
Materie prime - La bresaola è prodotta con le seguenti masse muscolari della coscia di bovino private di ossa:
Metodo di elaborazione e stagionatura - Il suo processo produttivo avviene seguendo queste operazioni:
La salagione è sempre preceduta da un controllo visivo dei tagli di carne utilizzati per la produzione della bresaola e, se necessario, dallo scarto della materia prima non conforme (eccessivamente marezzata o di colore anomalo), e da rifilatura, finalizzata all’asportazione del grasso e delle parti tendinose esterne curando di non inciderle perché esse formano, integralmente e singolarmente, i pezzi da salare ed essiccare. La salagione è effettuata con metodo detto “a secco”: la carne viene cosparsa con sale e aromi naturali. Possono essere impiegati vino, spezie, zuccheri (con lo scopo di favorire i fenomeni microbici responsabili in buona parte della stagionatura del prodotto), nitriti e nitrati di sodio e potassio, acido ascorbico e suo sale sodico. La salagione, che ha una durata non inferiore ai 10 giorni, è interrotta da operazioni di massaggio, per consentire una più rapida e uniforme migrazione del sale all’interno del prodotto. La carne salata viene insaccata in budelli naturali o artificiali e inviata alla fase successiva di asciugamento in apposite celle. L’asciugamento, che deve consentire una rapida disidratazione del prodotto nei primi giorni di trattamento, viene condotto ad una temperatura compresa tra 20 e 30°C e in condizioni di umidità dell’aria pari al 35-65%. Alla fase di asciugamento segue la stagionatura condotta a temperatura compresa tra 12 e 18°C e in condizioni di umidità dell’aria pari al 70-90%. I locali di stagionatura, così come quelli di asciugamento, devono essere muniti di impianti per il mantenimento e la rilevazione della temperatura e dell’umidità e devono consentire un ottimale ricambio dell’aria. Asciugamento e stagionatura devono avere una durata minima complessiva di quattro settimane. Il prodotto stagionato Bresaola della Valtellina Igp, all’atto dell’immissione al consumo, deve rispettare le caratteristiche organolettiche, chimiche, chimico-fisiche e merceologiche tipiche definite nel Disciplinare. A tal fine, il prodotto finito è sottoposto ad analisi di tipo sensoriale, merceologico e chimico da parte del produttore e del Consorzio di tutela.
Valore nutrizionale - La bresaola è un salume con elevato valore nutrizionale, in quanto ha un contenuto proteico elevato, una bassa quantità di grasso e, quindi, con apporto calorico ridotto. Sono presenti livelli importanti di ferro, zinco, vitamina B2 e vitamina PP. I valori nutrizionali per 100 grammi sono riportati in Tabella 1.
Caratteristiche organolettiche
Consistenza: soda ed elastica.
Aspetto al taglio: compatto ed esente da fenditure.
Colore: rosso uniforme con bordo scuro appena accennato per la parte magra; colore bianco per la parte grassa.
Profumo: delicato e leggermente aromatico.
Gusto: gradevole, moderatamente saporito, mai acido.
Caratteristiche chimiche e chimico-fisiche
• Umidità t.q.: max 65%.
• Grasso: max 7%.
• Ceneri: min. 4%.
• Cloruro di sodio: max 5%.
• Proteine: min. 30%.
Caratteristiche merceologiche
• Forma: vagamente cilindrica o, per il prodotto pressato, a mattonella.
• Peso (kg):
– bresaola di fesa: min. 3,5;
– bresaola di punta d’anca: min. 2,5;
– bresaola di sottofesa: min. 1,8;
– bresaola di magatello: min. 1;
– bresaola di sottosso: min. 0,8.
Caratteristiche commerciali - La Bresaola della Valtellina può essere commercializzata intera, allo stato sfuso o sottovuoto; a pezzi, in tranci o affettata, confezionata sottovuoto o in atmosfera modificata. Peso, forma e dimensioni delle confezioni possono essere variabili. Deve riportare in etichetta, oltre alle diciture obbligatorie per legge, le seguenti indicazioni: “Bresaola della Valtellina” — intraducibile e deve essere apposta sull’etichetta in caratteri chiari, indelebili, nettamente distinguibili da ogni altra scritta —, seguita dalla menzione “Indicazione Geografica Protetta” e/o dalla sigla Igp, che deve essere prodotta nella lingua in cui il prodotto viene commercializzato; è vietata l’aggiunta di qualsiasi qualificazione non espressamente prevista. È tuttavia consentito l’utilizzo di indicazioni che facciano riferimento a nomi o ragioni sociali o marchi privati, purché non abbiano significato laudativo o tali da trarre in inganno l’acquirente.
Bresaola affumicata - La bresaola affumicata è originaria della Valchiavenna. Attualmente la producono almeno 15 piccoli produttori (macellai). Tredici di loro operano in Valchiavenna, due in Valtellina. Le bresaole così prodotte sono denominate artigianali, eccettuate quelle prodotte da un’industria di Postalesio. La bresaola affumicata può essere definita come un taglio bovino salato, affumicato e stagionato. Si utilizzano tagli di coscia bovina quali fesa, sottofesa, magatello e noce. Il peso è compreso tra i 2 e i 4 kg. La preparazione viene effettuata attraverso diverse fasi, quali:
Sull’origine della bresaola affumicata esiste una leggenda secondo la quale, tanto tempo fa, sulle più alte cime innevate delle montagne che circondano Livigno, viveva il Daü, un animaletto solitario, ma buffo e simpatico, difficile da incontrare a valle, perché, per adattarsi alla conformazione dei pendii su cui viveva, le sue zampe erano cresciute, in modo asimmetrico, più lunghe sul lato destro del maschio e sul lato sinistro nella femmina. Per questo il Daü non scendeva mai a valle, perché si diceva che sui terreni pianeggianti fosse costretto a girare in tondo. Si racconta che il Daü avesse nascosto nella sua tana tutte le delizie naturali di cui andava ghiotto, pane, cannella e bresaola, ma che un giorno, purtroppo, la sua tana fosse andata a fuoco. Inizialmente disperato, il Daü scoprì, tra le macerie e i legni carbonizzati, alcune delle sue bresaole, annerite dal fumo ma ancora intatte. Provò ad assaggiarne una rimanendo deliziato. Il nuovo gusto era inaspettato e incredibilmente piacevole, buono e leggermente affumicato, gli sembrava che racchiudesse tutti i sapori delle sue amate montagne. Da quel momento decise che avrebbe mangiato solo bresaola affumicata e la chiamò Brisù, “la Brisa affumicata consigliata dal Daü”.
Bresaola di cervo - La bresaola di carne di cervo è ottenuta dalla coscia o dalla spalla di cervo ottenuta, talvolta, da animali catturati durante la stagione venatoria ma, di norma, da cosce di cervi provenienti dai paesi dell’Est europeo. I tagli delle cosce di cervo, ben mondati, vengono immersi in una salagione a secco, con sale e spezie naturali macinate grosse, e lasciati in una concia con vino rosso per 7-10 giorni a seconda della pezzatura. Rispetto alla bresaola di manzo la salagione è meno forte: per un quintale di cervo bastano infatti, in media, 1,8 kg di sale (1,5 in alta montagna e 2,1 kg in bassa valle). I coadiuvanti usati sono sale, pepe, cannella, chiodi di garofano, aglio pestato e vino rosso. Facoltativo è l’uso dei nitriti/nitrati. Sezionate dalle cosce, le bresaole vanno asciugate e massaggiate per favorire la penetrazione del sale. Sono quindi accatastate entro vasche a strati ricoperti di concia. Sostano a 4°C per 7-10 giorni con rivoltamento e massaggi dei tagli di carne ogni 24-48 ore. L’insacco è a mano. L’asciugatura è a temperatura ambiente per 7-15 giorni. La stagionatura a 12-14°C per 15-90 giorni seconda della pezzatura.
Bresaola di cavallo - È una celebre e antica specialità della Valchiavenna. Di produzione decisamente più limitata rispetto all’omonimo salume di carne bovina, la bresaola equina è preparata utilizzando parti carnee del cavallo di prima scelta, costituite dai muscoli della coscia (fesa, sottofesa, noce o lombata) che vengono sottoposti a salagione ed essiccamento. La carne di cavallo possiede alcune caratteristiche che la differenziano nettamente dalla carne bovina (alto contenuto proteico, basso tenore di materia grassa, elevato tasso di ferro) e tali da giustificare il suo valore nutritivo più elevato. Per quanto riguarda le caratteristiche organolettiche, oltre al sapore dolciastro dato dalla ricchezza di glicogeno del muscolo equino, la carne di cavallo ha un colore più scuro, molto più intenso di quello della carne bovina o suina, per effetto dell’elevato contenuto di pigmenti totali ed un odore leggermente acre per la notevole quantità di acido linoleico presente. Inoltre, la carne equina è apprezzata dal consumatore per la tenerezza, soprattutto dei tagli di prima categoria, come filetto e fesa. Infatti, la carne di cavallo raggiunge la massima tenerezza in 24 ore, a differenza delle carni di altri animali, per i quali è necessario attendere alcuni giorni prima della scomparsa del rigor mortis. La prima operazione a cui vengono sottoposti i vari pezzi di carne destinati alla produzione di bresaola è la tolettatura, necessaria per eliminare il tessuto adiposo che irrancidisce facilmente, conferendo un gusto decisamente sgradevole. Successivamente si passa dalla salagione, tradizionalmente effettuata ponendo la carne in mastelli di rovere o di faggio (oggi marne), alternandola a strati di concia. La concia o miscela salante è costituita da cloruro di sodio, salnitro, zuccheri, pepe macinato, aglio, alloro, bacche di ginepro. Le marne vengono poste per un giorno in un ambiente con temperatura di 2-4°C ed umidità relativa dell’85-90%. Trascorso questo periodo, le bresaole, lavate con vino, vengono nuovamente poste a contatto con il vino e il sale per altri 10-15 giorni, durante i quali vengono rivoltate con una certa frequenza per favorire l’assorbimento uniforme del sale. Al termine della salagione i pezzi di carne vengono lavati definitivamente ed asciugati. Durante la successiva fase di essiccamento, della durata di una settimana circa, le bresaole vengono mantenute in stanze condizionate ad una temperatura di 20°C ed umidità relativa del 55-60%. Spesso alla fase di essiccamento si alternano dei periodi di rinvenimento per favorire una disidratazione uniforme sia sulla superficie esterna sia all’interno e per evitare la formazione di croste superficiali e processi putrefattivi interni. La stagionatura avviene in sale ventilate, con temperatura variabile dai 12 ai 15°C ed umidità dell’80-85%; i tempi, di solito, variano dai 2 ai 3 mesi, a seconda della pezzatura e del prodotto che si vuole ottenere. Per ottenere un prodotto tenero e poco saporito si procede ad una stagionatura di 3 mesi, mentre, se si predilige un prodotto salato, molto disidratato, si prolunga la maturazione fino a 6 mesi. Bresaole di cavallo sono prodotte anche in Valtellina, nel bresciano e in provincia di Padova. La composizione della bresaola equina è varia (proteine: 36,2-41%; umidità: 54-58%; grassi: 3,7-3,9%). La bresaola di cavallo ha una consistenza soda, compatta ed esente da fenditure. Di colore rosso cupo, ha un peso variabile fra i 3 e i 4 kg.
Diffusione della bresaola - Le caratteristiche nutrizionali e la relativamente semplice tecnologia di produzione hanno favorito la diffusione della bresaola sul territorio lombardo e zone limitrofe. Attualmente la bresaola viene prodotta in Val Vigezzo (Piemonte), Val d’Intelvi (provincia di Como), Valsassina (provincia di Lecco), nelle valli bergamasche (Brembana e Seriana), in Valle Camonica, in Brianza e nella città di Milano. Sebbene il numero non sia stato censito con esattezza, è probabile che i produttori siano una cinquantina circa. Le bresaole prodotte in queste località sono a base di carne bovina, ricavata da carni di origine sudamericana (brasiliana, zebù e incroci) e da carni europee (carne francese ottenuta da cosce di bovini Limousine e Charolais). Quest’ultime bresaole hanno un costo superiore a quelle prodotte con carne brasiliana. Le bresaole prodotte assumono il nome generico di “bresaole di bovino”. Sono bresaole di pezzatura varia a seconda del taglio di coscia utilizzato (fesa, sottofesa, magatello e noce). Generalmente si presentano con forma cilindrica più o meno regolare, avvolte dal budello, con o senza legatura, di colore grigiastro. Al taglio la carne appare di colore rosso compatto, con venature dovute ai depositi di grasso e al connettivo naturale. Le fasi del processo produttivo comprendono:
Possibilità di ulteriore valorizzazione del salume bresaola - Per sottolineare le proprietà nutritive delle bresaole finora ci si è serviti dei contenuti elevati di proteine e di ferro e del basso valore calorico apportati al consumatore dal salume. Nelle carni rosse, tuttavia, è presente un complesso di nutrienti essenziali per la salute umana, denominati sostanze bioattive. Le sostanze bioattive sono principi attivi salutari presenti negli alimenti e privi di caratteri nutritivi. Non sono d’importanza vitale per l’uomo, come lo sono per esempio le vitamine o i sali minerali, ma ne completano l’effetto. Accanto a queste sono presenti sostanze di fondamentale importanza per la salute umana.
Le sostanze bioattive - Le sostanze bioattive prive di carattere nutritivo sono la L-carnitina, il coenzima Q10, la carnosina, la taurina, la creatina, il glutatione:
Composti fondamentali - La carne contiene composti indispensabili per la vita dell’essere umano e più precisamente ferro, zinco, vitamina B12, amminoacidi essenziali:
Sicurezza igienica - Tecnicamente, le bresaole fanno parte del gruppo delle carni essiccate stabilizzate o stabili. In generale il termine di “prodotto stabile” è riferito a quei prodotti che non richiedono la refrigerazione o il congelamento per garantire la salubrità e caratteristiche organolettiche accettabili. Sovente questi prodotti sono conservati a temperatura ambiente. La loro vita commerciale è spesso dipendente dall’imballaggio, che evita l’ossidazione e lo sviluppo di muffe. La vita commerciale di un prodotto è definita come il tempo lungo il quale il prodotto specifico può essere conservato sotto specifiche condizioni che permettano di mantenere la sua accettabilità e qualità. Essa è determinata da due tipi di deterioramento: microbiologico (alterativo) e chimico (ossidativo e fisico). La stabilità è data da una combinazione di fattori, conosciuti con i termini di “effetti ostacolo”. L’interazione di questi fattori influenza i microrganismi specifici e le reazioni chimiche. Controllando i vari fattori e le loro interazioni si massimizza un effetto totale che garantisce la loro stabilità. Le tecnologie di conservazione degli alimenti usualmente si classificano in tre categorie: prevenzione/rimozione dei contaminanti; inattivazione dei microrganismi; rallentamento o inibizione completa della crescita microbica. Per i prodotti carnei essiccati, la conservabilità è principalmente dovuta al rallentamento o all’inibizione completa della crescita batterica. I fattori più comuni per garantire la salubrità e conservabilità dei prodotti carnei essiccati sono: aw (attività dell’acqua); pH; tempo/temperatura/umidità relativa; salinità; tipo di popolazione batterica. Altri fattori, come quelli elencati di seguito, possono svolgere un ruolo importante per garantire la salubrità e la stabilità di alcuni prodotti: l’acidità; l’umidità; il tipo di confezionamento (sottovuoto, atmosfera modificata); conservanti; spezie o estratti di spezie. Nel caso dei prodotti carnei essiccati, l’attività dell’acqua (aw) è probabilmente il fattore più importante che garantisce la stabilità del prodotto. Per i microrganismi più comuni presenti in questi prodotti, le aw minime per la loro crescita sono riportate in Tabella 3. Il pH è il secondo fattore più importante, considerando in particolare che molti di questi prodotti essiccati sono fermentati o subiscono qualche attività microbica che fornisce le caratteristiche peculiari al prodotto. I valori minimi di pH che permettono la crescita dei microrganismi di maggior interesse sono riportati in Tabella 4. L’effetto (ostacolo) si verifica quando la combinazione degli inibenti è più efficace rispetto quella del solo inibente, quindi quando il suo effetto è sinergico. Gli ostacoli più efficaci per la conservabilità di un alimento sono: temperatura elevata; bassa temperatura; ridotta aw; ridotto potenziale redox; conservanti; microflora competitiva. Per garantire la stabilità dei prodotti carnei essiccati e la loro salubrità, i primi cinque ostacoli della lista sono di importanza fondamentale. Il sale (cloruro di sodio) è l’ingrediente più importante nella preparazione dei prodotti carnei essiccati. Il sale esercita diverse funzioni sopprimendo lo sviluppo batterico, riducendo l’attività dell’acqua, liberando proteine sale solubili, penetrando facilmente nel tessuto muscolare e favorendo la penetrazione di aromi e di nitrito ed esplicando un effetto antiossidante. La percentuale di sale in un prodotto carneo non è così importante come quella della salina. Il sodio nitrito è l’agente attivo per la salmistratura della carne. Il nitrito è un composto chimico altamente reattivo che reagisce con la carne dando luogo a ossido nitrico (NO) che sostituisce la molecola d’ossigeno nel pigmento della carne, mioglobina, formando nitroso mioglobina. L’ossido nitroso esercita inoltre attività antibatterica (Dikhulzen e coll., 1996; Vignolo e coll., 1998; Ngutter e coll., 2003; Birzele e coll., 2005; Nyachuba e coll., 2007).
Fasi critiche di lavorazione per la stabilità e la salubrità del prodotto carneo - Per ottenere la necessaria stabilità e salubrità della maggior parte dei prodotti carnei essiccati è necessaria l’interazione di parecchi parametri. Molte fasi sono tenute sotto controllo ma solo poche sono realmente critiche. Per i prodotti carnei non fermentati, la fase di salagione è critica, mentre per i prodotti essiccati lo è la fase di essiccamento. La bresaola viene sottoposta alla salagione a secco. Alla carne bovina vengono aggiunti cloruro di sodio e aromi naturali. Possono essere aggiunti vino, zucchero (destrosio, fruttosio), nitrito e nitrato, acido ascorbico. La soluzione salina si forma con il succo della carne. La salagione ha una durata complessiva media di 10-15 giorni. Tale tecnica (effettuata a 4-6°C) riesce essenziale per garantire la salubrità del prodotto in quanto garantisce l’eliminazione di ogni patogeno prima elencato. I soli microrganismi che sopravvivono sono i lattobacilli. Oltre che intera la bresaola viene commercializzata porzionata, in involucro plastico, e affettata in vaschetta con atmosfera modificata. Mentre il prodotto integro tal quale non presenta alcun problema sanitario ed è stabile, quando confezionato nelle due varianti può presentare due problemi rappresentati rispettivamente dal rigonfiamento delle confezioni (tranci) dovuti allo sviluppo di germi lattici etero fermentanti che producono CO2 a partire dagli zuccheri e, nel secondo caso, considerata la aw e il pH dovrebbe essere sottoposta all’analisi del rischio per verificare la possibile proliferazione di L. monocytogenes, in base a quanto disposto dal Reg. 1441 UE. Infatti, per L. monocytogenes i criteri microbiologici sono i seguenti:
Basandoci sui valori di aw mediamente posseduti dagli affettati su quelli di NaCl (4-5%) e sull’effetto inibente del nitrito nei confronti di L. monocytogenes, è inverosimile che L. monocytogenes possa svilupparsi in questo substrato. In realtà, a tutt’oggi, non si è mai verificata a memoria d’uomo una tossinfezione e un’infezione alimentare in seguito ad ingestione di bresaole.
In cucina - Ottima servita anche da sola, condita con olio extravergine d’oliva, limone e pepe (per un gusto più deciso aggiungere al condimento senape o rafano grattugiato), la bresaola si rivela perfetta per creare sfiziose insalate, con rucola, crescione, soncino, carciofi, sedano verde, funghi porcini e champignon. Accanto a formaggi diversi, dalla mozzarella al Grana Padano, dalla Casera — specialità della Valtellina a Denominazione d’Origine Protetta molto utilizzata nella cucina della zona, in particolar modo per i tipici pizzoccheri — fino al Gruviera, soddisfa i palati più esigenti. Oggi la bresaola entra anche nell’elaborazione di primi piatti, insaporendo risotti, crespelle o vari tipi di pasta, come i tagliolini emiliani all’uovo.
Conclusioni - Le conclusioni da trarsi in base a quanto espresso sono che la bresaola è un salume di elevato potere nutrizionale (nutraceutico) e di assoluta salubrità per il consumatore.
Carlo Cantoni
L.D. in Ispezione alimenti origine animale, Milano
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