it en
Risultati
Vino

Giovanni Brera ricordato con un libro e un vino al Circolo della Stampa di Milano

Mercoledì 17 ottobre l’azienda Bellavista di Erbusco (BS) ha presentato a Milano, al Circolo della Stampa, la biografia di Gianni Brera dal titolo: "Gioannfucarlo. La vita e gli scritti inediti di Gianni Brera". All’incontro, aperto al pubblico, sono intervenuti gli autori del libro, Paolo Brera e Claudio Rinaldi, e Bruno Pizzul che ha curato una originale e sentita prefazione.

Bellavista è legata al ricordo di Gianni Brera per due motivi: un Merlot in purezza, denominato "Zuanne", Giovanni nel dialetto locale della Franciacorta dove il vino viene prodotto, e un Premio giornalistico-letterario che lo stesso Brera fondò nel 1983. "L’amicizia con Brera — dichiara Vittorio Moretti, presidente di Bellavista — risale agli anni Ottanta. Fu proprio di Gianni l’idea di istituire un Premio giornalistico intitolato alla Franciacorta con l’obiettivo di promuovere la conoscenza della vocazionalità vitivinicola di questo territorio che incominciava allora a riscuotere i primi significativi consensi di mercato e critica. Brera assunse la presidenza del Premio che si chiamò Franciacorta Bellavista e lo condusse verso orizzonti internazionali e noi, fedeli all’intento iniziale, abbiamo proseguito questa iniziativa giungendo con soddisfazione quest’anno alla IX edizione biennale".

Nel 1990 lo stesso Brera individua uno storico vigneto al Convento della Ss.ma Annunciata, sulle pendici del Monte Orfano, dove Bellavista presentava la sua prima Riserva (Annata ‘84) di Franciacorta (bollicine Docg). Quattrocentottanta barbatelle piantate nel maggio del 1964 da Padre Sebastiano e indicate da Brera a Vittorio Moretti per fare un vino rosso "morbido, rotondo e di eccellente profumo fruttato" come piaceva a lui. Così fu: da allora Bellavista si occupa di questa vigna da cui produce il merlot "Zuanne" solo ed esclusivamente per mantenere vivo il ricordo di questa amicizia. Il ricavato della vendita di Zuanne viene sempre devoluto in favore delle iniziative legate al patrimonio culturale di Gianni Brera

Quest’anno, l’Associazione degli Amici di Brera ha indicato due iniziative culturali: la presentazione della biografia e la pubblicazione del libro "I percome e i perché" che raccoglie i racconti del Premio Gianni Brera e alcuni scritti inediti.

Nel corso della presentazione della biografia, il presidente del Brescia Calcio, Gino Corioni, ha ritirato a nome di Roberto Baggio una speciale targa che Bellavista ha voluto dedicare al calciatore per rievocare una felice definizione scritta da Giovanni Brera il 6 dicembre 1991 nella rubrica da lui curata su Repubblica. In queste pagine, il giornalista si cimentava nella formazione di una squadra composta da un insolito abbinamento vino-calciatore definendo Roberto Baggio, "divino in terra", e abbinandolo alle bollicine di Bellavista.

L’accademia di Brera

Il vino e lo sport

“Caro Brera,

Le propongo un gioco: vorrei che abbinasse le caratteristiche di un vino a quelle di un calciatore. Lascio a Lei la libertà di scelta, data la sua grande competenza in entrambe le materie.

Grazie, William De Stales, Cercivento (UD)”

“La Sua proposta è peregrina. Tuttavia mi riprometto di accoglierla senza prepararmi con meditazioni particulari, nel senso che partirei dal barolo e dal brunello cercando fra i nostri pedatori uno specimen o più specimina che si accordino con quei due nobilissimi vini. Faccio però una premessa: che io non li antepongo al barbaresco; e qui confermo il tot capita tot sententiae della normalissima scoperta romana, poi rafforzata dal più corrente de gustibus non disputandum. Sia il barolo sia il brunello sono fin troppo solenni, direi paludati, e grevi come pare debba essere una persona eccessivamente legata ai convenevoli.

Il barbaresco è principe, non re (come sostengono i conformisti); però ha il pregio ai miei occhi e al mio palato di avere spume più lievi, persino un po’ frivole, in tanta austerità di "corpo", e un colore meno cupo, un gusto più festevole. Ammetto di essere condizionato, nella scelta e nella preferenza, dal fatto di essere nato in una provincia di rossi ammandorlati: ma subito aggiungo che il barbaresco si addice al mio carattere, molto lontano dall’essere introverso. Il barbaresco da me scoperto in loco — da me, preciso, e dal mio circolo di amici — ha consolato molte mie domeniche disperate: pensi che arrivavo a scrivere da venti a venticinque cartelle (le ultime nove erano la prima pagina del "Guerino"): finivo che era quasi mezzanotte: scendevo alla macchina che, come qualsiasi cavallo intelligente, partiva gioiosamente verso stalla: giunto al ristorante (era il "Riccione") trovavo in tavola due-tre caraffe di barbaresco insigne: il cervello abbottato da troppi colpi di pensier affondava lentamente in quel mare (il naufragar m’è dolce, chiudeva l’"Infinito"): una volta sommerso il cervello, riaggallava l’anima consolata dal dovere compiuto e dalla soave ricompensa enoica: la cena si svolgeva nel calore dell’amicizia: poi arrivava il fattorino del "Giorno": si leggeva il quotidiano, fresco di inchiostro, e si aspettava il "Guerino", che arrivava alle 4. Dopo un’ora, la macchina mi riportava a casa. E avevo ancora la forza di leggere il settimanale…

Rientriamo in tema. Quali sono i nostri pedatori degni di venir gemellati (ohibò) a brunello e barolo? Penso immediatamente a due difensori tosti: Baresi II e Bergomi. All’amato barbaresco abbino Maldini e Vialli. Al rubesco di Giorgio Lungarotti accosto il razzente Zola. Per il brunello vi rimando alla contessa Francesca Colombini Cinelli di Montalcino; per il barolo ai miei amici Giacomo e Luigi Oddero della Margherita (La Morra). Mancini è un labile ma qualche volta esaltante grignolino. Vierchowod è un barbera del mio amico Enrico Maini (Santa Maria della Versa). Baiano è una bonarda oltrepadana, di Maini o di Saviotti. Il divino in terra Robertino Baggio è uno spumante "Bellavista" di Vittorio Moretti, che nel cor mi sta. Casiraghi ha il perlage del duca Denari, di Boatti o di Cribellati. Al risorto Schillaci abbino un vino meridionale di corpo robusto, di quelli che chiamo da delitto d’onore. Ai vini furlani, che sono tutti splendidi, abbino il ricordo vivo di Nereo Rocco allenatore umanissimo. E qui mi fermo per non far saltare il tappo.”

Giovanni Brera, “Bergomi, un barolo” (La Repubblica, 6/12/91)



Attiva l'abbonamento

Per abbonarti a una nostra Rivista o acquistare la copia di un Annuario