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Ridiamoci sopra

La BSE: le cose fatte male, ovvero le malefatte del Regno Unito e dell'Unione Europea

di Benimeo N.

Nella terza puntata abbiamo ricordato che avendo il Comitato veterinario espresso "parere non conforme" alle misure proposte dalla Commissione per lo scambio di bovini con il R.U. fu investito il Consiglio.

La palla però tornò alla Commissione perché il Consiglio non deliberò entro il termine perentorio di 15 giorni.

Avuta via libera la Commissione adottò la decisione recante il numero 90/59 con la quale, tra l’altro, come già detto, "riconobbe ufficialmente per la prima volta la pericolosità dei mangimi infetti".

Perché né il Comitato Veterinario permanente, né il Consiglio si "impegnarono" rispettivamente nel condividere e nel deliberare le proposte contenute nella direttiva??

Allora si disse che le ragioni ostative furono diverse e tra esse, le seguenti:

• le conoscenze scientifiche dell’epoca sulla BSE;

• la già grave situazione epizoologica che ormai aveva coinvolto tutto il territorio del Regno U., così come risulta dal II° considerando della stessa decisione;

• l’inaffidabilità dei certificati e dei controlli posti in essere dagli inglesi e l’eventuale pericolo della trasmissione della malattia dalla madre al figlio;

• il fatto che potevano essere "esportati" vitelli nati da madri alimentate con farine contaminate e con la malattia allo stato di incubazione.

Basti ricordare in proposito che l’inaffidabilità dei controlli, dei certificati e delle procedure poste in essere dal R.U. non è frutto della fantasia di chi scrive, ma emerge in modo inconfutabile per ammissione del Servizio Veterinario Ispettivo della UE nel rapporto redatto a conclusione delle missioni effettuate in Gran Bretagna nei mesi di maggio e giugno del 1990, dove testualmente si legge:

a) relativamente agli scambi di animali vivi:

"la certificazione all’esportazione è basata sulla dichiarazione del proprietario, e vengono eseguiti solo controlli casuali da parte dei servizi ufficiali (ndr: inglesi)";

"gli allevatori (ndr: inglesi) non sono obbligati a tenere registrazioni che collegano i vitelli alle madri";

b) relativamente agli scambi di carni bovine:

"mancanza di ispezioni ante mortem";

"le macellerie ricevono le teste bovine con il cervello";

c) relativamente alla produzione di farine di carni e di ossa:

"le tecniche di trattamento termico possono non essere sufficienti a distruggere l’agente della BSE o della scrapie";

"è essenziale introdurre una precisa etichettatura degli ingredienti dei prodotti e controllare la produzione da parte delle autorità";

"è necessario attuare un sistema di controllo presso i fabbricanti di mangimi composti per garantire che non vengano mischiate nel mangime destinato ai ruminanti farine di carni ed ossa";

d) relativamente agli scambi intracomunitari di carni bovine:

"commistione di carcasse";

"rifilatura incompleta (per l’asportazione dei tessuti linfatici e nervosi)";

"insufficiente identificazione e registrazione degli spostamenti di animali da macello";

"le autorità veterinarie locali non sono informate sui focolai di BSE insorti nella propria regione da parte del Ministero dell’Agricoltura del Regno Unito".

A fronte di tali gravissime informazioni, riportate a Bruxelles dai Servizi veterinari della CEE, la Commissione avrebbe dovuto bloccare immediatamente tutte le "esportazioni" di animali, carni e prodotti derivati.

Le gravissime negligenze ed omissioni individuate e denunciate dal servizio ispettivo comunitario e la costante violazione delle disposizioni adottate dalle autorità sanitarie britanniche avrebbero dovuto allarmare la Commissione e tutti gli altri Paesi membri, non essendo assolutamente accettabile, tra le altre gravi omissioni, che, in concomitanza di un evento straordinario e pericoloso come la BSE, in Gran Bretagna non venisse eseguita la visita veterinaria dei bovini avviati alla macellazione e cioè, come scrivono gli Ispettori comunitari, "la mancanza di ispezioni ante mortem".

Così non fu.

Nando Benimeo

(continua)



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