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Cremonini e Dell'Utri hanno chiesto a Luttazzi 160 miliardi di danni. Per Santoro 200 milioni di multa...

di Credi M.

Come è noto, durante le concitate fasi della campagna elettorale, l’Autorità delle Comunicazioni incaricata di far rispettare la tanto conclamata "par condicio" comminò due multe, di 40 milioni di lire l’una, contro Emilio Fede e Michele Santoro.

Ebbene, Mediaset decise di pagare subito la propria ammenda senza batter ciglio, mentre l’azienda di viale Mazzini decise di tirarla per le lunghe ed inoltrò un ricorso al Tar. I risultati non sono stati sicuramente quelli attesi, né hanno portato buone nuove in casa Rai: infatti, trascorsi i 60 giorni canonici, l’Autorità impose alla televisione pubblica una sovrattassa, sicché il risultato è una multa di 200 milioni secchi da pagare.

Chi pagherà ora questi soldi? Il nocciolo della questione è proprio questo: il conduttore del "Raggio Verde" sbaglia e la Rai paga, coi soldi pubblici dei contribuenti. Ma trovandoci di fronte ad un individuo che guadagna fior di miliardi qualcuno non ci sta: è il caso del ministro Gasparri che avanzato la pretesa di chiarimenti.

"Voglio sapere se questa ammenda sarà pagata da Michele Santoro, come mi pare giusto sia, o dalla Rai con il denaro proveniente dal canone" ha detto pochi giorni fa il ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri. "In questo caso — ha proseguito — non resterò certo in silenzio, dal momento che Santoro fruisce di emolumenti tali da potersi tranquillamente pagare la multa da sé".

Finora, comunque, non si sono rilevati segni in questo senso da parte del giornalista salernitano. E ciò nonostante, come è stato fatto notare da più parti, l’azione di Santoro sia stata premeditata, potremmo dire studiata. Non si è trattato di un errore nella foga di un dibattito, improvvisamente fuggito di mani al conduttore. Le modalità dello svolgersi dei fatti sono abbastanza chiare: prima vi fu la famosa puntata con le accuse a Dell’Utri da parte di Rapisarda, personaggio torbido che ha subito anche accuse per violenza carnale, tanto per far capire da quale pulpito provenivano tali accuse. In seguito, Santoro mandò in onda una trasmissione riparatrice, in modo che Dell’Utri potesse replicare, ma sostanzialmente peggiorò il misfatto. Non contento di ciò dedicò il famoso "video solitario" di quindici minuti a Berlusconi, per condannarne l’assenza dalla sua trasmissione. In questo caso emergono anche l’arroganza, la superbia e la vanità di Santoro, che pensa di essere il verbo della verità, di avere le chiavi che danno l’accesso al Paradiso: come mai un candidato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri si permette di non partecipare alla sua trasmissione? Ecco pronta la vendetta: l’ultima puntata, alla vigilia del voto, viene invitato in trasmissione l’avversario del "nemico" Berlusconi, Rutelli, per un’auto celebrazione conclusiva.

Ecco perché ci allineiamo con Gasparri e ci pare giusto che la sopra citata multa sia pagata da Michele Santoro e non dai cittadini, perché vi fu premeditazione, non fu un errore, non fu un dibattito improvvisamente degenerato a causare l’ammenda.

Ma i guai per l’emittente televisiva pubblica non sono certo tutti qua: nei confronti di Daniele Luttazzi (quello che è pagato dai cittadini per mangiare le "merde" in diretta) pendono richieste di risarcimenti per circa 160 miliardi.

Risarcimenti chiesti per le diffamazioni subite, così ripartiti: 110 miliardi li chiede il "re della carne", Luigi Cremonini; 25 a testa sono pretesi da Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri. E nonostante il bilancio della Rai, che siamo poi tutti noi ad appianare, possa subire un grave contraccolpo per i demeriti dei vari Luttazzi e Santoro, quest’ultimo è sempre lì, al suo posto, a spararne di cotte e di crude da "Telekabul" sul Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.

Marco Credi



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